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Le piattaforme digitali sono il futuro del post-Coronavirus?

da 8 Aprile 2020Aprile 14th, 2020Nessun commento
Piattaforme digitali sono il futuro del post Coronavirus This Marketers Life

Piattaforme digitali, e-commerce, streaming online, webinar, virtual meeting. L’esplosione del Coronavirus in Italia e nel mondo ha monopolizzato gli spazi più remoti della comunicazione attuale.

Il Covid-19, oltre ad essere una power-keyword, ha travolto la maggior parte degli aspetti della nostra quotidianità. Per chi si occupa di marketing, comunicazione e business il cambiamento è (e sarà) epocale.

Non sei ancora convinto che piattaforme digitali e marketplace saranno il futuro dell’economia globale?

Lo scenario stava già cambiando prima del Covid

Dopo la diffusione del Coronavirus in tutto il mondo è difficile da non credere. Già nel febbraio scorso, il World Economic Forum aveva pubblicato un report dedicato a piattaforme ed ecosistemi digitali, il Platforms and Ecosystems: Enabling the Digital Economy.

Dai settori più disparati come l’automotive e il travel, le piattaforme digitali già prima dell’avvento del Covid-19 stavano eguagliando – spesso superandolo – il valore di mercato di alcuni dei brand più blasonati nei rispettivi settori.

L’impennata è arrivata nelle ultime settimane. Quello che impressiona è la rapidità e il rapporto costo/risorse impiegato da e-commerce e marketplace per mettersi in pari con i corrispettivi offline.

È vero che le piattaforme digitali non stanno seguendo i tradizionali standard di crescita e scalabilità. I dati sono “drogati” da fattori esterni irripetibili (siamo proprio sicuri?). Ma le valutazioni delle piattaforme digitali da parte dei player finanziari rispetto alle controparti non digitali ora parlano chiaro.

Il mondo non sarà più come lo abbiamo sempre conosciuto

Conosciamo bene il nome del fattore chiave che ha permesso all’ecosistema digitale di sviluppare questi numeri in così poco tempo. Coronavirus. Ma non sappiamo invece cosa significherà questo mutamento digitale per quelle aziende che non hanno ancora abbracciato il digitale.

La risposta prova a darla il Platforms and Ecosystems del World Economic Forum. Secondo gli autori della ricerca svolta in collaborazione con Deloitte, le medie e piccole imprese hanno bisogno di apprendere velocemente i modelli di business basati su piattaforme digitali e applicarli il prima possibile se vogliono far fronte al prossimo sbalzo economico.

Se da una parte numerosi esercizi commerciali sono stati costretti a chiudere, si fa sempre più palese la probabilità che, quando l’epidemia Coronavirus sarà rientrata, alcune piccole aziende avranno difficoltà a riaprire.

Il nuovo modello economico delle piattaforme digitali

Viste da fuori, le piattaforme digitali possono sembrare solo un altro canale in cui fornire un prodotto o un servizio. Qualcosa a cui bene o male siamo riusciti a rinunciare. Ma ora emerge una differenza sostanziale.

Un’azienda tradizionale riesce a raggiungere i suoi obiettivi di crescita solo piazzando quantità superiori di prodotto. Le aziende che scelgono di convertirsi all’e-commerce o entrano nel meccanismo delle piattaforme digitali spostano il fulcro del business dal prodotto all’utente. Questo perché creano valore aggiunto per l’utente stesso.

La crescita di utenti online – i nuovi abitanti dell’ecosistema digitale – favorisce comunicazioni più veloci ed efficaci tra chi opera nel mercato. È la parte più preziosa del modello economico: networking e creazione di valore aggiunto.

Non è solo questione di abbattere i costi

Chi gestisce una piattaforma online riesce a contenere alcuni costi fissi come infrastrutture, personale, produzione. Ma la differenza con il mercato tradizionale non è questa. Il punto è creare un network di valore in tempi rapidi.

Ciò che sta premiando le piattaforme digitali è la loro capacità di identificare un bisogno insoddisfatto del cliente e recepire il potenziale di sovraffollamento sul mercato. Si tratta di un processo in cui sono gli utenti stessi a creare valore per altri utenti che a loro volta attraggono più utenti e così via.

Questo tipo di ecosistema digitale può avere effetti esponenziali. Ce lo ha insegnato Amazon nel Bezos Napkin Diagram.

Trovare nuovi sbocchi e tendenze per un nuovo business potrebbe non essere necessariamente l’obiettivo strategico dei player tradizionali. Ecco come può venire incontro la tecnologia delle piattaforme digitali.

Auto ferme in garage, camere d’albergo invendute. L’era digitale ha permesso di accedere a questo nuovo modello e il Coronavirus non ha fatto altro che pigiare sull’acceleratore.

