
L’immaginario comune dipinge (battutona, l’avete capita?) i musei come sale polverose piene di opere incartapecorite che di “innovazione” non saprebbero fare neanche lo spelling. Ok, forse metterla così è un po’ esagerato, ma rimane il fatto che quando si parla di comunicazione la maggior parte del pubblico si aspetta da parte dei musei un tono serio, intellettuale, istituzionale. Eppure, negli ultimi anni, i templi della cultura hanno cominciato svecchiare il loro modo di interagire con i visitatori. Come? Ve lo mostriamo noi!
Il dibattito sulle differenze tra cultura alta e cultura bassa va avanti da parecchio, tuttavia esistono ancora ambiti in cui pronunciare la parola “pop” equivale a mettere l’ananas sulla pizza. Uno di questi è la comunicazione museale che, secondo alcuni, dovrebbe puntare a mantenere la “purezza” della sopracitata cultura alta. Tuttavia, anche i musei che, nonostante le influenze di queste aspettative da un lato e delle istituzioni dall’altro, hanno rinnovato il loro Tone of Voice e i loro piani media, scendendo dal loro piedistallo e parlando direttamente all’umanità di cui sono patrimonio. Oltre al presidio delle piattaforme social (soprattutto Instagram), molti musei hanno sfruttato idee creative che puntano all’ironia e strizzano l’occhio alla famigerata cultura pop. Vediamo insieme alcuni esempi, a partire dal caso più recente di un museo del trevigiano che ha pubblicato un post a dir poco inusuale
Fattore C (come Canova, cosa avevate capito?)
Il 7 gennaio un post Facebook del Museo Antonio Canova di Possagno (Treviso) ha scatenato emozioni discordanti nel Popolo del web. Appellandosi ai classici buoni propositi per l’anno nuovo, la pagina istituzionale del museo ha messo in bella mostra un fondoschiena marmoreo, letteralmente.
Questi glutei scolpiti (altra battutona) hanno la bellezza di 225 anni e appartengono a Creugante da Durazzo, lottatore dell’antica Grecia scolpito dal Canova nel 1794.
Lo scisma è stato inevitabile.
Sul lato destro del ring, gli indignati che hanno lasciato sotto la foto commenti come:
“MA SIETE FUORI DI TESTA?”
oppure
“RICORDATEVI CHE SIETE LA PAGINA FACEBOOK DI UN MUSEO”
(n.b. se ve lo state chiedendo, la risposta è sì: entrambi i commenti originali sono in maiuscolo).
Sul lato sinistro abbiamo invece chi ha apprezzato la goliardia del post e ha elogiato la pagina per aver rispettosamente ironizzato sull’opera dell’artista.
Un utente ha infatti commentato:
“Io sinceramente ho apprezzato che la pagina di un museo sia stata in grado di farmi ridere e al contempo sottolineare in modo (neanche tanto) subliminale la perfezione a 360 gradi dei corpi scolpiti dal Canova :)sono piccole ventate d’aria fresca in una pagina che altrimenti rischia di diventare noiosa: sono convinto che la maggior parte della gente iscritta alla pagina scorra i post “seri” senza manco leggerli perché non c’ha voglia, o ha altro per la testa. Così però si è molto efficaci nel mantenere viva l’attenzione anche di quel pubblico, direi che funzionalmente parlando può essere molto efficace 🙂 Si tratta poi di un post, neanche la pagina avesse deciso di fare solo meme d’ora in poi… Senza inoltre dover aggiungere che non c’è nulla di volgare in questo post. Mi è piaciuto poi il parallelismo tra “l’uomo di tutti i giorni” che va in palestra per “scolpire” il proprio corpo e renderlo perfetto e lo “scolpire un corpo perfetto” proprio del pensiero neoclassico del Canova, quasi fosse che noi avessimo l’aspirazione di diventare come una sua statua 🙂 in sintesi: well played ;)”.
Per questa squadra gioca anche il peso massimo Oliviero Toscani che ha definito il post “Un’ottima trovata”.
Nonostante le critiche, il sentiment relativo al post è stato principalmente positivo, dimostrando che in alcuni casi, alleggerire il tono di voce può essere una strategia vincente per riavvicinare i musei con il proprio pubblico.
Monna Lisa fa le ore piccole
In occasione della Notte europea dei musei 2015, in Francia è stata ideata una campagna stampa molto particolare. Alcune delle opere più famose ospitate dai musei francesi, vengono modificate per sembrare visibilmente provate dal debito di sonno. Il copy recita: “Domenica 16 maggio anche le tue opere preferite passeranno la notte in bianco”
La manipolazione delle immagini, comparsa in annunci stampa ma tipica del linguaggio dei social, ha fatto vedere i capolavori pittorici rappresentati da un’altra angolazione e li ha, in qualche modo, resi vivi.
Comics are art
La campagna pubblicitaria realizzata per il Museo del fumetto di Lucca ha dissacrato numerose opere pittoriche di grandissimo spessore, ma lo ha fatto in maniera talmente divertente che non si riesce a tenergli il muso.
Comics are art, just funnier (i fumetti sono arte, solo più divertente) è circolata durante il biennio 2007-2008 ed ha fatto guadagnare all’agenzia pubblicitaria JWT Italy un Bronze Lion al Festival internazionale della creatività di Cannes.
Questa campagna multisoggetto trasforma i grandi classici pittorici in strisce di fumetto, distorcendone narrativa e significato.
Ecco quindi che la Morte di Marat non è stata causata da una pugnalata al petto, ma dalla vista del conto del servizio in camera.
In un’altra versione, lo sguardo corrucciato di Giuseppe nella Sacra Famiglia Barberini di Andrea del Sarto è legato a un dubbio amletico circa la paternità di Gesù bambino.
In un’altra ancora, il Cristo del Mantegna è tutt’altro che morto, ha solo deciso di ignorare bellamente la sveglia e tornare al suo sonnellino.
Queste provocazioni sono senz’altro poco ortodosse, ma allo stesso tempo sono molto efficaci, poiché uniscono due rami artistici molto diversi tra loro e attirano l’attenzione di fasce di pubblico altrettanto dissimili.
Fun Facts su Genghis Khan
Nel 2009 l’agenzia Carmichael Lynch ha progettato per il Denver Museum of Nature & Science una campagna che di sicuro strappato un sorriso a molti. Per promuovere un’esposizione su Genghis Khan, sono stati pubblicati alcuni fatti curiosi sul grande conquistatore mongolo. A rendere interessante questa campagna sono indubbiamente i testi arguti che rendono la connessione con il lettore immediata.
“La maggior parte dei bambini di 9 anni gioca alla guerra. Pochi però finiscono per conquistare metà del mondo conosciuto”
“16 milioni di persone hanno il suo DNA. La domanda viene spontanea: dove ha trovato il tempo di costruire il più grande impero del mondo?”
Questi sono solo alcuni esempi delle “boccate d’aria fresca” che hanno investito la comunicazione dei musei. Ognuno a modo suo, contribuiscono a togliere quell’aura elitaria e noiosa che spesso i musei hanno e a far riscoprire alle persone il piacere di imparare e godere del patrimonio culturale che hanno a disposizione.
Ora la parola spetta a voi. Credete che un approccio più leggero da parte della comunicazione museale possa migliorane l’immagine o pensate che le istituzioni culturali debbano mantenere un certo contegno?