
Dalla frenesia divampante sui social network alle pigre catture da divano, dal “Pokè-turismo” al commercio illegale degli account, sono stati tre mesi di fuoco per l’app sviluppata da Niantic in collaborazione con Nintendo. Ma prima di questi aspetti: dopo il successo spaventoso del primo mese, è davvero iniziato il declino di Pokèmon GO? Alle prime critiche e “mal di pancia da Pokémon” sembrano arrivare le pronte risposte dal colosso californiano, che direttamente dall’evento Apple più atteso dell’anno promette grosse novità per l’immediato futuro.
Ci siamo lasciati tre mesi fa, a 5 giorni dal lancio di Pokèmon GO, quando Niantic stava per cavalcare l’onda del gigantesco successo. Siamo rimasti sbalorditi da questa app, che ci permette di realizzare il sogno di una vita (almeno per molti di noi): catturare e allenare i Pokémon. Ecco allora che Pokèmon GO ci fa fare un tuffo nel passato utilizzando la tecnologia del futuro, mescolando un must di tutti i tempi come Pokèmon con la realtà aumentata.
Un calo prevedibile?
Pokèmon e Niantic vanno forti, sicuramente. L’ascesa dell’app è stata velocissima, ottenendo in poco tempo numeri davvero impressionanti e raggiungendo l’apice di utilizzatori attorno alla terza settimana di luglio. Ecco, a distanza poco più di due mesi per alcuni pare sia iniziato il suo “declino“.
Forse non c’è tanto da stupirsi di questo fatto, in fondo la storia ci insegna che è proprio ciò che accade per il resto dei giochi scaricabili dalle applicazioni: semplicemente dopo un po’ ci stanchiamo. Potrebbe essere il caso di Pokèmon GO, dove il boom iniziale ha creato una spinta pubblicitaria – programmata e non – impressionante, la quale ha inevitabilmente spinto i download generando un circolo virtuoso. Quando questo si è interrotto, tanti di quelli che lo hanno scaricato inevitabilmente lo hanno anche abbandonato.
Sarà perché il sistema di cattura di Pokèmon alla lunga diventa ripetitivo, sarà perché nelle zone rurali è quasi impossibile rifornirsi di sfere o forse perché l’avvento di simulatori automatici di gioco ha tolto un po’ di autenticità nelle battaglie per conquistare le palestre e in generale al gioco stesso. Un calo che non è passato inosservato nemmeno alla satira, con Zerocalcare che ci costruisce la solita tagliente ironia che tocca argomenti sociali piuttosto sentiti, all’interno di un ricordo fantasioso raccontato in un futuro non troppo lontano.
Voi vi siete mai chiesti cosa racconterete della vostra avventura Pokèmon GO ai nipotini?
Pokèmon GO fatica, Niantic risponde col botto
Se l’utilizzo cala, ecco le prime importanti risposte da parte di Niantic Labs. Durante l’evento dell’anno per tutti gli amanti della Mela e del “melafonino” – quello in cui è stato svelato l’IPhone 7 – è stata annunciata anche l’app che integra l’Apple Watch con Pokèmon GO.
Le novità non si fermano qui, perché il 16 settembre è previsto anche l’arrivo di un nuovo gadget, di cui si parlava da tempo: Pokèmon GO Plus. Si tratta di un bracciale che completa l’esperienza del gioco avvertendo il player quando si trova nelle vicinanze di un luogo d’interesse sulla mappa virtuale. Saranno sufficienti queste novità per far tornare gli utenti? Sicuramente lo sono per rimpolpare i ricavi di un’app che è presto diventata la più veloce nella storia a raggiungere i $500 milioni, con previsioni a nove zeri per la fine dell’anno.
Ma proviamo ora a fare un passo indietro, cercando di comprendere cosa hanno significato realmente questi primi tre mesi di Pokémon GO. Come ogni cosa nella vita reale ha delle conseguenze, positive o negative, che possono produrre effetti controversi. Più di cento milioni di download è una cifra non indifferente, soprattutto se questi utenti poi si riversano sulle strade nell’intento di catturare i Pokèmon.
Ma cosa vuol dire, esattamente, coinvolgere le persone in questo modo? Quali sono stati gli effetti economico-sociali di un gioco di questa portata?
“Pokè-turismo”: il caso Occoquan
Partiamo da Occoquan. Mai sentita nominare? Si tratta di una cittadina vicino a Washington, di circa 1000 abitanti. La cosa strana è che nella realtà aumentata, nel mondo di Pokèmon GO, questa città è un’oasi felice in cui i “cacciatori” si riversano: c’è chi facendo il pendolare per Washington lo inserisce come tappa obbligatoria a fine giornata e persino chi vi si reca appositamente.
