
I due mesi di lockdown ci hanno reso fragili, deboli e soprattutto pensierosi. È arrivato il momento di ripartire, di tornare a vivere anche se come prima, ovviamente, è impossibile. Nella ricetta per la ripartenza, però, non dobbiamo dimenticarci di un ingrediente importantissimo, ora più che mai: il Social Business. Sì, perché la ripartenza dovrà basarsi sulla felicità della comunità e sul pieno benessere sociale.
Social Business: ora è davvero il momento giusto
Il mese scorso ci eravamo lasciati con una piccola introduzione al Social Business, inteso come possibile utilizzo della Corporate Social Responsibility (CSR) . La teoria economica, elaborata dall’economista bengalese premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, è tornata di “tendenza”, per così dire, proprio nelle ultime settimane.
Per gli addetti ai lavori c’era da aspettarselo, visto il momento di grande crisi sociale ed economica che l’intero globo sta vivendo e che sta colpendo, in particolare, le fasce più deboli della popolazione. Ma cos’è davvero il Social Business?
Il Social Business è una teoria economica che porta alla creazione di particolari tipi di imprese (Social Business Companies) che hanno l’obiettivo di risolvere un problema sociale (povertà, fame, disoccupazione, ecc.), generando allo stesso tempo dei profitti.
Un’ulteriore caratteristica fondamentale è che le Social Business Companies non possono distribuire dividendi (profit non-dividend companies), restituendo agli azionisti flussi di cassa entro la quota di capitale sociale versata. Il tassello finale del mosaico, invece, consiste nella possibilità dei fruitori del bene/servizio erogato di diventare azionisti della società e di potersi esprimere sulle azioni future dell’impresa.
Di conseguenza, il Social Business permette la nascita di imprese innovative che, svolgono una funzione sociale, in linea con le ONG, unitamente alla generazione di profitto e alla promozione dell’imprenditorialità. Quindi, siamo di fronte non solo a una teoria economica, ma a un nuovo modo di intendere la società.
Social Business: il Bangladesh come First Mover
Il modello economico del Social Business è stato applicato in primis in Bangladesh, uno dei paesi più poveri al mondo, riuscendo a risolvere problemi sociali, come malnutrizione o accesso ad acqua potabile. Un caso di scuola del Social Business è quello della Grameen-Danone Food Limited, joint venture avviata da Grameen Bank, il primo istituto di microcredito al mondo fondato da Yunus, e dalla multinazionale del food Danone.
Grameen-Danone nacque quasi quindici anni fa su iniziativa di Yunus e del management della multinazionale francese, con l’obiettivo di risolvere il problema della malnutrizione infantile, attraverso la produzione di uno specifico yogurt ideato ad hoc (chiamato Shokti Doi) e adatto a resistere alle particolari condizioni climatiche del Bangladesh. Il progetto ha permesso la costruzione di stabilimenti in Bangladesh, generando nuovi posti di lavoro e riuscendo davvero a risolvere il problema nutrizionale.
Danone, in particolare, iniziò la sua partecipazione con un milione di dollari, spostando parte del proprio budget di marketing su questo versante, riuscendo a recuperare quanto investito e ottenendo un ritorno d’immagine enorme. L’iniziativa, infatti, è risultata essere meno dispendiosa di una campagna pubblicitaria, riuscendo anche a riposizionare strategicamente l’azienda, divenuta ormai nutrition company.
Social Business e multinazionali: un binomio possibile
Il caso descritto, noto ai più, dimostra come l’innovazione di Yunus, unita alla lungimiranza di un manager, possa permettere la risoluzione di un problema sociale, riuscendo a massimizzare l’immagine e la responsabilità sociale di una normale impresa di profitto.
Il Social Business, quindi, è una particolare leva di utilizzo della CSR strategica, che permette non solo di generare vantaggio competitivo, in termini di comunicazione o di profitto, ma soprattutto di innovarsi a livello strategico.
Una normale impresa profit, infatti, attraverso un utilizzo innovativo della CSR, ha la possibilità di accogliere al 100% nel proprio modello di business anche la dimensione sociale del territorio che la ospita, contribuendo alla creazione di un vero e proprio ecosistema sociale.
La teoria, ovviamente, si è diffusa a macchia d’olio negli anni, non limitandosi solamente ai Paesi più in difficoltà, ma approdando anche in regioni difficili di paesi industrializzati come Francia o Germania.
Yunus, continuando a studiare il fenomeno del Social Business e riscontrando sempre più l’incompatibilità dell’attuale modello di capitalismo con le condizioni del pianeta Terra, ha teorizzato tre obiettivi da raggiungere attraverso l’imprenditoria sociale:
-zero emissioni
– zero povertà
– zero disoccupazione
Gli obiettivi, non a caso, risultano essere in linea con alcuni degli SDGs (Sustainable Development Goals o Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) stabiliti dall’ONU, con anno obiettivo fissato al 2030.
Il Social Business come rotta maestra della ripresa
Tornando ai giorni nostri, la teoria del Social Business è tornata in auge a causa della necessità di rivedere l’attuale sistema economico, crollato anche a livello sociale successivamente al dilagare della pandemia da Coronavirus e dai successivi provvedimenti restrittivi.
Yunus, attraverso interviste rilasciate a diverse testate internazionali, ha ravvisato nuovamente la necessità di cambiare il modello economico rivedendo le priorità dell’intero sistema capitalistico, mettendo al primo posto la consapevolezza sociale.
La nuova economia post Coronavirus dovrà basarsi sulla ricerca del miglior benessere possibile e saranno gli stessi consumatori a richiederlo. Sarà necessario, infatti, favorire l’investimento in attività che permettano di generare profitti, senza rinunciare a vantaggi ambientali e occupazionali, con l’unico obiettivo di creare impatto sociale.
Ora più che mai, ricorda Yunus, il mondo è a un bivio e ha l’occasione giusta per rendere finalmente l’economia uno strumento capace di portare felicità a tutti, nessuno escluso, annullando inquinamento, povertà e disoccupazione. Questa visione si ritrova in parte del pensiero dell’economista austriaco Schumpeter, secondo cui in momenti di crisi nascono spazi per nuove opportunità, anche sotto la spinta dell’innovazione, in questo caso, sociale.
Ci aspetta un periodo difficile in cui dovremo abituarci a rivedere le abitudini di una vita, ma proviamo a cambiare anche le nostre priorità, mettendo al primo posto per davvero il benessere sociale, eliminando la ricerca compulsiva del profitto.
Nel prossimo articolo vi racconteremo del ruolo della comunicazione per iniziative legate all’utilizzo della CSR, perché non basta fare ed essere sostenibili, ma bisogna anche saper illustrare ai diversi stakeholder quanto fatto in modo chiaro e puntuale. Scopriremo quindi, il ruolo del bilancio di sostenibilità per ogni tipologia di impresa, uno strumento potenzialmente impattante quasi quanto una campagna pubblicitaria. Stay tuned!
Fonti:
- Coronavirus, Yunus: “Non torniamo al mondo di prima”
- Muhammad Yunus: «La crise du coronavirus nous ouvre des horizons illimités pour tout reprendre à zéro»
- Webinar formativi della Fondazione Città della Pace
- Un Mondo a Tre Zeri di M.Yunus edito da Feltrinelli
- Puntata 1 – Corso online “Ricostruire un mondo migliore” – Università della Basilicata