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Marketing

Oasis: una band e un brand che non si sono mai davvero sciolti

da 16 Novembre 2016Nessun commento
Gli Oasis si sono ufficialmente sciolti nel 2009, ma la band dei fratelli Gallagher ha continuato a far parlare di sé, anche grazie ad una gestione ottimale del brand, tenendo vivo l’interesse dei fan con una serie di iniziative uniche per i fan più sfegatati, e in ogni caso interessanti anche per gli ascoltatori occasionali.

Over 70 million albums sold. A haul of over 30 awards from the Brits, MTV, NME and Q. Britain’s fastest-selling debut album, soon followed by Britain’s fastest-selling album full stop. A place in the Guinness Book Of Records for scoring 22 consecutive Top Ten singles. All summed up in one word: Oasis.

Questa la descrizione che troviamo nel loro sito ufficiale, che non necessita di traduzione.

Oasis: una band, ma anche un brand, che ha fatto la storia della musica e che continua a farla, nonostante il gruppo sia ufficialmente sciolto da 7 anni.

Era infatti il 29 agosto 2009, alla vigilia di un attesissimo concerto a Milano che avrebbe dovuto chiudere il tour mondiale di “Dig out your soul” (il loro ultimo album, uscito nel 2008), quando Noel, il maggiore dei fratelli Gallagher e autore della maggior parte dei pezzi degli Oasis, lasciò definitivamente la band dopo l’ennesimo litigio con il fratello minore, il cantante Liam.

Dopo 7 album registrati in 14 anni, la band di Manchester si sgretolò senza nemmeno concludere il tour, gettando nello sconforto milioni di fan, anche se molti in cuor proprio sapevano che la triste notizia era dietro l’angolo da ormai molti anni. Le sfuriate tra i due fratelli erano ormai la prassi, e pensandoci oggi, a mente fredda, sembra quasi un miracolo che la band sia sopravvissuta per tutti quegli anni.

NME-Oasis-RIP

Seguirono i nuovi progetti musicali dei fratelli Gallagher. Liam proseguì l’avventura con i Beady Eye, pubblicando due album e ritirandosi dalle scene musicali nel 2014. Noel ha pubblicato finora due album da solista, assieme ai suoi Noel Gallagher’s High Flying Birds.

Ma gli Oasis non sono mai realmente morti. Negli ultimi 7 anni infatti si sono susseguiti una quantità di eventi che hanno cercato di non farci sentire la mancanza dei fratelli Gallagher così come li avevamo lasciati, quando condividevano lo stesso palco.

“I’m feeling Supersonic, give me gin & tonic”

Se siete fan degli Oasis, o se a metà degli anni ’90 eravate in età da concerti, spero siate andati al cinema a vedere Supersonic, il docu-film sui primi due anni e mezzo di carriera della band di Manchester.

Annunciato con largo anticipo e promosso come un vero e proprio concerto, il film è stato proiettato per 3 sere nelle sale cinematografiche italiane, il 7, 8 e 9 novembre. Le voci narranti sono per buona parte proprio quelle di Noel e Liam, che ripercorrono la loro storia musicale da quando erano ragazzini, raccontando poi la fondazione degli Oasis, il contratto discografico con la storica Creation Records di Alan McGee, il primo incredibile disco, le pagine di storia della musica che scrisse il secondo, fino ad arrivare al concerto di Knebworth, con 250 mila persone a cantare “Wonderwall”.

Tonight I’m a rock’n’roll star” cantava Liam nella prima canzone del primo disco degli Oasis, Definitely Maybe. E loro sono stati davvero delle star, con tutti i pro e contro. L’ascesa incredibile, i successi mondiali dei loro pezzi, conditi da eccessi e litigi che non li hanno più riportati ai fasti di “(What’s the story) Morning Glory”. Il documentario si ferma volutamente all’apice, ad un album che conteneva, tra gli altri, tracce indelebili come Don’t Look Back in Anger, Wonderwall e Champagne Supernova.

Poi un lento declino, intervallato da alcuni ottimi brani, ma che non ha più restituito ai fratelli Gallagher quell’aura magica dei primi anni.

Un film che comunque genera moltissima nostalgia, e che pare essere il prequel della tanto annunciata reunion. E chissà quanti, usciti dal cinema, hanno acquistato un loro vecchio album su iTunes o una t-shirt dal loro store ufficiale. Anche questo è marketing, in fondo.

Gli Oasis faranno mai una reunion?

La reunion, appunto, argomento di cui si parla dal giorno successivo a quel concerto di Parigi annullato, ma che negli ultimi mesi ha generato un buzz mediatico piuttosto insistente. I bookmaker inglesi, famosi per scommettere su qualsiasi cosa, hanno calato drasticamente le quote che vedono imminente una reunion dei fratelli Gallagher nel 2017.

