
Cibo americano a portata di click? Quanti di voi hanno sognato di mangiare bastoncini di carne essiccata, salse, caramelle gommose e snack salati americani?
Secondo uno studio condotto da BVA Doxa – Unione Italian Food però, come riportato in un articolo di Gambero Rosso, trascorrere più tempo a casa ha portato molte persone a prediligire cibo sano.
Contemporaneamente, secondo i dati elaborati da American Uncle, e-commerce specializzato nella vendita di comfort food americano, su un campione di 86 mila persone (di cui il 64% under 35), nel 2020 c’è stato un incremento di acquisto degli snack americani in Italia.
Nello stesso tempo però negli Usa i consumatori americani, forse saturi di cibo processato e molto calorico, stanno davvero virando verso alternative più salutari e salubri.
Junk food o grandi multinazionali che hanno fatto la storia alimentare americana?
Come sostiene Adman Richman, come riportato in un articolo di Ansa.it: “Ogni famiglia americana ha un ricordo legato a questi marchi e prodotti. I miei – continua – sono legati agli anni del college, quando ci veniva data la possibilità di usare Domino come refettorio. Oppure le barrette Hershey durante Halloween. Ci tengo di nuovo a sottolineare che è vero che non sono il massimo da un punto di vista culinario, ma questi marchi hanno messo cibo sulle tavole di chi non poteva permetterselo.”
Molte di queste aziende hanno assicurato la sopravvivenza ai soldati statunitensi durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.
Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo le storie di questi brand!
Caramelle wonka
Le wonka sono caramelle rotonde, di diversi gusti e texture all’interno. Sono conosciute anche come “Gobstopper”!
Ma secondo voi è nata prima la caramella o il libro “la Fabbrica di cioccolato”?
Negli Stati Uniti la Gobstopper era conosciuta come “jawbreaker” e fu commercializzata all’inizio del 1900 dalla Ferrara Pan Candy Company.
L’azienda di caramelle ha un’origine italiana. È stata fondata da un immigrato campano, Salvatore Ferrara, che portò a New York l’arte di famiglia. Inizialmente aprì una panetteria, ma successivamente si trasferì nel quartiere italiano di Chicago per vendere caramelle e confetti riscontrando un grande successo. Nel 2017 l’azienda italo americana venne acquistata dalla Ferrero.
Nel 1971 l’uscita del film diede una spinta pubblicitaria e promozionale al prodotto, fino ad allora poco conosciuto.
A dare la svolta fu l’azienda di caramelle di Chicago Breaker Confections, che concesse in licenza il nome “Everlasting Gobstopper” nel 1971, in modo da poter capitalizzare il successo del film. Nel 1976 l’azienda rilasciò le Gobstopper sul mercato riscuotendo un enorme successo.
L’appellativo Gobstopper deriva da “gob” che nello slang irlandese e inglese significa “bocca”.
Jack Link’s
Mentre guardavate i film sul Far West, non vi è mai venuta la voglia di assaggiare la fantomatica carne essiccata?
La carne secca è conosciuta con il termine “jerky”, anglicizzazione del termine “charqui” che nella lingua dei nativi americani significa appunto “carne secca”.
Ma è un prodotto 100% americano? In realtà no.
Tutto ebbe inizio nel 1880 quando il tedesco Chris decise di lasciare il suo paese d’origine per tentare la fortuna nel Northwoods in Wisconsin. Non aveva molto con sé ma stringeva con cura le ricette di salsicce della sua famiglia.
Quindi la carne essiccata è stata inventata da questo europeo? Mmm, vediamo insieme la storia!
Sono stati gli Indiani d’America a inventare questo prodotto, facendo essiccare la carne di bufalo tagliata a strisce sottili e successivamente facendola affumicare sul fuoco.