L’economia di Occoquan ringrazia: i negozi, i locali e i pittoreschi ristoranti del luogo giovano e hanno giovato moltissimo del turismo creato dall’applicazione. Gli abitanti si trovano a fronteggiare un fenomeno sociale creato da Pokèmon GO che però, vantaggi a parte, ha anche i suoi problemi.
Alcuni cittadini accusano problemi legati al rumore provocato da vere e proprie folle in strada a caccia degli animaletti. Altri si lamentano dell’eccessivo traffico, cosa mai vista a Occoquan, e del conseguente “Pokèmon and Drive” (che ha gia causato i primi problemi), uno dei fenomeno più pericolosi che l’app comporta.
Breve storia di un gelataio salvato dai Pokèmon
Non ci allontaniamo molto, sempre nei pressi di Washington, in una cittadina chiamata Anacortes. Il nostro protagonista è un gelataio, Gary Dear. La sua attività è stata letteralmente salvata da un Pokè-stop situato nella via. Chi vi si reca – e lo fanno in molti – non perde l’occasione di gustarsi un gelato.
Non è solo Dear a ringraziare, perché anche per molti ristoratori e negozi Pokèmon GO è stata una benedizione in termini di profitti e di visite. C’è però chi si lamenta dell’eccessivo coinvolgimento, arrivando anche a vietare l’utilizzo dell’applicazione.
Il fenomeno è talmente grande che persino su TripAdvisor sono comparse le prime recensioni negative legate all’assenza di Pokè-stop: è iniziata così la corsa nelle richieste per inserire luoghi d’interesse.
Non ci stupiremmo quindi se un giorno scoprissimo che qualche azienda paga per ottenere uno spazio all’interno dei giochi in realtà aumentata piuttosto che per i tradizionali cartelloni. Cosa che, concettualmente, Google sta già facendo con Maps e lo fanno anche molte altre applicazioni che usano la geolocalizzazione. La mia riflessione è leggermente diversa perché, quando un utente consulta una mappa, egli è già alla ricerca di una determinata cosa. A un utente che è alle prese di un gioco in realtà aumentata, ecco allora che potrebbe essere il gioco stesso a proporre un’offerta circostante, mantenendo comunque elevato il coinvolgimento dell’utente.
Insomma, se è vero che chi gioca non stacca più gli occhi dallo schermo, non passerà poi tanto tempo prima che qualcuno provi a trarne guadagno. Con Pokèmon GO tra l’altro pare sia una cosa che accade quasi inevitabilmente, come confermano gli studi sul tunnel cognitivo da parte di TSW XP Lab.
Catturare i Pokémon dal divano?
Giocare a Pokémon GO implica dover scendere nelle strade e girare per le vie, la qual cosa comporta tempo e fatica (specie per alcuni tipi di giocatori male avvezzi al movimento). Ecco che l’ecommerce viene in soccorso degli aspiranti utenti “pigri” o ambiziosi: su eBay sono infatti comparsi i primi account in vendita (alcuni arrivano a chiedere anche diverse migliaia di dollari!).
Come possiamo giustificare questa pratica? In nessun modo, a dire il vero. Se proprio dobbiamo, possiamo leggerla come una conseguenza legata ai limiti geografici del gioco. Niantic non ha del tutto svelato i criteri del gioco, eppure è evidente che i diversi Pokèmon compaiono anche in base alle caratteristiche dei luoghi. Per tale ragione, per molti utenti potrebbe essere impossibile arricchirsi di Pokèmon di un certo tipo se non si recano nelle zone adatte. L’acquisto di un account potrebbe in questo senso rispondere a questa problematica.
Rimane comunque una questione controversa: la maggior parte dei siti ecommerce, tra cui eBay stesso, vietano la rivendita di account gaming. Se vi fosse venuto in mente di acquistarne uno ricordate che i profili in questione potrebbero, poi successivamente, bloccarsi per mano della casa produttrice.
A Venezia solo Pidgey veri: il caso
Vale la pena ricordare in ultimo questo particolare caso che ha fatto molto parlare sui social network e che riguarda la città di Venezia. Come ricorderete, tempo fa circolava la petizione di richiesta fatta da alcuni veneziani verso Niantic di migliorare le prestazioni del gioco a Venezia, che risultava essere carente in quanto al numero e tipologia di Pokèmon.
Secondo le nostre fonti veneziane pare che la petizione abbia funzionato alla grande.