Il film non ha fatto altro che incrementare i rumors, e molti personaggi dello spettacolo hanno espresso il loro desiderio di rivedere Noel e Liam di nuovo insieme sul palco. Tra questi, curiosamente, anche Irvine Welsh, scrittore di Trainspotting, film culto degli anni ’90 che si appresta ad uscire con il suo secondo capitolo a vent’anni di distanza dal primo. Se hanno fatto il sequel di Traispotting, cosa sarà mai rivedere insieme gli Oasis?

In realtà Noel Gallagher pare stia lavorando ad un nuovo album, che dovrebbe vedere la luce nel 2017 e che quindi poco si concilierebbe con i progetti di reunion familiare.

Ovviamente il marchio Oasis non può che beneficiare di tutto l’hype che ultimamente si è generato intorno a loro, e siamo abbastanza sicuri che chi gestisce il brand cavalcherà a dovere quest’onda per alimentare ulteriormente il buzz.

Il grafico di Google Trends relativo a “Oasis reunion” nell’ultimo anno è piuttosto eloquente.Schermata 2016-11-13 alle 13.55.35

Il 2016 è anche il ventennale dello storico concerto di Knebworth, quello che è stato definito il più grande concerto europeo prima dell’era di internet.

Due date, 125 mila spettatori l’una, due milioni e mezzo di biglietti richiesti. Senza Ticketone, senza bagarinaggio online. “Non capisco perché abbiamo fatto solo due concerti anziché sette di fila” disse in seguito Noel Gallagher.

Radunare una folla simile per una sola band rappresenta un’impresa davvero incredibile, che gli stessi Oasis non sono più stati in grado di replicare. Era il 1996 e Wonderwall era il singolo più ascoltato del mondo. Un inno generazionale che raccoglie in sé l’essenza di quello che venne poi chiamato Britpop.

Gli Oasis in realtà non si sono mai sciolti

Quei metà anni ’90 erano anche gli anni della grande guerra tra Oasis e Blur. I due gruppi che dominavano la scena musicale britannica diedero vita ad una rivalità molto accesa, rubandosi continuamente a vicenda i record di vendita senza risparmiarsi frecciate ad ogni intervista.

Britpop Blur vs Oasis - NME Cover 1995

Ma perché oggi si continua a parlare moltissimo di Oasis e poco di Blur, nonostante questi ultimi si siano effettivamente riuniti e abbiano pubblicato un nuovo album lo scorso anno?

Da un lato, c’è da considerare che il leader dei Blur, Damon Albarn, si è sempre dato da fare anche al di fuori della band che l’ha portato al successo. Albarn è infatti la mente che sta dietro ai Gorillaz, band che ha la caratteristica di non apparire mai in pubblico ma di presentarsi solo in forma di cartone animato e, se non bastasse, ha registrato anche cinque album da solista. I Blur quindi si sono impegnati molto su altri fronti, considerando che anche Graham Coxon, lo storico chitarrista, ha avuto una carriera da solista con ben 8 album dalla fine degli anni ‘90.

Dall’altro lato, gli Oasis non si sono mai realmente fermati. Certo, la band non esiste più ufficialmente e i fratelli Gallagher hanno dato vita a progetti alternativi, ma il brand Oasis continua a vivere a 7 anni dall’ultimo concerto.

Nel 2010 è uscito Time Files, una compilation che raccoglie i più grandi successi della band, che ha anticipato i due album del post-Oasis di Liam e Noel, usciti entrambi nel 2011.

A partire dal 2014 è stato poi ideato il progetto “Chasing the sun”, che prevede la riedizione in tre anni dei primi tre dischi degli Oasis in versione rimasterizzata, che contiene una serie di contenuti inediti come brani registrati live o demo mai pubblicate. É uscita ad ottobre la nuova versione di Be Here Now, il loro terzo album.

Il progetto è culminato quest’anno, con una mostra omonima esclusiva a Manchester, che ripercorre proprio il periodo dei primi tre album degli Oasis.

Oasis-Chasing-The-Sun-Manchester-exhibition-flyer

Basta questo per tenere ancora vivo il brand Oasis? Nel 2016, forse no. Ecco quindi che sito web e pagine social sono aggiornatissime e ricche di contenuti, come se fossero quelle di una band ancora attiva al 100%. E se non dovesse bastarvi, ci sono i tweet polemici di Liam Gallagher che fanno sempre sorridere, come quando ha chiamato “patata” il fratello maggiore Noel.

Noel potato

Ecco perché, forse, gli Oasis non si sono mai davvero sciolti. Hanno solo smesso di scrivere testi e fare concerti. E probabilmente a breve arriverà anche la tanto agognata reunion, con un disco mediocre e dei live senza carica né emozioni ma ai quali andremo senza pensarci due volte. Anche questo è marketing, l’arte di tener viva una band sciolta da 7 anni, che raggiunse l’apice della carriera ben vent’anni fa. Nel frattempo, io ho già acquistato un vinile e una t-shirt.

oasis t shirt

Michele Sabatino

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