
Senza ombra di dubbio, Stranger Things è stata la serie dell’estate 2016. Con i suoi 14 milioni di spettatori nel solo primo mese dal suo rilascio, la hit di Netflix è diventata la terza per numero di visualizzazioni del famoso sito di streaming online (addirittura più di House of Cards e Narcos). Ma cosa si cela dietro a questo successo strabiliante?
A meno che non abbiate deciso di passare un’estate completamente disconnessi dal resto del mondo, di sicuro nei mesi appena trascorsi avete sentito parlare almeno una volta di una certa bambina inquietante di nome Eleven o visto una parete ricoperta da lettere dell’alfabeto e luci natalizie colorate.
Siete dunque incappati in Stranger Things, il più recente successo targato Netflix. Con i suoi otto episodi rilasciati il 15 Luglio, la serie ha raggiunto in pochissimi giorni dopo l’uscita un livello di popolarità online incredibile, inaspettato persino per Netflix e per gli stessi creatori, i giovani e fino a questo momento sconosciuti fratelli Duffer. È diventata infatti la serie originale on demand più popolare nei sette giorni successivi al suo rilascio (precisamente tra il 17 e il 23 Luglio) della storia.
Fonte: Parrot Analytics
Mostri, ragazzini e nostalgia
La serie, ambientata nel 1983 ad Hawkings, il tipico paesino americano in cui “non succede mai nulla”, racconta della improvvisa scomparsa del dodicenne Will Byers, avvenuta vicino ad un istituto governativo di ricerca scientifica.
Mentre la madre, l’affiatato gruppo di amici del ragazzino e il burbero sceriffo della città sono alla sua disperata ricerca, nella cittadina cominciano ad avvenire dei fatti particolari (Stranger Things, appunto), tra i quali spicca l’arrivo di un’inquietante bambina che afferma di sapere dove sia Will.
La trama non è di certo tra le più originali, ma la particolarità della serie non è da ricercarsi in una narrazione fuori dagli schemi. Ciò che la rende diversa dalle altre, e che ne ha decretato il successo, è il suo essere un’ode spassionata alla cultura pop degli anni Ottanta, e in particolare al cinema del tempo.
Stranger Things è infatti un tripudio di citazioni: l’elemento paranormale tipico di Spielberg, il gruppo di quattro amici inseparabili dei Goonies, la camminata sulle rotaie di Stand By Me. Tutto è curato nei minimi dettagli per immergere lo spettatore nell’atmosfera dell’epoca: dal font dei titoli di testa (l’ITC Benguiat, lo stesso utilizzato per le copertine dei libri di Stephen King) alla colonna sonora, nella quale spiccano Should I Stay or Should I Go dei Clash e Heroes di David Bowie.
Una degli stessi interpreti principali, la superba Winona Ryder, è l’icona del cinema del tempo, e la serie segna il suo ritorno sulle scene in veste di grande protagonista.
La sensazione che traspare guardando lo show non è però quella di assistere ad un semplice collage di riferimenti: Stranger Things ha saputo toccare le corde della nostalgia dei suoi abbonati, senza che i vari tributi risultassero copie sbiadite degli originali, ma donando loro carica emotiva.
Questa tecnica è chiamata vintage marketing: vengono ripresi i prodotti di successo e riproposti sul mercato ringiovaniti, ed il consumatore apprezza inconsciamente il rimando al passato perché lo riporta ad un periodo storico che ha vissuto (o che desidererebbe aver vissuto). Inoltre prodotti e brand che in passato hanno avuto largo successo hanno le basi pubblicitarie e di distribuzione in parte già preparate, perciò i produttori non devono fare grandi investimenti. Netflix in particolare sta puntando molto su questa strategia, investendo in numerosi revival (tra i quali spicca l’attesissimo ritorno di Gilmore Girls, rilasciato sulla piattaforma streaming il 25 Novembre scorso).
Marketing paranormale
Tale richiamo nostalgico ha funzionato talmente bene per Stranger Things che la serie ha superato ogni aspettativa. Ciò che però rende il suo successo ancora più interessante è l’aver saputo creare una hit grazie ad una strategia di promozione poco convenzionale rispetto alle solite campagne pubblicitarie. Vediamone alcune nel dettaglio:
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Twitch
Per creare hype attorno alla serie, Netflix ha avviato una partnership con il sito di livestreaming Twitch, ovvero la più grande community e piattaforma social di video per gli amanti dei videogiochi.
Netflix ha saputo usare brillantemente la piattaforma, organizzando un live broadcast di quattro ore che si è concluso con la trasmissione dei primi otto minuti dell’episodio pilota il 14 Luglio.
Il sito ha inoltre offerto un’esperienza interattiva (chiamata Twitch Plays Haunted Basement) agli utenti, i quali potevano aggirarsi nell’ormai celebre seminterrato di casa Byers, ed erano invitati poi da un gruppo di influencer ad esprimere le loro opinioni su cosa sarebbe poi successo nella serie.
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Realtà virtuale
Dopo il boom di Pokemon Go si sta cominciando a far sempre più ricorso ad esperienze di realtà virtuali per la promozione dei prodotti. Per quanto riguarda Stranger Things, il canale Youtube di Netflix ha rilasciato un video in cui gli utenti possono “visitare” i luoghi della serie a 360°. Il video attualmente ha più di un milione di visualizzazioni.
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Esperienze interattive
Oltre alla promozione social, sono disponibili sul web anche molte altre esperienze legate alla serie, come ad esempio un creatore di messaggi di testo personalizzati nel font utilizzato nella sigla.
Oppure ancora, un creatore di gif che permette all’utente di creare i propri messaggi con le luci natalizie (senza spoilerare nulla, le luci natalizie giocano un ruolo chiave nella trama dello show).
Sulla scia del successo strabiliante della serie, Netflix ha rinnovato Stranger Things per una seconda stagione, che uscirà quest’anno. Cosa aspettate dunque a iniziare con la maratona?