La carne era già conosciuta e apprezzata dai cacciatori, così Chris insieme al figlio Earl decise di vendere le sue prelibatezze aprendo il primo emporio e macelleria a Minong nel 1885. I suoi prodotti e le sue ricette riscossero successo tra i contadini e i boscaioli locali.
Nel 1916 nacque il figlio di Earl, Wolf Link, che nonostante il nome da predatore, divenne un allevatore di bestiame di successo e tramandò le sue conoscenze sul commercio della carne e le segretissime ricette di famiglia al figlio Jack Link.
Così nel 1986 insieme ai suoi figli avviò l’azienda di famiglia che riscontrò successo in tutto il Wisconsin. Il prodotto portò una nuova concezione di snack a base di carne all’interno della categoria. Centotrent’anni anni dopo, Jack e suo figlio Troy portano ancora avanti l’azienda di famiglia, creando snack di carne iper-proteici di alta qualità.
“Nutri il tuo lato selvaggio” è lo slogan che rende i Beef Jerky uno snack molto apprezzato tra gli sportivi e tra chi compie lavori di fatica.
Pringles
Parliamo delle patatine più celebri?
Il nome “pringles” fu adottato semplicemente perché aveva un suono gradevole. Cosa ha reso questa patatina una tra le più mangiate al mondo? La forma, ma soprattutto il packaging invitante.
Tutto ebbe inizio durante la Seconda Guerra Mondiale quando le patatine furono ampiamente testate dai soldati. Da qui si capisce anche l’esigenza di un involucro ben piú resistente di un semplice sacchetto di plastica.
Ma chi inventò la celebratissima patatina?
Secondo il brevetto il marchio è stato inventato da Alexander Liepa di Montgomery per l’esercito statunitense. Gene Wolfe sviluppò il macchinario per realizzarle ma il vero rivoluzionario fu Fredic Braur, creatore del “magico” tubo che le avrebbe rese celebri nel mondo, mantenendo inalterata la forma e la fragranza con la chiusura ermetica in plastica.
Tutto ebbe inizio nel 1956 quando la multinazionale Procter & Gamble invitò, in periodi diversi, i tre “moschettieri” sopra presentati a creare una nuova patatina.
Ma quali sono le leve strategiche che hanno reso possibile il successo?
- Naming: il nome ha un suono gradevole e accattivante.
- Packaging: l’involucro è funzionale, ideale per mantenere intatta la forma della patatina.
- Forma del prodotto: funzionale per il confezionamento ma anche per esaltare il gusto.
Una piccola curiosità: sono davvero patatine?
Ni. Sono composte di fecola di patata solo al 42% e questa è sembrata una giustificazione valida da parte della compagnia per convincere la Corte Suprema di Londra nel 2009 a non far pagare l’imposta prevista per questo tipo di prodotti nel Regno Unito.
La compagnia P&G ha sostenuto che le sue patatine contenessero troppo poche patate per essere tassate. Secondo la normativa del Paese non ci sono tasse sulla maggior parte degli alimenti, esclusi i prodotti a base di patate, come patatine fritte, patatine e articoli simili. Nel 2009 la sentenza stabilì che la P&G avrebbe dovuto pagare oltre 160 milioni di dollari di tasse.
Dal 2012 il marchio è di proprietà della Kellogg’s, che continua a produrre gli oltre 100 gusti di uno degli snack più amati al mondo, fatturando ogni anno circa un miliardo di dollari.
O**O
Il biscotto di cui parleremo ora è venduto in qualsiasi parte del mondo, dal piccolo negozietto di alimentari al più grande supermercato. Il celebre biscotto nacque nel 1912 nell’attuale Chelsea Market ed era disponibile in due varianti: lemon meringue e cream.
Avete capito di chi stiamo parlando? È il biscotto più venduto in America. Preferite mangiarlo dividendo le due parti oppure inzupparlo in un bicchiere di latte?
L’origine del nome è misteriosa, tanto che esistono diverse varianti come quella francese, greca o inglese.
Dai, avete capito? Gli OREO.
