
Il film “Una notte al museo” racconta la storia dei personaggi che prendono vita durante la notte e che si scatenano tra le gallerie. Ma cosa ne pensereste se vi raccontassi che ho partecipato ad una vera e propria festa, con musica e drinks all’interno di un museo?
Quando eravamo piccoli e a scuola ci dicevano che saremmo andati in gita, eravamo tutti super entusiasti fino al momento in cui la maestra/o ci diceva che la meta sarebbe stato il museo con tanto di visita guidata. A quel punto la disperazione saliva e la noia ci attendeva all’entrata dell’edificio. Alzi la mano a chi è capitato.
Poi con il passare degli anni, quindi quando si invecchia, generalmente i musei diventano fonte di ispirazione e fortunatamente la curiosità ci spinge a volerne vedere e sapere sempre di più. D’altronde contengono le tracce del nostro passato e pezzi unici che tutt’oggi non riescono ad essere riprodotti alla perfezione.
Ma se alla magia dell’arte si unisse il divertimento?
La Art Gallery of Ontario di Toronto – Canada – è proprio uno dei musei che offre questo servizio. Ve lo spiego brevemente: ogni primo giovedì del mese organizzano il “AGO First Thursday” cioè una vera e propria festa all’interno del museo in cui si esibiscono live artisti della scena torontina – a volte anche artisti internazionali – e si tengono workshop culturali.
In prima persona ho partecipato a questa festa un paio di volte e vi assicuro che il concept e tutto il lavoro organizzativo che stanno dietro a questa manifestazione sono incredibili! Da subito ho adorato l’idea di combinare arte e divertimento: guardare quadri e sculture ballando con gli amici e gustandosi un buon drink ha tutto un altro effetto.
Il “First Thursday” non vuole essere solo un pretesto per fare festa ma soprattutto uno spunto di riflessione artistica e di contatto con associazioni culturali ed esponenti di movimenti attivisti e comunitari. Il primo giovedì di settembre si intitola “Constituency”, è organizzato in partnership con il “MANIFESTO Festival” di Toronto e celebra la mostra “Theaster Gates: How to Build a House Museum”.
A rendere l’evento ancora più speciale è il programma dell’evento che ogni volta è illustrato da un artista diverso. Il flyer di questo mese è stato ideato da Lee D’Angelo, un’illustratrice di Toronto. Inoltre sono disponibili più stazioni del “Night Market”, ovvero i punti dove è possibile acquistare food & drinks.
La parola allo staff
Curiosa di saperne di più, ho contattato i piani alti del museo e ho chiesto loro di spiegarmi un po’ di più dell’idea della festa al museo. A rispondermi, insieme al suo staff, è stato Sean O’Neil, Associate Director, Adult Programming & Partnerships.
Sean mi spiega che il primissimo “First Thursday” è stato lanciato nel lontano ottobre 2012 e che la manifestazione da allora si tiene ogni mese, ad eccezione di qualche mese di pausa. In seconda battuta gli chiedo se l’idea fa parte del piano marketing del museo: mi dice che è stato creato dal dipartimento di “Public Programming & Learning” per offrire una piattaforma agli artisti locali e per coinvolgere il pubblico, specialmente giovani, in nuovi modi.
La cosa bella è che ad ogni festa vediamo un pubblico diverso e questa dinamicità è perfettamente allineata con i principi fondamentali della Galleria
Parlando di target, cioè le persone a cui si indirizza la festa, l’obiettivo della AGO è quello di attirare le persone che vivono a Toronto e dintorni e che sono curiose di vivere l’arte e la cultura in maniera alternativa. Grazie alla varietà di temi proposti e al cambio degli stessi ogni mese, la AGO riesce a coinvolgere ogni volta persone diverse che appartengono generalmente alla comunità artistica torontina.
La capienza del museo è di 2000 persone e la maggior parte delle volte l’evento è sold-out, raggiungendo quindi l’obiettivo fissato! Essendo la festa popolata da giovani menti, i fiumi di post nei social media sono torrenziali: il direttore a proposito mi dice che tutto il pubblico, sia le persone presenti che coloro che non riescono a partecipare, viene coinvolto con il live Tweeting e Instagramming tramite l’hashtag #AGO1st. L’hashtag è il motore trainante per la condivisione e dà la possibilità al museo di promuovere ancora di più le performance e i pezzi d’arte degli artisti locali.
