
Hai mai sognato di fare street art tra le vie di Los Angeles? Vivere in una famiglia cubana e imparare la cucina locale? Andare alla scoperta del Grand Canyon, farti guidare nel deserto in groppa a un cammello?
Varie agenzie sono pronte a far sentire il turista sempre un po’ più local. E se anche l’esperienza di viaggio venisse fornita e fruita con una logica peer-to-peer? Perché non consentire a tutti di farsi guida e allo stesso tempo compagno di viaggio? Ecco come il turismo esperienziale è approdato in Airbnb.
Quante volte nei corsi di strategia e innovazione ci è stato detto che la chiave del successo è la rivoluzione. La rivoluzione, quella in senso positivo, il distaccamento dai rigidismi derivanti dall’inerzia, la completa distruzione degli schemi mentali che inevitabilmente abbiamo, l’uscita dalla scatola nera entro la quale tendiamo a pensare.
È questo il vero approccio di Airbnb: il disfacimento del settore turistico e la sua successiva ricostruzione a partire da zero. Si ridisegnano regole e paradigmi.
Partendo da San Francisco per poi diffondersi a macchia d’olio in tutto il resto del pianeta, la piattaforma numero uno di home sharing ha così reso possibile che camere d’appartamento, villette con piscina, bungalow sul mare e attici di montagna siano oggi condivisi con turisti da tutto il mondo.
Un sistema che porrebbe fine alla necessità di costruire strutture ad hoc, ottimizzando invece spazi già esistenti, ma inutilizzati. Un grande passo insomma verso una soluzione ed una concezione più sostenibile di turismo.
Focalizzandosi proprio sui protagonisti di questi viaggi e partendo in primo luogo da loro e dalle loro esigenze, Brian Chesky e la sua squadra, parallelamente all’alloggio, hanno recentemente introdotto un nuovo elemento: l’esperienza.
Airbnb Experience: di cosa si tratta?
Airbnb si rinnova e lancia Experience come risposta alle esigenze più sentite per un viaggiatore pronto a partire: abbracciare lo spirito locale da un lato e programmare la vacanza in modo facile e veloce dall’altro.
Rafting tra le cascate canadesi, meditazione in un tempio giapponese, corso di cuisine in un attico parigino: tutto questo è parte della nuova offerta della piattaforma rosa più famosa al mondo.
Tutto questo ora lo puoi fare con Airbnb.
Non saranno tour operator a guidarti e nemmeno guide locali bensì la gente del posto, pronta a condividere con te le proprie conoscenze, il proprio passato, la propria routine.
Airbnb Experience viene vista come compromesso perfetto tra avventura e organizzazione: da una parte, infatti, il contatto con i locali apre le porte ad una dinamica di viaggio molto più aderente alla cultura e all’etnicità della vita di tutti i giorni. Dall’altro lato, la prenotazione delle attività finisce per essere una soluzione valida e snellente di fronte alle criticità organizzative del pre-partenza.
“For many people travel’s easy. But it’s no magical”. Stress d’acquisto, voli, orari di partenza, scali, navette aeroporto-centro città. E ancora: musei, caos, code, orari di chiusura, promozioni, ticket.
Sarebbe bello viaggiare senza dover passare nottate a pianificare l’itinerario. E allo stesso tempo sarebbe intrigante avere un itinerario che ti permetta di avvicinarti alla vita locale, alla mente del popolo che ne fa parte.
Airbnb Experience è insomma un buon punto di bilanciamento tra l’improvvisazione e la pianificazione, tra l’essere turista e l’essere locale.
L’apoteosi del prosumerism
Gli effetti di questa novità non si limitano tuttavia alla sola sfera consumer: velocità e facilità di organizzazione dei viaggi e contatto con i locali sono solamente alcuni degli aspetti che Airbnb Experience tocca. In realtà quello che più desta interesse è tutto ciò che riguarda l’ottica di coloro che il servizio lo forniscono, i prosumer.
In altre parole: la così tanto citata globalizzazione, la conseguente rivoluzione IT e le interconnessioni in tempo reale a miglia di distanza, hanno fatto spazio a dinamiche economiche totalmente nuove e un tempo impensabili.
Grazie a Internet e ai nuovi mezzi di comunicazione parallelamente ad una sempre più ampia e sentita democratizzazione di pensiero e azione, il singolo ha avuto per la prima volta la possibilità di dire la sua e ora anche di mettersi in gioco offrendo lui stesso ciò che le grandi aziende offrono da anni.
Airbnb Experience risulta essere agli occhi di molti una delle massime espressioni della mini-enterpreneurship, del consumer che si fa producer (prosumer, appunto).
Un crowdsourcing che si auto alimenta grazie all’inventiva dei singoli utenti, che si ricreano, si reinventano e offrono al mercato un loro contributo.
Che ne sarà di Airbnb Experience?
Se da un lato il sistema ottiene enormi benefici dal peer-to-peer, dall’altro la struttura presenta anche alcune minacce: il pericolo cioè di ricadere in un calderone di offerta di scarsa qualità veicolata dalla mera ottica di profitto. In poche parole, un tentativo ostinato alla speculazione senza alcuna vera creazione di valore.
Dal lato opposto, reale è anche il pericolo che Airbnb si trasformi in una agenzia viaggi, rendendo commerciale ogni esperienza e privando gli utenti dell’esclusività e dell’etnicità che cercano e che li hanno spinti fin lì. Voler guadagnare sull’etnico ha infatti sempre finito per farlo diventare commerciale.
Affinché tutto ciò non succeda, è fondamentale che i valori che tengono in piedi il sistema vengano trasmessi a livello capillare: la volontà di interagire con culture diverse, essere curiosi, profondamente interessati agli altri e ai loro piccoli angoli di mondo.
Il ruolo di Airbnb è qui quello di proteggere le sue offerte, di puntare sulla qualità più che sulla quantità, di salvaguardare gli utenti tutelandoli e garantendo loro un effettivo valore aggiunto: non scadere cioè nel mainstream e non rendere le esperienze stesse mainstream. Dovrà tenersi lontana dalle offerte di tour operator e agenzie viaggi, distaccandosi da esse. Non sono loro i competitor che Airbnb vuole avere. Il segreto continua ad essere quello di varcare acque inesplorate. Solo lì la competizione si vince davvero.
Mettendo le persone al centro. Allontanandosi dal vicolo cieco della corsa al profitto. Mantenendo il focus sul motivo che ha portato alla nascita di Airbnb.
Sentirsi a casa ovunque.
Con chiunque.
Because travel has never really been about where you go, but who you can become.