I biscotti OREO sono una leggenda per la popolazione americana. Tutti, almeno una volta nella vita, li hanno visti in televisione, cinema e non solo. È famosa la scena della celebre serie tv “Friends” dove Ross e Rachel, in un corteggiamento sfrenato ma anche timido, si dividono un OREO.
Una curiosità che riguarda questo biscotto è che inizialmente era stato commercializzato come imitazione dei biscotti Hydrox.
Nel 1898 tre biscottifici si unirono in un’unica azienda chiamata National Biscuit Company (Nabisco). Uno dei tre soci uscì dalla fusione e nel 1908 creò il biscotto Hydrox.
Nel 1912 la National Biscuit Company decise di festeggiare il decimo anniversario di nascita copiando il biscotto Hydrox.
Ma perchè Oreo sbaragliò Hydrox?
Semplicemente perchè Nabisco era un’azienda molto più grande e aveva un budget maggiore da investire nel reparto marketing e comunicazione. Gli Oreo diventarono un prodotto di massa a discapito di Hydrox. Sfortunatamente le persone erano convinte che fosse stato Hydrox a imitare Oreo e non viceversa.
Nabisco depositò subito il nuovo marchio nel 1912. In questo caso l’imitazione ha superato l’originale e fu così che Oreo soppiantò Hydrox.
Quali sono i punti di forza di Oreo?
- Differenziazione
- Novità
- Nuovi mercati
Molte sono le varianti che i consumatori hanno il piacere di assaggiare senza scordare i grandi classici.
Tra le diverse limited edition menzioniamo i “Neapolitan”, che di napoletano forse hanno solo il nome, con cialda alla vaniglia e ripieno di cioccolato e fragola; esiste anche la variante cinese al gusto alette di pollo e wasabi, le varianti aromatizzate alla zucca, al burro d’arachidi o all’anguria.
Non sappiamo se l’assaggio potrebbe essere un atto di coraggio o un’esperienza unica nella vita, però è importante procurarsene un pacco e provarci. Il risultato, infatti, potrebbe essere davvero sorprendente.
Inoltre la versione più stravagante rimane quella creabile attraverso la personalizzazione: Oreo offre la possibilità di creare il proprio biscotto in base a dimensioni, gusti, colori e l’aggiunta di disegni o scritte.
Nel corso degli anni, per far fronte alle preoccupazioni salutiste, il biscottificio ha sostituito lo strutto con oli vegetali non idrogenati. Tale scelta ha contribuito a rafforzare il legame con la clientela, placare l’opinione pubblica ed espandere la popolarità.
Moda e Food si uniscono in un… biscotto
In tema di popolarità: se prendete due specialisti della limited edition e li mettete assieme, cosa potrà mai venir fuori?
La partnership, stretta a marzo 2020, ha unito in chiave decisamente pop il mondo del food con quello della moda. La business woman italiana Chiara Ferragni, infatti, ha accantonato per un attimo la moda, o per lo meno la presenta in maniera indiretta, lanciando l’imperativo “Libera il tuo stile Oreo!”.
Si tratta di una Capsule Collection a marchio Chiara Ferragni in esclusiva per Oreo, ideata appositamente per celebrare questo progetto: quattro capi in edizione limitata, due dei quali potevano essere vinti solo partecipando al concorso “Libera il tuo stile Oreo”.
Come Chiara Ferragni, anche Oreo ha abituato i fan alle special edition: ricordiamo quella in collaborazione con Supreme (altro marchio di moda, questa volta di skate e streetwear), senza dimenticare la confezione per celebrare i 50 anni dallo sbarco sulla Luna, quella dedicata a Games of Thrones, quella in collaborazione con McDonald’s, quella per i 90 anni di Topolino…
Hershey
Continuiamo il viaggio dei brand alimentari statunitensi. Se vi dicessimo Kit Kat e Twizzler? Non vi viene in mente nulla?
