
Dopo la presentazione di Paolo Volpe ho voluto risolvere prima di tutto un cruccio che mi tormenta da quando ho cominciato l’Università. Come la creatività può essere applicata in più “ambiti”? Come può essere che anche aziende come le banche possano avere bisogno di “creativi”?
La risposta di questo brillante Anthropodesigner e Humandesigner è stata una lunga chiacchierata davvero interessante, e motivante.
Essere creativi non vuol dire soltanto essere bravi a disegnare, ma come è stato presentato nell’intervento è connesso soprattutto alla capacità di innovare, di applicare ciò che vediamo o pensiamo.
Anche gli economisti sono dei creativi.
Basti pensare agli economisti che adottavano un approccio creativo all’economia, come Schumpeter e il suo concetto di distruzione creatrice, o a Thomas Kuhn che trattava di rivoluzione delle innovazioni, o ancora, i fratelli Wright volevano volare a tutti i costi, hanno ideato un qualcosa per farlo e l’hanno provato; la mattina del 17 dicembre del 1903 dopo vari tentativi, sono riusciti a fare 298 metri per 58 secondi. Sono partiti dal nulla, dall’immaginazione, per poi passare all’invenzione e all’innovazione e grazie a loro dopo 33 anni tutti noi possiamo prendere l’aereo e spostarci in tutto il mondo. Creatività quindi è creare l’idea che pensiamo, vediamo, diciamo, purché sia sostenibile e sviluppabile nel mercato. Non pensiamo che sia esclusiva soltanto di chi fa cose speciali, difficili e di successo.
Qualche nome, qualche app, qualche libro.
Scaricando l’app di Ted, (Technology Entertainment Design), possiamo ascoltare le opinioni delle migliori teste del pianeta, ma vale la pena osservare quelle di Ken Robinson in merito all’innovazione, all’immaginazione, e dovremmo prendere in considerazione di leggere il libro da lui scritto “Out of our mind” che fornisce moltissimi curiosi connotati sulla creatività. Potremmo fare un passo indietro e una analisi di noi stessi anche partendo dai sogni, ci è mai capitato di vedere in un negozio quella nuova poltrona rossa che ci eravamo sognati?
Eppure non l’avevamo mai vista, avremmo potuto inventarla noi.
Parliamo di Serendipity, dalla quale tutto ha inizio.
Paolo non potrebbe vivere senza serendipity, è un neologismo che indica la fortuna di fare scoperte per puro caso e il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra. È proprio di questo che stiamo parlando. Dovremmo mirare a non essere “esperti di” ma a far emergere ciò che noi siamo, che ci viene più spontaneo fare o dire, ciò che ci viene da dentro.
Quindi chi siamo? Graphic Designer è solo una targhetta generale che la società ci impone di essere perché usiamo qualche programma grafico in modo molto più che buono, ma oltre a questo, cosa potremmo fare al meglio di più? Se siamo arrivati al punto di pensare che 2+2=8 e che la matematica in questo caso è solo un opinione allora siamo a buon punto, se invece ci manca ancora uno degli addendi Tony Buzzan e il Mind Mapping potrebbero aiutarci a capire cosa ci manca e a che punto siamo.
Direi che più che un’intervista è stata una chiacchierata illuminante, e solo ora capisco il significato della sua professione, anthropodesigner e human interior designer.
E voi a che punto siete? Avete deciso chi essere nella vostra vita?