
Alcuni servizi di Google per il marketing sono noti e utilizzati in tutto il mondo, come Google Ads e Google Analytics. Nella galassia di Big G però si trovano anche strumenti meno conosciuti, che tuttavia possono essere ugualmente sfruttati dai marketer curiosi con risultati davvero sorprendenti. Abbiamo selezionato i migliori cinque.
Fra le tante cose che Google ha cambiato nella vita di noi umani, una delle più evidenti è il modo di fare marketing. Non l’ha cambiato totalmente, certo: esistono ancora le quattro P, le ricerche di mercato, i cartelloni pubblicitari. Ma prendendo come spartiacque il 1998, data di nascita di Google, e confrontando il marketing prima e dopo quell’anno, è chiaro che qualcosa non è più lo stesso.
Alcuni strumenti che vent’anni fa non esistevano, come Google Ads e Google Analytics, oggi sono leader di mercato e hanno saputo dare una precisa svolta al marketing, aprendo la strada a quello che poi sarebbe diventato un nuovo filone del settore (in qualsiasi modo lo si voglia chiamare: web marketing o digital marketing).
Se però siete degli irrefrenabili curiosi e volete guardare oltre, scoprendo quali altri strumenti meno conosciuti di casa Google possono essere sfruttati nel marketing, be’, siete nel posto giusto. In questo articolo infatti abbiamo raccolto per voi cinque vere e proprie chicche di Big G di cui approfittare per semplificarsi la vita in vari modi nell’odierno panorama del digital. Ecco quali.
Google Primer
Primer è un’app gratuita per Android e iOS pensata per chi vuole approfondire i temi del marketing e del business ma dice di non avere mai il tempo di farlo. Se siete tra questi, da oggi non avete più scuse: Google Primer infatti offre mini-lezioni da cinque minuti fruibili ovunque, quando volete, sul vostro telefono.
All’interno dell’app le lezioni sono suddivise in argomenti: si spazia dal business planning, che contiene 23 lezioni, al content marketing, che ne contiene 9. In mezzo c’è tutto il resto: social media, user experience, costruzione di un brand, video marketing, customer engagement, ecc.
Ogni lezione è composta da schede che riassumono in poche righe i concetti chiave relativi all’argomento di cui si parla. Fra una scheda e l’altra può essere previsto anche qualche breve quiz interattivo sulle nozioni appena spiegate. L’interfaccia poi è curata, semplice e intuitiva, in pieno stile Google. Insomma, si è proprio invogliati a imparare, anche grazie alla gamification: i quiz si sommano alla possibilità di guadagnare badge per ogni skill acquisita completando tutte le lezioni su un argomento.
L’unico neo è la disponibilità di Primer solo in lingua inglese. Niente paura però: il linguaggio utilizzato è colloquiale e privo di terminologia tecnica, quindi adatto anche ai meno esperti. Anzi, può essere un ottimo modo per esercitarsi anche in questo.
Snapseed
In un mondo in cui le immagini la fanno da padrone, modificare le foto presto e bene è un’esigenza imprescindibile per qualsiasi Social Media Manager. Snapseed fa proprio questo: si tratta di un’app che permette di portare il photo editing su smartphone a un livello eccezionale, persino superiore a quello di molte app a pagamento (questa è gratis, sia per Android che per iOS).
Il suo punto di forza però non è tanto la moltitudine di funzioni che offre, quanto piuttosto il rapporto tra funzioni e facilità d’uso. In questo Snapseed è imbattibile: l’interfaccia è pulita e minimale, così come le gesture che permettono di cambiare parametro o di modificarne il valore. Tutti i passaggi dell’editing, dall’apertura al salvataggio della foto in galleria, sono fluidi e privi di ostacoli (dimenticate i banner pubblicitari che affollano molte app gratuite dello stesso tipo).
Qui sotto ci sono alcune funzioni con cui si può modificare un’immagine: le curve, la selezione di punti specifici di cui cambiare i parametri, la sfocatura progressiva. In totale le funzioni disponibili sono 28.
Come Primer anche Snapseed è poco conosciuta rispetto alle sue potenzialità, ma nonostante ciò è regolarmente citata nelle classifiche delle migliori app per il photo editing (ad esempio su Hubspot, Shopify, Neil Patel, Android Authority, Android Central, Android Pit e Popular Science). Insomma, vale la pena darci un’occhiata.
Academy for Ads
Academy for Ads è una piattaforma di formazione online di Google utile per ampliare le proprie conoscenze su Google Ads, il servizio di pubblicità su internet più utilizzato al mondo.
Una volta registrati al sito è possibile accedere a tutto il materiale di studio e seguire i percorsi di apprendimento sui numerosi ambiti di applicazione di Google Ads: pubblicità shopping, pubblicità display, pubblicità video, pubblicità su mobile e così via. Oltre a Google Ads, poi, sono disponibili corsi anche su altri argomenti: Google Analytics, Google Marketing Platform, Android, YouTube, ecc.
A seconda del percorso scelto, quando si supera il test finale si ottiene una certificazione specifica valida per due anni. E qui viene il bello, perché queste certificazioni di Google (soprattutto quelle per Google Ads e Google Analytics) sono spesso viste di buon occhio dai datori di lavoro per posizioni come Google Ads Specialist o, più genericamente, Digital Marketing Specialist, dove viene richiesta la conoscenza di Ads e Analytics.
Sia chiaro: certificazioni di questo tipo non vanno viste come l’ingrediente segreto per ottenere un posto di lavoro. Tuttavia testimoniano l’interesse di qualcuno per l’approfondimento di temi legati al marketing digitale, cosa che non sfuggirà all’occhio attento di un recruiter. Quindi perché non ottenerle?
