
Volkswagen dice addio ad una macchina che ha fatto la storia: dal 2020 il Maggiolino non verrà più prodotto.
La notizia era già nell’aria da qualche mese, ma ora è ufficiale: il Maggiolino non verrà più prodotto. L’ultimo esemplare sarà invece contenuto in un museo, che celebrerà la storia di una macchina diventata parte integrante della vita, della società e della cultura mondiale. Rivediamone insieme qualche tappa.
Dal 1938 ad oggi: una coccinella durata più di 80 anni
Volkswagen Typ1, il nome originale del primo modello Volkswagen, ottenne subito la simpatia e l’affetto del suo pubblico, tanto da venire soprannominata Maggiolino, come conseguenza alle sue forme tondeggianti. Ma forse pochi sanno che la sua produzione ebbe inizio nel primo dopoguerra, come un mezzo alla portata di tutti per garantire ai lavoratori di raggiungere i propri luoghi di lavoro in modo più semplice e veloce.
Dopo aver interpellato diverse case automobilistiche del tempo, la commissione venne delegata al grande complesso produttivo Volkswagen, che debuttò nel mercato tedesco proprio con lui, il Maggiolino. Era il lontano 1938.
Col passare degli anni il modello ebbe modo di crescere, riscuotendo via via un continuo e irrefrenabile successo: all’inizio degli anni Cinquanta iniziò ad essere venduto oltre i confini europei: in Brasile, negli Stati Uniti, in Messico e in Sudafrica.
La tecnica venne affinata, il design migliorato e aggiustato per rispondere alle esigenze e ai canoni di ogni tempo: lavorando su qualità da un lato ed estetica dall’alto, il Maggiolino finì per insediarsi nelle menti e nei cuori di generazioni e generazioni, che vedevano in lui un vero e proprio simbolo di appartenenza.
Non a caso lo stesso Maggiolino entrò nei ciak di grandi progetti cinematografici, nonché nella quotidianità della gente, riflettendosi in comparse in tivù, fumetti, riviste e foto d’epoca.
Il Maggiolino nella comunicazione: la campagna “Think small”
Anni Sessanta – Chi non ricorda la campagna “Think small” di Volkswagen, ormai diventato caso studio nei maggiori testi di marketing: un semplice imperativo, quello di “pensare in piccolo”, che cambiò il modo di pensare e di fare di milioni di persone.
In un contesto sociale in cui il grande era elogiato, specie in ambito automobilistico, Volkswagen cambiò rotta lanciando una pubblicità totalmente controcorrente, sia dal punto di vista stilistico che dal punto di vista tematico.
L’approccio della DDB Group, l’agenzia pubblicitaria che diede vita al “Think small”, era infatti del tutto inusuale per l’epoca: una foto del prodotto in bianco e nero, senza persone che ne dessero valore, e per di più rimpicciolito e collocato sul bordo di un foglio completamente bianco. Era una pubblicità rivolta ai lettori, rivolta al loro modo di vedere le cose, più che alla volontà di una vendita diretta. Un tentativo di raggiungere il lato emotivo delle persone, più che una pagina-catalogo. Un imperativo che diventava quasi una sfida: una chiara provocazione contro il consumismo di massa che stava sempre più prendendo piede nel mondo occidentale di quegli anni: “Pensa in piccolo”.
Bernbach, uno dei pubblicitari più famosi del XXesimo secolo, nonchè fondatore della stessa agenzia che curò questo progetto, incurante dei trend del momento, si fece promotore di un modo di pensare “diverso”, dove la diversità di opinione era un qualcosa di cui essere fieri, di cui farsi vanto, e non un qualcosa di sbagliato, di emarginante.
Addio, Maggiolino
Un addio sofferto quello per il Maggiolino: simbolo della rinascita industriale tedesca, quest’auto un po’ buffa ma amata da tutti, è entrata nei garage di miliardi di persone, riscuotendo un sentimento di nostalgia dei tempi passati.
Volkswagen coglie tutto questo e lo rielabora in chiave comunicativa nel nuovo spot ‘The Last Mile’, realizzato per salutare quest’auto e ripercorrere insieme a tutto il mondo il suo ruolo nella storia, nella cultura e nella società.
“Nonostante siamo separati, ci sarà un’occasione, ci sarà una risposta,… Lascia che vada così.”: sulle note dei Beatles, si sviluppa la storia di un bambino che si fa grande, che impara a guidare e poi corre ad una festa, con i capelli al vento e quegli occhiali anni Sessanta.
The Last Mile è la storia di un bambino che si fa adulto, che conosce una ragazza e dà vita ad una famiglia. E’ l’evolversi inesorabile della vita, delle generazioni, delle mode. Ma sempre con lui al fianco, quel vecchio Maggiolino sbiadito che non l’ha mai abbandonato, e con il quale ha condiviso gioie e dolori.
Il bambino cresce, e diventa vecchio. Ed ora, è il Maggiolino ad abbandonare lui. L’auto corre, scappa, va via lontano. Percorre strade deserte, entra in città, saluta il paese. Riceve il calore di tutti, persone di ogni etnia e classe sociale. Di ogni età. Tutti si uniscono per salutarlo, un’ultima volta. Storie di giovani, di sogni da realizzare, di famiglie. Tutti uniti a salutare quel maggiolino che prende il volo…
Qui si chiude la storia del Maggiolino, una delle auto più longeve di tutti i tempi. Dopo circa ottant’anni, è proprio lui a percorrere il suo ultimo miglio, lasciando spazio ad un capitolo nuovo, quello delle auto elettriche. E allora, come recita il clip di chiusura,
“Where one roads ends, another begins.”