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Unconventional marketing: il marketing di chi intende distinguersi

da 19 Settembre 2017Ottobre 25th, 20172 Commenti
Unconventional marketing

Immaginate di essere in una piazza affollata di gente, in cui tutti, nello stesso istante, urlano ciascuno il proprio nome. Ora ditemi, chi avete individuato? Chi scegliete?

Sicuramente non ne avreste la più pallida idea. Ciascuno è diverso, eppure nessuno riesce a distinguersi, a emergere, a farsi raggiungere.

Ciò che interessa, attira e fa parlare di sé non è la media, ma la sua deviazione standard. Tutto ciò, cioè, che emerge dal consueto, che si fa notare, che suscita curiosità.

Così anche nel marketing: se quest’ultimo o la campagna pubblicitaria non sono insoliti in qualche modo, quel prodotto puoi essere certo che risulterà invisibile. Certo, qualcuno lo acquisterà, ma solamente perché è novità o perché legato ad una scontistica che attira i consumatori che ricercano il best-price, best-deal. Di certo un prodotto banale, con brand banale, in un packaging banale acquistabile attraverso canali distributivi banali… Non sopravvivrà a lungo.

Come farsi spazio tra la folla urlante?

Innanzitutto è necessario rendersi conto che le dinamiche del mercato sono profondamente cambiate. L’aumento della capacità economica pro capite, l’ondata di Internet, così come l’esponenziale espansione delle grandi catene distributive e dei grandi centri commerciali, hanno portato il consumatore moderno a rapportarsi con un’offerta esageratamente vasta di prodotti esageratamente simili.

Viviamo in una realtà in cui abbiamo già soddisfatto tutti i nostri bisogni, non sappiamo più cosa desiderare e non abbiamo nemmeno più il tempo da poter dedicare alla ricerca di prodotti.

Come venirne a galla?

Le soluzioni sono due: o hai un prodotto straordinario, oppure puoi rendere te stesso, il tuo brand e la tua comunicazione, straordinaria.

Il modo di fare tradizionale, specie nel marketing, è old school e ormai out-of-date: è arrivata l’era del marketing anarchico. Dopo molti anni rinchiusa in quella scatola nera, la società si sta finalmente sporgendo fuori dalle mura dell’accademico, del rigoroso e del metodico: è il tempo della creatività, dell’irrazionalità costruttiva, dell’innovazione, del pensiero.

Allo stesso modo è necessario sempre più percorrere strade alternative anche nel marketing, in una parola sola: osare. Andare oltre il convenzionale. Oltre gli schemi. Oltre la comfort zone. Provocare.

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Think different

“Disrupt or be disrupted.” Sembra questa la strada da percorrere: distruggi i dogmi, rivoluziona, oppure il tuo business sarà rivoluzionato, comunque.

Grandi uomini d’affari, di business, o semplicemente grandi pensatori del passato, hanno da secoli promosso i valori del cambiamento, della messa in discussione di tutti quei pilastri che troppo spesso diamo per scontati, del reframing del problema, delle diversi luci e prospettive attraverso le quali una medesima situazione può essere vista e re-interpretata.

Come il diciottesimo secolo ha abbracciato l’ideale del progresso, il diciannovesimo quello dell’evoluzione e il ventesimo quello della crescita e dell’innovazione, allo stesso modo la nostra era ha in grembo l’ideale della distruzione creativa. Una teoria del cambiamento fortemente incentrata sulla consapevolezza della potenzialità delle piccole realtà e dei singoli individui: quante volte sono infatti state le start-up a rivoluzionare un settore sopraffacendo le più grandi multinazionali?

La distruzione creativa non interessa esclusivamente i prodotti: innovazione è mentalità. Ed il marketing non convenzionale è parte di essa.

L’antitradizionale, l’inconsueto, l’insolito possono essere trasmessi in modi molto diversi: ad esempio attraverso l’innovazione di prodotto, ma anche di forme o dimensioni, colori, caratteri estetici o funzionali diversi dal tradizionale.

