
Da quando il Covid-19 ci ha travolti, abbiamo iniziato a riflettere: come possiamo diminuire al massimo i contagi pur continuando a uscire di casa? Per chi deve continuare ad andare al lavoro in città è scomodo prendere la macchina tutti i giorni. Ecco allora che la micromobilità sta prendendo sempre più piede, con i cosiddetti “mezzi dell’ultimo miglio”.
Per chi vive nelle grandi città, spostarsi con i mezzi pubblici durante questa fase 2 non è affatto semplice. Come si possono applicare le norme di distanziamento su metro, tram e autobus?
Ok, allora meglio prendere l’auto. Ma siamo sicuri di volerci imbottigliare tutti i giorni nel traffico nelle ore di punta? Per non parlare della ricerca del fantomatico parcheggio. È più facile trovare un’oasi nel deserto. E quando, finalmente, “Ho trovato un posto libero!”… scopri che è riservato ai residenti.
Diciamo che tra inquinamento e stress, il quadro che si prospetta non è proprio dei migliori. Ecco allora che la micromobilità sembra essere la soluzione più adeguata, soprattutto quella elettrica.
Ma partiamo dall’inizio.
Cosa è successo negli ultimi anni?
I servizi di sharing non sono una novità nel panorama della micromobilità. Auto, biciclette e motorini elettrici condivisi sono presenti sul mercato già da un po’ di tempo. I primi servizi di car sharing, ad esempio, nascono agli inizi degli anni 2000, seppur in maniera sperimentale. A Milano bisognerà aspettare il 2013 per veder sfrecciare le macchine di Car2go o Enjoy. Sembra, però, che abbiano sempre faticato a fare breccia nel nostro cuore. O, perlomeno, in quello della maggioranza.
Secondo le statistiche più recenti dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, consultabili nel documento del 3° Rapporto Nazionale, solo nel 2018 la mobilità condivisa in Italia era un settore nettamente in crescita. I servizi di scooter sharing e di carpooling aziendale in particolare hanno ottenuto un boom di iscritti.
Rispetto al 2017, il 2018 ha visto l’iscrizione di quasi 120.000 persone in più alle piattaforme che mettono a disposizione gli scooter condivisi. Sorprendentemente, anche gli spostamenti di lavoro in condivisione sono cresciuti esponenzialmente. Basti pensare che solo la piattaforma Up2go nel 2018 ha incrementato i viaggi dell’800%.
Nel 2019 è stata la volta dei monopattini in città. Le leggi proposte per incentivare nuove forme di mobilità sostenibile erano numerose, ma non erano mai state veramente applicate. Anzi, i monopattini condivisi erano stati addirittura ritirati e vietati. Un fuoco di paglia.
La rivoluzione della micromobilità è appena cominciata
Fortunatamente, dopo lo stop legato alla pandemia da Covid-19 la micromobilità elettrica sembra ripartire con il piede giusto. Nonostante alcuni tentennamenti iniziali, si sta iniziando a capire che i servizi di sharing possono realmente essere un nuovo modo di accorciare le distanze e soprattutto migliorare la qualità degli spostamenti.
In questo senso, i monopattini sono quelli che stanno andando per la maggiore. Le società di produzione dei monopattini elettrici destinati allo sharing in città si stanno riprendendo la loro rivincita, dopo la sconfitta dello scorso anno. A seguito dell’approvazione della legge 160 del 27 dicembre 2019, ecco che li rivediamo tra le strade, nei parcheggi o sui marciapiedi. E le città che li stanno sperimentando sono in crescita. Tanto per citarne alcune, oltre a Milano: Torino, Verona, Rimini, Cattolica, Misano Adriatico, Pesaro…
Tutto questo è possibile grazie anche al buono mobilità di 500 € messo a disposizione dal Decreto rilancio del Governo, che sta arrivando alla sua definitiva realizzazione. Ben presto potremo cominciare a vedere i suoi frutti. Ora più che mai siamo pronti ad acquistare biciclette, anche elettriche e con pedalata assistita, segway, monopattini, hoverboard e mono-ruota e a portarceli con noi come mezzo di trasporto personale. Ma non saremo abbandonati al nostro destino. A proteggerci dagli eventuali danni o infortuni ci aiuteranno le compagnie di assicurazione, mettendo a disposizione delle polizze ad hoc.
