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Music Marketing per artisti emergenti: consigli e strategie, parte 1

da 27 Agosto 2016Agosto 30th, 2016Nessun commento
Definire una possibile strategia di marketing adeguata ad un musicista indipendente non è di certo cosa facile. Le variabili e le possibilità in gioco sono sempre moltissime e, purtroppo, non esiste una strada ben definita e universale da poter seguire. Ma non spaventatevi, musicisti in erba! Questo non vuol dire che non si possano sfruttare determinati strumenti e attività offerti dal marketing moderno per elaborare la nostra emersione nel nuovo mercato liquido.

Abbiamo già parlato degli scenari musicali in evoluzione nei quali siamo immersi e delle situazioni economiche e sociali che essi comportano (per approfondimenti vedi l’articolo sull’evoluzione dell’industria musicale e sul futuro della fruizione musicale). Alla luce dei fatti e grazie a basilari competenze di branding, possiamo mettere in pratica quanto appreso finora per elaborare prima di tutto un piano di marketing e infine immaginare un modello sostenibile che consenta l’audience engagement e, di conseguenza, l’emersione dell’artista indipendente.

Un marketing plan per l’artista emergente: un brand in cerca di pubblico

Prima di partire con terminologie ed esempi, è necessario che l’artista emergente inizi a considerarsi come un brand in cerca di pubblico. Ragionando in termini di branding, infatti, un musicista può immaginarsi come una startup, una piccola impresa da valorizzare e per la quale possono essere pianificati identità e obiettivi. Queste “PMI” della musica, essendo distanti dalle imposizioni del business discografico in quanto artisti indipendenti, presentano svariate combinazioni per la loro promozione ed emersione a livello di marketing.

Il marketing plan presentato qui di seguito riassume in tre fasi essenziali ciò che viene solitamente pensato per un normale brand, pur con qualche leggera modifica.

Fase 1: chi siamo e cosa diamo.

L’artista-brand definisce una vera e propria mission, una vision e una “strategic business unit”, oltre a definire il proprio prodotto musicale (album, concerto, ecc.) da promuovere: proprio come un vero brand!

Fase 2: con chi vogliamo risuonare e in che modo interagire.

Citando Mirko Pallera, nel suo libro Create, egli sostiene che la vecchia metafora militare del marketing tradizionale, secondo la quale i soggetti da raggiungere sono dei target, andrebbe sostituita con la metafora della risonanza. Si identificano dunque le persone con le quali vogliamo instaurare un legame e si sceglie il metodo di engagement più mirato.

Qui sotto possiamo vedere l’engagement music chain, la piramide del processo di approccio al prodotto musicale da parte dell’ascoltatore attraverso il web, in una mia personale rielaborazione dell’“engagement food chain” di Jim Sterne.

piramide-01

Rielaborazione personale per il libro Music Marketing 3.0

Fase 3: strategia da attuare e canali da utilizzare.

L’ultimo passaggio riguarda infine l’insieme di strategie di marketing in relazione al communication mix che sceglieremo (tv, radio, stampa, social network, guerrilla marketing, ecc.).

L’obiettivo finale, oltre a quello di differenziarsi, è di portare l’ascoltatore dalla consapevolezza dell’esistenza di quel brand musicale emergente alla partecipazione nelle sue azioni. Lo schema riportato qui sotto riassume quattro passaggi essenziali che vanno da metodi di engagement ed entertainment, fino all’ottenimento di brand ambassador e prosumers, ovvero consumatori che prenderanno parte attiva al processo produttivo o promozionale dell’artista (quindi ad esempio con attività come il remix di brani in creative commons online o la partecipazione a progetti di crowdfunding).

Nella seconda parte del nostro articolo in uscita fra qualche giorno, scopriremo quali possono essere le migliori strategie per l’emersione dell’artista 3.0, attraverso aneddoti e consigli che vi aiuteranno a sopravvivere nel mercato della musica liquida, come un vero brand sa fare.

 

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Marco Gardellin

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