Dopo la sua preziosa spiegazione gli chiedo cosa ne pensa personalmente dell’evento e mi confida che «avendo partecipato e condotto lo sviluppo del programma fin dalla prima volta, sono ancora molto emozionato quando “andiamo in onda” ogni mese. Ammetto però che è un po’ difficile perché bisogna sempre mantenere un equilibrio, a volte ingannevole, tra la programmazione di lavori consistenti e l’atmosfera di festa che regna durante l’evento. La maggior parte delle volte raggiungiamo l’obiettivo e grazie ad alcune collaborazioni significative, ad esempio con Ombaasin che curò la presentazione della mostra “Indigenous land rights” o con gli esponenti della coalizione “The Black Lives Matter Toronto” che collaborarono con noi ad un evento dedicato a Jean-Micheal Basquiat, mi rendo conto del potenziale che questo evento mensile porta con sé. Infine non è nemmeno male il fatto che grazie alla festa ho avuto il piacere di incontrare artisti del calibro di Patti Smith!».
La parola ai partecipanti
Non contenta, al “First Thursday” di settembre ho disturbato alcune persone e ho chiesto loro un parere sull’evento.
Il primo ragazzo con cui ho parlato è stato un Sven, direttore di un negozio New Balance che a proposito dell’evento, sorridendo mi dice che «sono venuto perché ero curioso di vedere come l’ AGO, una istituzione, riuscisse a combinare arte e queer! Direi che ci sono riusciti, partendo dal fatto che una delle ospiti ha appena fatto urlare per 5 volte “fuck the system” al pubblico!».
Girovagando per le sale ho incontrato Jouvon e Felicia, due ragazze sulla trentina che mi dicono che «è la nostra prima volta alla festa. Siamo entusiaste di vedere la diversità dei partecipanti e secondo noi è la perfetta rappresentazione di Toronto, estremamente aperta a nuove culture e modi di pensare».
Ben invece è venuto per la programmazione e per gli ospiti «non sono una persona a cui piace fare festa, quindi per questo sono venuto a sentire Jessica Karuhanga e la performance della rapper Mykki Blanco».
Infine ho visto Elizabeth, chiaramente più adulta del resto del pubblico e curiosa le ho chiesto cosa avesse spinto lei e suo marito a venire ad una festa come questa: «veniamo da Vancouver e siamo a Toronto per due giorni. Amiamo l’ AGO e volevamo passare più tempo possibile al museo, quindi siamo venuti alla festa! Amo l’energia che questa giovane folla trasmette e credo che sia un evento con i fiocchi, soprattutto perché riesce ad ispirare persone giovani a venire alla galleria!».
Non solo a Toronto ma anche a Venezia
Questo genere di eventi non si svolge solo in Canada ma anche in altre parti del mondo. Ad esempio alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia durante l’estate vengono organizzate le serate “Happy Spritz” in cui nel giardino del museo si svolge un festicciola con musica e drink, e durante la serata ai partecipanti viene concessa la possibilità di visitare la mostra.
Facendo una breve riflessione sul concept dell’evento e sulla potenzialità dello stesso, immediatamente una domanda mi assale: l’Italia è costellata di musei, allora perché non vengono proposti più eventi come questi? Paragonando poi le feste canadesi e quelle italiane a cui ho partecipato, una differenza lampante è il livello di vivacità che contraddistingue quelle italiane. Si sa, “Italians do it better” anche in termini di festa, però quando si parla di educazione civica e di compostezza (soprattutto quando di mezzo ci sono opere d’arte dal valore inestimabile), mi sa che abbiamo qualcosa da imparare dagli altri.
Questa esperienza ha aggiunto una nota positiva al mio bagaglio personale facendomi riflettere sul fatto che arte significa anche diversità e che l’arte è pronta ad accogliere qualsiasi colore dell’arcobaleno. Infine sono ora consapevole che arte e musei non significano solo quadri appesi al muro, ma che c’è effettivamente una possibilità interattiva e divertente per farci apprezzare il nostro patrimonio culturale.
Vi é mai capitato di partecipare ad un evento simile? Cosa ne pensate dell’idea di combinare arte e divertimento? Secondo voi sarebbe possibile attuare anche in Italia un evento come il First Thursday?