In questo webinar molto interessante, Francesco Agostinis e i ragazzi di Loop Srl hanno fornito un quadro molto interessante su come le aziende dovrebbero gestire situazioni di emergenza ma in generale approcciare una comunicazione digital per piattaforme e target sul web.

Il ruolo degli ecosistemi digitali

Nel suo senso più ampio, un ecosistema coinvolge una serie di attori legati tra loro in seguito allo svolgimento di determinate azioni. Ciò che ha reso gli ecosistemi digitali così disruptive è che gli attori sono ora connessi digitalmente.

Ciò significa che le aziende possono offrire un’infinita serie di soluzioni per un numero di prodotti più ampio ai propri clienti. Soluzioni che possono coinvolgere partner terzi e complementari al business. I clienti hanno più scelta, le aziende più opportunità!

Piattaforme digitali: è tutto oro quello che luccica?

La realtà dei fatti è che l’e-commerce in questo momento è letteralmente subissato di richieste. In Italia i grandi della GDO non riescono a lavorare le enormi quantità di richieste per la spesa online in tempi accettabili.

La conseguenza immediata è quella di assistere a e-commerce stressati pesantemente dal grosso afflusso utenti e richiesta per prodotti e servizi. Il caso INPS è lampante.

Il 18 marzo scorso Amazon ha annunciato che continuerà le operazioni di consegna solo per i generi di prima necessità. Questo dimostra che le possibilità di sviluppo sono promettenti ma occorre fare passi da gigante per colmare le lacune presenti prima dell’avvento del Coronavirus.

Quanto è fattibile costruire un ecosistema digitale per un’azienda?

Secondo il report del World Economic Forum non è così semplice. I giganti dell’e-commerce hanno già scoperto le carte in tavola. Chi è riuscito a non farsi cogliere impreparato dall’emergenza Covid-19 aveva a suo tempo sviluppato un modello fondato sul ciclo virtuoso dell’utente. Per alcuni il gioco è stato molto facile.

Ad esempio, Disney ha anticipato di una settimana l’uscita in Italia della sua piattaforma streaming Disney+ per prendere parte al banchetto delle video streaming platform a cui già partecipavano Netflix, Amazon Prime Video, Sky, Chili e tanti altri. Non è un caso.

Ma come correre ai ripari per un’azienda medio piccola?

L’ingegno e la disperata volontà di sopravvivere dei micro-imprenditori portano a tracciare nuove possibili strade per il futuro. Alcuni esercizi si affacciano per la prima volta all’home delivery con risultati soddisfacenti.

Questi piccoli o medi negozi hanno però necessità di far sapere ai propri clienti la disponibilità di un servizio integrato di consegna a casa. Ecco che in maniera inconsapevole, quasi naturale, certamente improvvisata, fa capolino il digital marketing. Facebook, WhatsApp, Instagram, anche TikTok da il suo contributo. Social network e piattaforme di messaggistica online si sono attivate per sostenere la rete dei piccoli commercianti (alimentari).

E chi non commercia alimentari?

Una buona soluzione potrebbe essere quella di progettare partnership virtuose con alleati strategici e tecnologicamente più avanzati. Trovare le giuste relazioni è la chiave di ogni ecosistema che sia digitale o fisico!

Per quelle aziende che invece scelgono di costruire un ecosistema digitale o una piattaforma online, la cultura d’impresa, un nuovo mindset decisionale e il talento saranno la chiave di sviluppo.

Mettere in piedi una digital platform significa talvolta cedere una fetta di controllo a degli estranei. Qualcosa che non tutte le corporate vecchio stile sono propense a fare. E i growth hacker restano pronti alla finestra.

Lo scenario post-Covid delle piattaforme digitali

Anche se i top player dell’e-commerce possono beneficiare di un divario importante, non c’è niente di scritto nel prossimo panorama economico globale. La sfida più importante sarà quella per la tutela della privacy e dei diritti dei consumatori. Che sappiamo essere molto diffidenti quando si tratta di acquistare online.

Una piattaforma è efficace solo quanto l’utente ripone completa fiducia in essa. Quando i player avvertono un rischio potenziale per la loro privacy (talvolta superiore al valore del servizio fornito) sono meno propensi a partecipare al modello di business.

Affinché una piattaforma possa costruire e sostenere fiducia, deve dimostrare di saper proteggere i dati sulle transazioni con policy trasparenti e guidelines che governino il corretto processo di business. Questo potrebbe implicare per i grandi brand fare affidamento su livelli di garanzia “tradizionali” come la governance politica. Così come si è tentato di fare con il GDPR.

Nicola Onida

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