Tutto partì da Milton Snavely Hershey, nato in Pennsylvania nel 1857. Nell’età dell’adolescenza scoprì la passione per la pasticceria e iniziò a lavorare per un mastro pasticcere.
Dopo quattro anni, terminata la sua esperienza lavorativa, si spostò a Denver dove imparò a fare le caramelle con il latte fresco e nel 1883 ritornò nel suo paese d’origine e aprì il suo “food truck” per vendere caramelle homemade. Nel 1886 fondò la Lancaster Carmel Company.
La vera svolta avvenne solo nel 1894 quando fondò The Hershey Chocolate Company, specializzata in cioccolato al latte.
Hersey fu un uomo lungimirante perché riuscì a percepire il cambiamento delle richieste di mercato e produsse cioccolato in serie per tutti i gusti, trasformando il cioccolato da bene di lusso a commodity.
Concentrò tutte le forze in questa nuova azienda vendendo la Lancaster Carmel Company e completando la costruzione di una nuova fabbrica nel 1905. In un momento catastrofico come la seconda guerra mondiale, Hershey aumentò la sua fama creando la cosiddetta “Razione D”.
L’esercito americano si rivolse alla Hershey Company per avere le razioni di sopravvivenza durante i combattimenti. Hershey consegnò quindi un prodotto alimentare pratico e sempre disponibile, facile da mangiare e resistente agli sbalzi di temperatura. Tra il 1940 e il 1945 furono confezionate e fornite al personale militare di tutto il mondo circa tre miliardi di razioni.
Oggi la rete di negozi in franchising Hershey World è estesa nelle principali città degli Stati Uniti e del Canada. I suoi prodotti includono anche lo sciroppo di cioccolato, Kit Kat e Twizzler, della serie “chi più ne ha, più ne metta”. A dirla tutta, Kit Kat appartiene a Nestlé ma negli gli Stati Uniti lo snack dolce viene prodotto sotto licenza dalla Hershey, in base a un accordo del 1969.
Cheetos
I Cheetos sono tra gli snack salati americani più conosciuti al mondo e tra i più venduti in assoluto negli USA. Sono famosi anche per il loro colore arancione e non a caso il termine “Cheetos” viene utilizzato per prendere in giro Donald Trump.
Questo snack ha una lunga storia alle spalle e il suo successo è dovuto alla determinazione del suo inventore, Charles Elmer Doolin. Già noto per aver creato i Fritos, iniziò a sperimentare il nuovo snack alla Frito Company’s a Dallas, in Texas, suscitando molto interesse. L’ambizione di Doolin era espandere la produzione almeno su scala nazionale ma da solo non avrebbe avuto i mezzi per farlo. Iniziò quindi una collaborazione con Herman W. Lay, con il quale fondò la Frito-Lay Inc.
I due lanciarono i Cheetos sul mercato nazionale nel 1948 riscuotendo subito un enorme successo ed entrando nella cultura popolare americana.
Il primo gusto immesso sul mercato è stato Crunchy Cheetos, che ha fatto il suo debutto a San Antonio, in Texas, proprio nel ’48. Rimase l’unico gusto del marchio disponibile sul mercato per oltre vent’anni, fin quando non vennero lanciati i Cheetos Puffs nel 1971.
Da allora i gusti e i formati si sono evoluti ma i classici sono quelli che riscuotono maggiore successo.
Questo marchio è anche famoso per le mascotte singolari e per le “visioni mistiche”.
La prima mascotte del brand fu un topo, ma ebbe breve durata, dall’inizio alla fine degli anni ’70. In seguito fu introdotto Chester Cheetah, il ghepardo che tutt’oggi campeggia sulle confezioni dello snack.
I Cheetos, come dicevamo, sono ormai entrati a far parte della cultura e spesso il termine viene utilizzato in relazione all’inconfondibile colore arancione dello snack.
Tra le cose più folli che riguardano questo snack al mais c’è sicuramente il “Cheesus”.
