
Si è appena conclusa l’ultima edizione di un programma-simbolo del trash in TV: l’Isola dei Famosi. Non potevamo esimerci dall’esplorare il sottobosco trash che da decenni cresce indisturbato sul panorama televisivo italiano (e non solo).
Come spesso capita per i cosiddetti “fenomeni di costume” – ok, mi sento ufficialmente vecchio a scriverlo – noi “giovani” ci sentiamo i primi a viverlo ma basterebbe ricordare a tutti parole come “Ragazze Cin-Cin”, Colpo grosso, Drive-in ed in generale il palinsesto delle prime emittenti televisive commerciali (private) italiane per frantumare questa certezza e rendere chiaro che tutto il trash che oggi vediamo sui nostri schermi è figlio di un grandissimo decennio: gli anni ‘80.
A quei magnifici anni fatti di opulenza, pettinature cotonate, spalline oversize e “paninari”, dobbiamo praticamente tutto quello che oggi consideriamo inadeguato, sconveniente e ridicolo nei programmi che guardiamo – fra una serie in streaming e l’altra, ovviamente.
I Reality
Unica eccezione in questi primi anni del nuovo millennio è rappresentata da un nuovo format televisivo che nemmeno i geni del trash, i paladini del cattivo gusto televisivo made in Fininvest degli anni ‘80 avrebbero immaginato: i reality.
Il Grande Fratello fu il primo esperimento di questa “nuova tv” che all’inizio non sembrava dovesse prendere una piega così kitsch e, alle volte, grottesca, tant’è che a condurlo c’era una conduttrice ritenuta persino “intellettuale” come Daria Bignardi che ora è Direttore di Rai Tre, ultimo baluardo contro la piega volgarotta che sta invadendo anche le reti pubbliche.
Poi fu la volta dell’Isola dei Famosi che non è mai stata avara di momenti di puro oro trash, su tutti la litigata Elia – Yespica – “Perchè tu sei bella ed io sono brutta, gne gne gne” cit. – alla crisi di Arianna David – “Basta, basta, basta e bastaaa”. Senza dimenticare perle inarrivabili quali le entrate in studio della prima conduttrice del format, Simona Ventura, che urlava a squarciagola frasi pseudo-filosofiche per poi piazzare il suo “motto” che variava ad ogni edizione, fra i quali l’indimenticabile “Crederci sempre, arrendersi mai!” o il suo sexy carwash, il duetto con Valeria Marini sulle note de “La Isla Bonita”. Storia della tv moderna, insomma.
Da lì ne sono sorti di mille tipi: un esperimento più “intellettuale” – “SMS amiche per caso” del 2001 che seguiva 8 ragazze che non si conoscevano e si ritrovarono a vivere insieme in un appartamento ripreso 24 ore su 24 da telecamere piazzate in ogni angolo. Fino all’importazione di format decisamente più trash come “Temptation Island”, in cui le coppie protagoniste vengono separate per formare due gruppi di sole ragazze e soli ragazzi la cui fedeltà viene messa alla prova da “tentatori” e “tentatrici”…un paradiso del trash già nella premessa, insomma. L’ultima frontiera è rappresentata da “L’Isola di Adamo ed Eva” che abbatte uno degli ultimi tabù della TV italiana: il nudo integrale.
Ma perché parlare di Trash tv in un magazine di MARKETERs come il nostro?
Beh principalmente perché molti in redazione sono cultori della materia e già sarebbe un motivo valido.
L’altro motivo è che l’unione fra questo miscuglio di trash, atmosfere camp ed eccessi sta creando un nuovo modo di fruire il prodotto televisivo, quando unito ad un fenomeno che noi Millennials, per la prima volta, possiamo rivendicare come veramente nostro: i social media.
Se persino Sanremo, la cariatide per eccellenza della televisione italiana, si è decisa ad adottare un hashtag ufficiale (con tanto di emoji abbinata) allora vuol dire che il binomio (trash)tv – social media è stato ufficialmente sancito e ciò che mamma Rai ha unito, non lo separino gli uomini.
Cosa è cambiato?
Non è cambiato solo il nostro modo di stare davanti ad una TV ma anche i programmi televisivi sono stati costretti ad adeguarsi. Quasi tutti i programmi che abbiano come target le fasce di pubblico comprese fra i 15 ed i 30 anni hanno un “addetto” ai social media che faccia incursioni durante il programma, riportando tweet in diretta o altri riferimenti a quello che sui social si dice riguardo a loro.
Oramai si guardano determinati programmi solo per poi farne il live-tweeting in compagnia dei propri amici – sappiamo che lo fate, non mentite. Un programma statico e noioso però rende difficile un’interazione prolungata con i propri spettatori social, mentre dei programmi che siano intramezzati da momenti un po’ “esuberanti” o anche decisamente trash, fanno scattare il twittatore segnale che è in ogni vero marketer.
