
A chi a Gennaio è andato al cinema a vedere “The Founder”, film che si concentra sui primi anni del colosso del fast-food, la frase “McDonald’s sarà la nuova chiesa americana, ma non sarà aperta solo la Domenica”. suonerà familiare. E non avrà problemi a sottoscriverla: con i suoi oltre 36. 000 punti vendita sparsi in tutto il mondo, oggi McDonald’s è un vero e proprio impero. Ma qual è stato il motivo che ha permesso a un ristorantino della California di conquistare prima l’America e poi il mondo?
Stati Uniti, anni 50. Ray Kroc (interpretato dal sublime Michael Keaton nella trasposizione cinematografica) è un venditore di frullatori cinquantaduenne, poco appagato dalla sua condizione. La sua vita però cambia il giorno in cui riceve un grosso ordine di Multimixer da parte di un ristorante a San Bernardino, e decide di attraversare gli Stati Uniti per vedere con i suoi occhi perché mai un solo punto vendita di una cittadina in pieno deserto californiano abbia bisogno di tanti frullatori.
Una volta arrivato gli si presenta davanti uno spettacolo insolito: una fila interminabile di persone che aspettano pazientemente il proprio turno si estende davanti a un piccolo locale chiamato McDonald’s. L’attesa si rivela poi essere breve: vengono tutti serviti in tempi record, allontanandosi poi con un sacchettino contenente l’ordine. Kroc resta sbalordito: abituato a tempi di attesa lunghissimi, camerieri che dimenticano le comande e la confusione tipica dei drive-in dell’epoca, si innamora presto di questo chioschetto e decide: deve farne parte.
Lo “Speedee Service System”
Al giorno d’oggi Kroc viene considerato da tutti “The Founder” del titolo, poiché è stato proprio lui a trasformare McDonald’s in una catena rendendolo la potenza mondiale che è oggi. Non in molti però sanno che il metodo innovativo che ha permesso al ristorante di distinguersi è stato ideato dai fratelli Richard e Maurice McDonald, i proprietari originari ed in seguito soci di Kroc.
La loro intuizione si chiamava “Speedee Service System” (sistema di servizio veloce). Avevano compreso che le persone a volte non avevano tempo o voglia di attendere mezz’ora per un pasto, e che se fossero stati in grado di servirlo ai clienti in velocità avrebbero potuto creare un nuovo modello di vendita: nasceva così l’idea del fast food. Citando lo stesso Kroc: “tutti in questo paese mangiano di corsa, tutti corrono a più non posso. Il nostro paese è più o meno questo. La velocità è ciò che ci vuole”.
La cucina come catena di montaggio
Ma in cosa consisteva di preciso lo Speedee Service System?
L’obiettivo era quello di offrire al cliente un panino in pochi minuti e a basso costo. Per raggiungere tale scopo, i fratelli McDonald avevano ripensato totalmente il design della cucina e il processo di produzione, ispirandosi alla catena di montaggio fordiana. Invece di avere molteplici postazioni per preparare tutti i diversi tipi di cibi, il menù offerto era ridotto all’osso: hamburger, patatine e bibita. In questo modo, non c’era bisogno di molti strumenti, ma era sufficiente una grande piastra sulla quale un solo dipendente cuoceva moltissimi hamburger contemporaneamente. Quando la carne era pronta si passava al “dressing”, dove una persona aggiungeva lo stesso ingrediente a tanti panini. Stessa cosa per le patatine fritte: una grande friggitrice e un solo operatore che si occupava solo di quello. Le bibite sgorgavano da un rubinetto sempre disponibile. Non esisteva un vero e proprio cuoco: tutti i dipendenti erano semplici operai che eseguivano le stesse operazioni continuamente.
In questa scena del film, i fratelli McDonald danno una dimostrazione pratica del loro metodo a Ray.
I pilastri del successo
L’idea dei fratelli è stata senza dubbio innovativa, ma per quale ragione il sistema McDonald’s ha funzionato così bene da trasformare un negozio di panini di successo nel maggiore brand alimentare del mondo con quasi 50 milioni di clienti al giorno e un fatturato di 25 miliardi di dollari annui?
-
Standardizzazione
McDonald’s ha portato la standardizzazione alle estreme conseguenze, arrivando addirittura a definire, con dettagliate direttive da seguire in tutto il mondo, le misure dell’hamburger (1,6 once di peso, 3,875 pollici di diametro), del panino (3,5 pollici di diametro), delle patatine (che dovevano avere uno spessore di 9/32 di pollice) e la quantità di ghiaccio nelle bevande. Pertanto era più facile controllare le vendite con anticipo e si minimizzavano gli sprechi.
-
Efficienza
Avendo deciso di ridurre il menù all’osso (ad esempio non cucinando cibi come gli hot dog, i quali a differenza degli hamburger potevano avere diversi metodi di cottura, o ancora eliminando piatti e posate) era più facile servire i clienti in velocità (basti pensare al record di Kroc di 36 hamburger venduti in 110 secondi).
-
Prevedibilità
Come conseguenza delle procedure standardizzate, i prodotti McDonald’s finivano per avere lo stesso sapore in ogni nuova sede. Questo produceva un effetto rassicurante per i clienti, i quali in questo modo non avevano mai brutte sorprese. Kroc cercava di estendere questo senso di sicurezza anche al prodotto inteso come immagine, dando lo stesso aspetto (gli ormai famosi archi gialli) ad ogni nuovo locale.
È quindi grazie a queste peculiarità dell’azienda e all’incessante lavoro di Kroc se quando pensiamo ad un hamburger pensiamo a Mcdonald’s. Cosa aspettate dunque a recuperare il “The Founder” per conoscere tutta la sua storia?