Le patatine, si sa, hanno forme diverse e qualcuno riesce a intravederci anche il volto di Gesù. Avete capito bene: una coppia nel 2009, sostenne di aver trovato Gesù in una confezione di Cheetos, motivo per cui venne ribattezzato Cheesus. La cosa fece scalpore, i due andarono addirittura in televisione a parlarne e poi provarono a vendere il pezzo in questione su eBay. Qualcun altro riuscì a vendere un pezzo di Cheetos a poco più di 38 dollari, sempre su eBay, sostenendo che sembrasse Michael Jackson intento a fare il moonwalk.
Kraft Heinz
Se vi dicessimo maionese e ketchup, cosa vi viene in mente?
Tralasciando la salubrità del prodotto, a noi viene in mente “Heinz Tomato Ketchup” e maionese “Kraft”.
Entrambi fanno parte della multinazionale Kraft Heinz, la quinta al mondo per numero di fatturato, specializzata nella produzione di alimenti e bevande. Ma facciamo attenzione. Kraft e Heinz sono state due aziende ben distinte.
Dal 2012 la Mondelez International Inc., nata dallo scorporo delle attività commerciali insieme alla Kraft Foods Group, opera nei settori alimentari degli snack e dei dolciumi; la Kraft Foods Group Inc. si occupa invece del settore alimentare e del beverage per il Nord America.
Il 25 marzo 2015 Kraft Foods Group annunciò la sua fusione con Heinz, diventando Kraft Heinz Company.
Heinz Tomato Ketchup
La storia del Ketchup più famoso e desiderato in tutto il mondo ebbe inizio nel lontano 1869.
HJ Heinz iniziò la sua attività imbottigliando rafano grattugiato vicino a Pittsburgh. La bottiglia, in vetro trasparente, rendeva immediatamente visibile la qualità del prodotto. L’anno di svolta fu il 1876 quando Heinz iniziò a produrre il famoso ketchup Heinz presentandolo con il nome “Catsup”.
Considerata l’epoca, Heinz adottò una campagna di promozione all’avanguardia. Nel 1893, in occasione della Fiera Mondiale di Chicago, Heinz “guidò” il traffico perdonale distribuendo spille sottaceto e campioni gratuiti. Un bel modo per costruire una brand reputation.
Ma adesso vogliamo accrescere la vostra curiosità.
Vi siete mai chiesti cosa identifica il numero 57 presente su tutte le confezioni del ketchup? 57 come le varietà attualmente disponibili nel mercato? Eh no.
Nel 1896 HJ Heinz decise di inserire nel packaging lo slogan “57 varietà” non perché rappresentasse il numero di prodotti commercializzati, che all’epoca superava già i 60, ma perché il 57 era il numero fortunato di Heinz.
L’azienda diventò sempre più grande ma Heinz non voleva perdere la qualità che contraddistingueva il brand. Nel 1906 fu l’unico produttore alimentare americano a sostenere il Pure Food & Drug Act, per mantenere la qualità e la pulizia nei suoi stabilimenti e nel 1916 HJ creò una struttura specializzata nella ricerca e nel miglioramento della qualità dei propri prodotti. Fu uno dei primi nel paese a creare una struttura ad hoc.
Come abbiamo visto con gli Oreo, un’azienda sopravvive se riesce a differenziarsi e Heinz fu un luminare del marketing proprio perché capì l’importanza della differenziazione e della ricerca, comprendendo sia le esigenze dei consumatori sia anticipando la concorrenza.
La capacità di interagire è diventata un plus dell’azienda e nel 2018, grazie a un sondaggio lanciato su Twitter per capire le tendenze dei consumatori, Heinz presentò in tutto il mondo il “Mayochup”, la combinazione della Real Mayonese Heinz e lo storico Heinz Ketchup.