È tempo di reinventarsi
Per cavalcare l’onda della mobilità condivisa e portare il fatturato sulla giusta carreggiata, molte case automobilistiche si sono tirate su le maniche. Come? Affiancando alla produzione di auto quella di questi mezzi appartenenti alla micromobilità del futuro. Ecco alcuni esempi:
- Seat Mò. Il nuovo marchio di Seat è dedicato solo a coloro che vogliono muoversi in città in un modo “veloce ed ecologico”. A Barcellona hanno fatto conoscere le loro new entry: gli scooter elettrici SEAT e-Scooter concept ed eScooter 125 e il monopattino eKickScooter 65. I numeri indicano i chilometri di autonomia.
- Mercedes Benz. Dalla recente collaborazione con Segway e Micro è nato il monopattino Segway ES2 by Mercedes-Benz Collection, dall’autonomia di 25 chilometri.
- Maserati. Nel suo e-commerce compare, insieme alle biciclette, anche l’e-scooter 8,5 di colore bianco. Elegante e dal telaio in alluminio, può arrivare fino a 30 chilometri di autonomia.
- BMW. Si chiama BMW E-Scooter, si legge monopattino. Accanto alle biciclette ibride, l’azienda tedesca ha introdotto questo mezzo relativamente leggero – meno di 10 kg – dalla velocità massima di 20 km/h.
- Ducati. Rimanendo sempre nell’ambito dei motori, ecco il debutto di due prodotti freschi freschi targati Ducati e MT Distribution. Diamo il benvenuto ai monopattini Ducati Cross-e e Ducati Pro II. Prossimamente, arriveranno anche le biciclette elettriche.
Tutta una questione di sostenibilità ambientale
Come conseguenza di tutto ciò, le città hanno necessariamente bisogno di ripensare ai propri spazi. Come cita il 3° Rapporto Nazionale dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility:
Enormi spazi precedentemente dedicati al parcheggio possono essere riconvertiti per migliorare la vivibilità, sia che si tratti di parchi, piazze, marciapiedi più ampi o percorsi ciclabili di qualità migliore.
In un quadro di riorganizzazione stanno nascendo nuove sfide. Gli assessori dei comuni di diverse città stanno mettendo in atto alcune proposte, come quella del ridisegno delle piste ciclabili di Milano, Napoli e Bari.
Sicuramente non è un progetto facile da attuare e i lavori hanno bisogno dei propri tempi, ma le modifiche alla viabilità urbana sono strettamente necessarie. Non solo per il presente, riducendo gli assembramenti e i contagi, ma soprattutto per il futuro, garantendo una migliore vivibilità. Che sicuramente va di pari passo con la sostenibilità ambientale. Ridurre l’uso quotidiano delle automobili porterebbe a una diminuzione dell’inquinamento e numerosi benefici per la salute. A meno che non si utilizzi l’elettrico.
Già nel 2019 si era discusso molto di questo tema.
Durante la manifestazione CI.TE.MO.S. (CIttà TEcnologia MObilità Sostenibile) tenutasi a Vicenza, ad esempio, alcune conferenze hanno illustrato come l’utilizzo della bicicletta possa essere un mezzo di trasporto pulito ed ecologico, ma anche quale ruolo chiave abbia l’importanza della micromobilità in città.
Al Festival della Scienza di Genova, denominato “Go Electric”, Ford aveva annunciato la presentazione di ben 17 modelli di automobili interamente elettrificate.
Per non parlare di Tesla, che da sempre ha preso a cuore la salute della nostra amata Terra, puntando sulla costruzione di auto elettriche con zero emissioni di gas inquinanti.
Allora perché non seguire l’esempio di Amsterdam, che negli anni è passata da città ultra-trafficata a “Capitale della bicicletta”?
Riusciremo a fare altrettanto o i nostri amati mezzi di micromobilità faranno ancora la fine delle biciclette gettate nel Naviglio a Milano?
Dai prossimi anni ne tireremo le conclusioni. Ma nel frattempo, mi raccomando, quando prendiamo in mano un monopattino iniziamo a rispettare le regole.