O ancora, grazie ad una strategia social che punti ad alta visibilità e viralità. Magari attraverso un product placement veicolato da influencer piuttosto che da brand ambassador.

Ambient marketing: metti il tuo brand dove meno ti aspetteresti di trovarlo

A livello di campagna pubblicitaria invece, il non convenzionale che vogliamo trattare riguarda la promozione offline, a (quasi) zero budget, tipica di quello che viene definito ambient marketing.

Che un po’ ricorda di quando Red Bull, concordando con i supermercati il posizionamento delle lattine negli scaffali, chiese di essere messa ovunque… purché non fosse nel  reparto in cui tutti si aspetterebbero di trovarla: la zona bibite e drink.

La filosofia di questo tipo di marketing non convenzionale vive insomma di una solo vincolo: non avere regole. Non avere limiti, paletti, schemi.

Ma Red Bull non è stato il solo…

NIVEA

Nivea - ambient marketing

NIVEA promuove la nuova formula GoodBye Cellulite: non percepite forse già la differenza? Facile, brillante, d’impatto.

NIKE

NIKE - ambient marketing

Una sola parola: RUN. Così Nike esprime la sua ragion d’essere, il motivo della sua esistenza, il principio ispiratore di tutti coloro che abbracciano la sua cultura. L’esempio perfetto di coerenza tra messaggio ed evidenza!

AdBlock

AdBlock - ambient marketing

Piccadilly senza insegne pubblicitarie? AdBlock non si è fatto scappare l’occasione e ha subito visto in questo un buon modo per promuoversi!

Mastro Lindo

Mastro Lindo - ambient marketing

Mai notate strisce pedonali così bianche?!

Jeep

jeep - ambient marketing

È proprio vero che la Jeep non teme terreni scoscesi!

 

Una piccola questione da chiedersi a riguardo: quanto sono appropriate queste campagne e quanto invece possono essere considerate invasive? Il tema è caldo e in molti Paesi il fenomeno di brandizzazione dei luoghi pubblici non solo non è consentito, ma è addirittura punibile penalmente. In che direzione si sposterà il mondo? L’Ambient Marketing inonderà sempre più le nostre vite e la nostra realtà tanto quanto i pop-up fanno nei nostri pc?

 

Non solo brand: approcci non convenzionali all’etica

Le grandi multinazionali hanno capito come farsi notare fra la folla, ma non sono state le uniche a comprendere e sfruttare questa tipologia di driver pubblicitario. Anche le instituzioni e le maggiori organizzazioni non-profit hanno infatti capito che è giunto il momento di oltrepassare i rigidismi delle regole imposte: è il momento di usare inventiva e stimolare la società in modo sottile ma astuto da un lato, e sensibilizzare le masse con maggiore impatto dall’altro.

Alcuni esempi:

Incoraggiare i fumatori a non gettare i mozziconi in strada… Perché non così?

Incoraggiare i fumatori a non gettare i mozziconi in strada… Perché non così?

 

Ricreare un campetto per incentivare l’uso dei cestini.

Ricreare un campetto per incentivare l’uso dei cestini.

 

Come disincentivare l’uso delle borse in plastica… con una campagna d’effetto

Come disincentivare l’uso delle borse in plastica… con una campagna d’effetto

 

 

Romina De Stefani

2 Commenti

  • Luciana ha detto:

    Articolo FANTASTICO!
    Mi ha tenuta incollata allo schermo dall’inizio alla fine: spunti interessanti, originali e scrittura impeccabile!!

  • Marco Leopardi ha detto:

    Romina non ti conosco, ma mi sembra di aver parlato con qualcuno che conoscessi da tempo…. succede nelle affinità spontanee intellettive che scaturiscono da articoli serrati e stringenti come questo: dritti al punto, con esempi che sono come fari accesi nella notte.
    Mi sono iscritto alla newsletter. Spero di ripetere esperienze come questa.

    Buon lavoro e grazie del contributo

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