La salsa rossa fa coppia con Ed Sheeran
Nel 2019, per festeggiare i 150 anni di storia, Heinz Ketchup lanciò una campagna pubblicitaria disruptive!
Ed Sheeran adora la salsa rossa, tanto da richiederla sempre nei ristoranti dove mangia e portarla sempre in tour. Un amore viscerale, tanto da tatuarsi il logo sul braccio. Della serie “amici per la pelle”. L’idea è partita dal cantante, che ha contattato su Instagram la multinazionale “rossa”.
Heinz non ci ha pensato un secondo e ha avviato una collaborazione. Da quel momento Heinz e Ed hanno fatto coppia fissa, un’icona assieme a un’altra icona.
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Da Ed che scrive e recita nel suo spot per Heinz Tomato Ketchup, ad Heinz che lancia le bottiglie ufficiali di “Edchup”, fino alla fusione di Ed e Heinz TK in una emoji, presente nella bottiglia di Edchup.
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Le prime 150 bottiglie di Edchup sono state lanciate nel Regno Unito, più precisamente a Framlingham, città natale di Ed.
Kraft
Vi presentiamo la madre dei “Macaroni & Cheese”, della maionese e del formaggio Philadelphia.
La Kraft Foods Group Inc. ha fatto la storia del food americano ed è la più grande azienda nordamericana.
Nel lontano 1903 il canadese James Lewis Kraft iniziò a vendere formaggio da un carretto trainato da cavalli, una forma primordiale dell’attuale foodtruck 🙂 Nel 1914 il venditore ambulante decise di costituire insieme ai suoi fratelli, l’azienda casearia JL Kraft & Bros. Company con sede nell’Illinois.
Come nacque il formaggio spalmabile più conosciuto al mondo?
L’azienda assunse fin da subito un carattere innovativo, considerata l’epoca, specializzandosi nella produzione di formaggio fuso in scatola. Il prodotto, non presentando problemi di conservazione, venne utilizzato come razione giornaliera dall’esercito statunitense durante la prima guerra mondiale.
Nel giro di poco tempo la società cambiò denominazione in Kraft-Phenix Cheese Corporation, continuando a svilupparsi e ampliando la propria offerta di prodotto con la famosa crema di formaggio Philadelphia e altri prodotti e salse di condimento.
Secondo la società il primo formaggio spalmabile americano è stato prodotto a New York nel 1872 dal casaro statunitense William Lawrence. Nel 1880 fu adottato il nome “Philadelphia”, perchè la città era considerata la patria dei cibi di migliore qualità.
Il 1903 fu un anno di svolta perché i fratelli Kraft acquistarono i diritti del marchio “Philadelphia”.
Nonostante varie acquisizioni e separazioni, il naming Kraft ha sempre mantenuto un ruolo cruciale, rafforzando il livello di immagine e di percezione.
Sottile, sottile come una… “Sottiletta”
È doveroso omaggiare questo prodotto con un sottile, sottile trafiletto 😉
Nel 1950 Kraft confezionò le prime fette di formaggio processato. Il nome originale “Singles” deriva dal metodo rivoluzionario di incartamento individuale.
La versione italiana del nome “Sottilette” è dovuto invece al fatto che sia stato il primo formaggio industriale a fette sottili in Italia.
Con gli anni il nome Sottilette è stato utilizzato per indicare genericamente tutti i prodotti simili entrando a far parte del vocabolario della lingua italiana. Può sembrare un banalissimo formaggio a fette, ma in realtà è un colpo di genio che ha creato un posizionamento unico nel mercato, ma che soprattutto dal 1950 è diventato un prodotto onnipresente nella vita delle famiglie americane.
In Italia sono state introdotte dagli anni Sessanta, con tanto di pubblicità nelle riviste e nei giornali, a partire dallo spot di Gino Barbieri che parlava di un panino robusto fino ad arrivare allo spot pubblicitario per Carosello con Giorgio Gaber.