Google Alert
Google Alert è uno strumento che fa qualcosa di tanto semplice quanto utile: permette di ricevere da Google, tramite avvisi inviati periodicamente all’indirizzo email dell’utente, le segnalazioni di tutti i contenuti apparsi sul web che riguardano una determinata keyword impostata dall’utente stesso.
Esempio: siete appassionati di moda sostenibile e non volete perdervi le ultime tendenze sull’argomento? Con Google Alert potete impostare la keyword “moda sostenibile” e ricevere segnalazioni appena viene pubblicato un articolo sul tema o un nuovo video.
Qualsiasi sia la keyword da monitorare, Google Alert è lo strumento giusto per farlo. Attraverso le opzioni visibili qui sotto si può modificare la frequenza degli avvisi, le fonti da cui ricevere contenuti (tutto il web oppure solo notizie, video, blog, ecc.), la lingua, l’area geografica e la quantità dei risultati.
Se vi sembra che questo servizio non sia affatto utile nel marketing, vi sbagliate: pensate ad esempio alle possibilità di sfruttarlo come strumento di web listening per la vostra azienda, oppure per il controllo dei competitor, o ancora per capire quali contenuti vengono favoriti dall’algoritmo di Google durante una ricerca e migliorare la SEO di conseguenza. Le potenzialità sono notevoli.
Google Trends
Google Trends è il più famoso fra i prodotti di Google “poco conosciuti” inseriti nel nostro elenco, ma vale la pena citarlo comunque perché ciò che consente di fare è particolarmente utile nel content marketing.
Con Google Trends infatti si possono analizzare i dati delle keyword che le persone cercano su Google o su YouTube. Questo significa che è possibile sapere:
- quanto e dove è stata cercata una keyword in un dato periodo di tempo;
- quali keyword sono associate a essa;
- quali sono i volumi di ricerca di più parole, messi a confronto;
- quali ricerche sono le più frequenti in un paese.
Infine nella sezione Tendenze si trovano gli argomenti su cui le persone stanno effettuando più ricerche, regolarmente aggiornati in tempo reale.
Cosa c’entra tutto ciò col content marketing? È presto detto: i dati a disposizione possono essere sfruttati nella propria strategia di contenuti, ad esempio per comprendere la popolarità (ascendente o discendente) di una parola nel tempo, conoscere gli argomenti di tendenza di cui parlare, stimare il potenziale interesse nei confronti di un argomento in base alla zona geografica, eccetera.
Facciamo un esempio concreto: poniamo che gestiate un sito di cucina e vogliate sapere se a ridosso di carnevale viene cercata di più la ricetta delle frittelle o delle chiacchiere. Con Google Trends potete confrontare i due termini di ricerca: vi apparirà il grafico sottostante, da cui sembrerebbe evidente la preferenza degli italiani per le chiacchiere.
Non fermatevi qui, però. Spesso i dati raccontano una verità solo parziale. In questo caso anche il grafico delle preferenze regionali qui sotto può interessarvi. Nel Nord Italia infatti sono molto più popolari le ricerche sulle frittelle rispetto alle chiacchiere. Questo può significare due cose: o al Nord la gente preferisce di gran lunga le frittelle, oppure lì le chiacchiere si chiamano in un altro modo. E per capire quali sono i nomi più popolari delle chiacchiere nelle regioni del nord potete sempre usare Google Trends… ma occhio a non farvi prendere la mano.
Il valore degli strumenti
Ciascuno di questi cinque strumenti è utile nel marketing perché lo rende un po’ più semplice rispetto a prima. Tuttavia gli strumenti da soli non bastano: bisogna soprattutto saperli utilizzare nel modo corretto. C’è una storia interessante a questo proposito, ed è una storia vera.
Nel 1960 si votava per le elezioni presidenziali statunitensi. L’autorevole vice presidente Richard Nixon era avanti nei sondaggi rispetto al meno esperto e conosciuto sfidante, un certo John F. Kennedy. Il giorno precedente al primo dibattito televisivo fra i due, nel settembre 1960, Kennedy andò a informarsi dai produttori sulle angolazioni delle telecamere e sull’ambiente del dibattito. Una volta appreso che il muro dietro di lui sarebbe stato grigio chiaro, Kennedy decise di indossare un completo blu scuro, che lo facesse risaltare rispetto allo sfondo e ne riducesse il bagliore, fastidioso per gli spettatori. Nixon invece non ci badò e si presentò al dibattito proprio con un completo grigio chiaro.
Durante la diretta, poi, Nixon apparve pallido, affaticato e nervoso, al contrario di Kennedy, che si mostrò abbronzato, calmo e risoluto. Questo aiutò il giovane Kennedy a rafforzare la propria immagine di leader pronto a guidare il paese, mentre il navigato Nixon non riuscì a far prevalere le sue qualità. Il dibattito fu seguito in tv da 66 milioni di americani. Dopo la trasmissione, JFK sorpassò Nixon nei sondaggi e vinse l’elezione.
Al di là della politica l’aneddoto insegna quanto sia importante saper padroneggiare i giusti strumenti per raggiungere un obiettivo, che sia per una campagna elettorale o di marketing (cambia poco tra le due).
Questo è ancor più valido oggi, in un mondo dove il numero di servizi a disposizione dei professionisti del digitale è cresciuto di anno in anno nell’ordine delle migliaia. Scegliere gli strumenti di lavoro adatti risulta fondamentale per un marketer-cercatore, e in questo caso Google può rivelarsi una vera e propria miniera d’oro.