Siamo onesti: basta uno strafalcione, una caduta o una frase ad effetto per far entrare un programma nella cultura pop, con tutta la ricaduta di visibilità che ne consegue. Quanti di voi guardano effettivamente Uomini & Donne? Eppure tutti avete colto l’immagine che apre questo articolo, ammettetelo!
Uomini & Donne è senz’altro un fulgido esempio di come il trash abbia spesso preso il sopravvento nella produzione televisiva italiana, arrivando a generare delle nuove figure televisive, i “tronisti” e sfornando personaggi che sono l’epitome del trash: Tina Cipollari ma anche le opinioniste del pubblico, Lady Chioccia e, come dimenticarlo, Costantino Vitagliano
Non si può non citare poi Enrico Papi ed il suo “frizzante” stile di conduzione, vi sfido a non aver gridato almeno una volta il suo “moooseca!” – noi in redazione ne siamo addicted. Non dimentichiamo anche la corte di personaggi uber-trash che ha contribuito a creare con il suo indimenticato Sarabanda, fra tutti il principe rimane l’imbattibile Uomo-Gatto.
Una menzione a parte va fatta per The Lady, la web-serie scritta, diretta, montata, fotografata, musicata, prodotta da Lory del Santo, figlia degli anni d’oro del trash televisivo, passata dall’altro lato della barricata. Questa serie è talmente surreale che non si può che guardarla ammaliati e chiedersi se ci sono o ci fanno.
Noi italiani siamo un popolo di criticoni si sa, ci piace commentare, sparlare e anche inveire. Se non possiamo più farlo con la dirimpettaia o durante le riunioni di condominio, sui social siamo pronti a sfogare questa voglia repressa di criticare, device alla mano per dire la nostra su questo o quell’altro concorrente, su un presentatore, sul vestito di una presentatrice e insomma tutto quello che solletica la nostra anima trash.
Alcuni personaggi – qualcuno ha detto Mara Venier? – hanno ri-trovato la loro popolarità grazie ad un certo atteggiamento che Pippo Baudo definirebbe nazionalpopolare ma noi possiamo tranquillamente chiamare caciarone, perfetto per generare meme e gif. Altri ancora – ciao Barbara D’Urso – ne hanno fatto un proprio marchio di fabbrica, rendendolo lo stilema dei propri programmi. Siccome il marketing è una leva potentissima nel management dei protagonisti del mondo dello spettacolo, anche qui, alla fine si parla di strategia di marketing.
Un prodotto, in questo caso una presentatrice, sceglie il suo target, in questo caso rappresentata da un determinato pubblico, e nei fatti questo è posizionarsi nel mercato, no?
Questa rinascita del trash alcuni personaggi invece li ha creati. Un esempio è rappresentato da Trash Italiano, un blog che si dedica indefessamente a raccogliere i migliori momenti trash, dei programmi più kitsch, per regalarci le migliori gif. Di fatto le gif che usate, all’80% sono opera sua. Con un occhio di falco e velocità sovrumana, questo blog riesce a cogliere il meglio/peggio di quello che passa sugli schermi e con i suoi tweet li dà in pasto al “popolo social”. Il risultato è che molti guardano i programmi che il blog segue solo per stare dietro a tweet e gif.
Sì, ma il marketing in tutto questo?
Bene, il marketing, come saprete, è ovunque. Persino fra le piaghe della tv kitsch si nascondono opportunità per gli uomini e le donne di marketing:
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Interattività
In questo caso l’aspetto interessante che subito balza all’occhio è quello dell’interattività. Spettatori passivi sono anche più distratti ma quelli che interagiscono hanno più probabilità di rispondere agli stimoli – si qui parliamo di vile denaro, di advertising – ovviamente questo rappresenta una sfida: possono rispondere bene ed amplificare il messaggio ma se va male, va molto male.
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Multicanalità
Arriviamo al secondo aspetto: la multicanalità. Il racconto autoriale passa anche dalla narrazione sui social network durante le dirette; per assurdo alcuni programmi potrebbero essere seguiti interamente guardando il live-twitting della redazione social. Anche in questo caso la reach aumenta ma il pericolo di creare contenuti poco interessanti è dietro l’angolo e i socialcosi, si sa, non perdonano.
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Esposizione
Infine l’aspetto più ovvio ma anche più pericoloso, l’esposizione.
Immaginate le possibilità in termini di product placement di un programma che offre continui momenti fatti per creare gif? I numeri delle gif sono impressionanti: vengono condivise su diversi media al ritmo di migliaia di volte all’ora e raggiungono un target molto più ampio di quello originario, con una “vita” molto più lunga – alcune gif o meme sono in circolazione da anni. Combinate questa possibilità con una strategia di product placement smaliziata ed efficace e avrete realizzato uno dei sogni di un marketer: la viralità della propria campagna.
Ecco, possiamo concludere quindi che non tutto il trash, in TV, viene per nuocere.
(Almeno per noi marketers)
Ora la parola passa a voi, “popolo sovrano” – cit. SuperSimo – Qual è il vostro programma trash preferito?
Votate qui, e che il trash vi accompagni!