Anche il packaging ha avuto un ruolo primario. Nel 1971 lo spot televisivo presentò il packaging innovativo del prodotto: una bustina protettiva che avvolgeva ogni singola fetta preservandone freschezza e gusto. Negli anni ‘90 il nostro Paese registrava un volume di vendita pari a quello di tutti gli altri paesi europei.
Ma in Italia, un paese ricco di formaggi artigianali, come ha fatto ad avere successo un formaggio in serie? Per due motivi:
- Ampliamento della gamma di prodotto
1979: Sottilette Fila e Fondi per le preparazioni a caldo
1982: Sottilette Piccadolci
1992: Sottilette Light, con solo il 16% di grassi - Campagna pubblicitaria
Nel corso degli anni, la concorrenza non è mancata e le abitudini del consumatore sono variate. Il brand ha saputo combattere la crisi, abbassando il prezzo e comunicando la qualità superiore del prodotto, realizzato con ingredienti di qualità. La scelta aziendale è stata quella di concentrarsi sul prodotto principale senza ampliare ulteriormente la gamma di prodotto.
Inoltre il Packaging Positioning e il naming strategico sono state le leve fondamentali. Il marchio è stato registrato e oggi è infatti l’unico a poter scrivere sulla confezione “Sottilette”.
Junk food, cibo familiare o “cibo salutare”?
Anche l’America sta cambiando perché le grandi multinazionali stanno adeguando l’offerta alle nuove esigenze, ai nuovi gusti del mercato.
Le strade da percorrere sono diverse: una potrebbe essere la cessione di marchi non più centrali nella produzione, scelta sempre più condivisa dai grossi gruppi; un’altra assorbire le piccole aziende, i produttori di nicchia e infine esternalizzare.
Le grandi multinazionali sono sempre più “salutari”?
Da un lato le multinazionali americane alimentari trovano più sicuro, veloce e conveniente acquisire piccoli produttori specializzati che sono molto più in sintonia con le nuove tendenze di acquisto delle specialità alimentari negli Stati Uniti. Con maggiori risorse, tra cui portata geografica, ricerca e sviluppo e scala operativa, i grossi gruppi alimentari sembrano offrire un affare irrinunciabile ai produttori di specialità alimentari di nicchia.
Le multinazionali alimentari, per non perdere quote di mercato, hanno quindi cercato di inglobare al proprio interno i produttori specializzati di alimenti più naturali e biologici. Come sostiene Barrymore, dirigente del dipartimento fusioni e acquisizioni nella società di servizi finanziari Duff & Phelps, alle multinazionali del Food conviene acquisire piccoli produttori alimentari specializzati in spuntini salutari.
I rischi dell’acquisizione sono inferiori rispetto la creazione e lo sviluppo di un nuovo marchio o prodotto.
I produttori di nicchia attirano i big del food
Contemporaneamente, i produttori specializzati offrono ai grandi produttori alimentari americani l’opportunità di diversificare l’offerta e raggiungere quei consumatori che oggi trainano il cambiamento dei gusti e delle tendenze di acquisto nel settore dei prodotti alimentari negli Stati Uniti d’America.
Come sostiene Barrymore, le piccole aziende che sono riuscite a conquistarsi valutazioni positive sono state prese in considerazioni dalle big del mercato. Le piccole realtà possono entrare in contatto con gli stakeholder delle big e instaurare nuovi rapporti con loro. Avendo spesso budget limitati, le aziende specializzate ora possono sfruttare le strategie di mercato delle multinazionali, utilizzando e adattando le analisi di mercato per offrire nuove varietà di prodotto.
Dal canto loro le piccole società possono quindi rimanere fedeli ai propri piani aziendali, ma in più possono introdurre nuovi formati per accrescere il numero di consumatori, investire in ricerca e sviluppo e ampliare la propria quota di mercato.
Fonti:
Oreo, la storia di un biscotto
Crescono le vendite di comfort food online. I 10 snack americani più amati dagli italiani
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