
È cominciato tutto con i leggins. I leggings hanno fatto quello che le t-shirt non erano ancora riuscite a fare: sdoganare definitivamente l’abbigliamento sportivo ed elevarlo ad abbigliamento per tutti i giorni, lavoro scuola spesa eccetera.
In ogni caso non bisogna pensare che questo trend sia cosa recente. Neanche il termine “athleisure” e la sua prima occorrenza sono particolarmente nuovi: il Merriam-Webster dice chiaramente che il primo uso nella carta stampata è datato 1976. È quindi un processo, quello che negli ultimi anni ha reso l’abbigliamento sportivo “mainstream”.
Partiamo dall’inizio. Agli albori del ventesimo secolo qualcosa cambiò nei paesi industrializzati: il miglioramento delle condizioni di vita di una fetta di popolazione sempre più estesa concesse ai lavoratori più tempo libero da dedicare ad attività sportive e/o rilassanti. La ricerca di un abbigliamento dedicato era, perciò, diventata una vera e propria necessità: ecco nato lo sportswear, diventato activewear e, infine, ultimo traguardo, assurto ad athleisure. È il primo termine che esprime ufficialmente la commistione tra attività atletica (athl-), ma anche tempo libero e relax (-leisure).
L’abbigliamento sportivo traina un intero settore
Torniamo a oggi. In Italia la crescita di questo mercato, seppure in percentuali molto basse, ha raggiunto 6,3 miliardi di Euro nel 2019: non male considerando che il settore dell’abbigliamento è sostanzialmente immobile da decenni. A livello mondiale i numeri dell’athleisure sono di tutt’altra caratura, con tassi di crescita attorno al +40% nel 2018 rispetto al 2013 in Cina e 117 miliardi di dollari nel 2019 negli Stati Uniti.
Questa crescita significa anche che si fa più attività sportiva?
Sicuramente un percentuale di consumatori deve essere segmentata in questo senso, ma siamo convinti che non sia tutto qui. Dietro c’è una rivoluzione culturale e sociale che nel tempo ha assottigliato la differenza tra i capi dedicati ai due sessi, ragionando sempre più in termini di capi unisex.
Non soltanto: è ormai assodato che il mondo della moda prende ispirazione dalle strade portando lo stile urban sulle passerelle e non viceversa. Questo è uno dei motivi che ha portato l’abbigliamento sportivo ad affrancarsi definitivamente dalle palestre e dalla sola attività sportiva.
È quindi questa la “divisa” dell’uomo e della donna moderna? È la modernità delle abitudini di consumo, degli stili di vita, della velocità e dell’immediatezza che ci spinge a scegliere l’abbigliamento sporty per affrontare la giungla quotidiana delle nostre metropoli? Pare proprio di sì.
Lo sportswear come fenomeno culturale
Non si tratta, quindi, soltanto di sport e attività sportiva. Si tratta di cultura e stile, di moda e di abbigliamento sportivo. Si tratta di definire un nuovo concetto di urban style, in cui comodità e stile, funzione e fashion si incontrano e si influenzano. Il termine athleisure è l’unione di questi due elementi: performance e funzionalità, più comodità.
Ci si trova quindi ad assistere all’ascesa di sportivi in qualità di trendsetter e al tempo stesso di celebrità della musica che scelgono lo streetwear di “ispirazione sportiva”. Ovviamente il mondo della moda non si lascia sfuggire l’occasione, creando collezioni ad hoc per il nostro bisogno quotidiano di “sport”. E non esattamente a prezzo di mercato.
I 5 capi iconici dell’atheisure
Prendiamo ora in esame alcuni dei capi iconici dell’athleisure per chiarire meglio cosa intendiamo con l’unione di performance e comodità, funzione e fashion.
1) Partiamo dai cappellini
Parliamo sia dei classici berretti invernali, sia dei cappellini con visiera piatta o curva, discendenti del berretto delle divise della Major League Baseball. Insomma tutta quella serie di cappellini personalizzati con i loghi di associazioni e club sportivi che teniamo nei nostri armadi e che collezioniamo dall’alba dei tempi, e che sono diventati un accessorio irrinunciabile.

Jackie Robinson, Brookyln Dodgers, 1954 vs. oggi – foto da Pubblicarrello.com
2) La tuta
Il completo in acetato (ma non soltanto) ha fatto la storia e ora detta le regole della moda casual. Per chi la indossava soltanto ad allenamento o a casa nei momenti di relax, si è aperto un mondo: con lo sdoganamento di questo capo e il suo ingresso nell’Olimpo dei capi di moda tutto è cambiato. Pare che la tendenza di quest’anno, soprattutto al femminile, vedrà la presenza indiscussa di pantaloni con bordi laterali (side stripe pants) e l’origine dell’ispirazione ci pare evidente.

Olimpiadi di Los Angeles, 1984 vs. oggi
3) Cari leggins (o pantacollant, e forse anche yoga pants) è il vostro turno
L’invasione è cominciata qualche anno fa, ma le origini sono “nobili” (e storiche, ma noi ci limiteremo all’età moderna): i leggings sono, infatti, diretti discendenti dei fuseaux di Emilio Pucci, poi passati allo sci e alla danza. Diffusi ormai in modo spropositato, sono ora considerati perfetti per tutte le occasioni alla pari dei più classici pantaloni o jeans. Forse più di tutti, questi capi hanno avuto un percorso all’inverso: partendo dalla moda e facendosi strada nello sport. O forse, più di tutti, si trovano da sempre a loro agio in entrambi.

Fitness negli anni Ottanta vs. oggi
4) La felpa
O, come dicono gli Inglesi, sweatshirt. Nata esclusivamente per l’attività sportiva, è diventata un capo d’abbigliamento irrinunciabile: con o senza cappuccio, con tasca centrale e con o senza maniche, è diventata un must have per ogni armadio che si rispetti. Si accompagna, soprattutto nella versione hoodie (con cappuccio, per intendersi), a immagini iconiche dello sport (ovviamente) e del cinema.

Muhammad Alì, 1966 vs. oggi
5) E, infine, le sneakers
Arrivate direttamente dal mondo dello sport, e più in generale dell’esercizio fisico, sono diventate la calzatura da usare tutti i giorni. La prima occorrenza del termine è datata 1887, parola con cui The Boston Journal indicò “il nome con cui i ragazzi chiamano le scarpe da tennis”. Si trattava di scarpe con le suole gommate e più “silenziose” delle scarpe classiche (“sneak up on someone” è infatti l’equivalente di “avvicinarsi di soppiatto”).

Chuck Taylor, 1921 vs. oggi
I trend dell’abbigliamento sportivo nel 2020 (e non solo)
I capi iconici dell’athleisure sono parte di una rivoluzione culturale ormai assestatasi comodamente nelle nostre vite e nella nostra quotidianità. Questo non significa che i trend dell’abbigliamento sportivo non possano sconvolgere ancora il mondo dell’abbigliamento e le sue certezze.
Nel 2020 vedremo ancora un po’ di novità e la conferma di alcune delle tendenze degli ultimi anni; in particolare, ci pare ovvio, quella di utilizzare l’abbigliamento sportivo all’infuori della palestra.
Qualche trend da segnalare:
- abbigliamento sportivo di lusso: le grandi maison lanciano nuove linee di abbigliamento sportivo per intercettare un mercato in crescita. Tra capsule collection e collaborazioni tra stilisti di alta moda e grandi brand dell’abbigliamento sportivo (Adidas by Stella McCartney, Supreme by Louis Vuitton, ecc.) bisogna fare attenzione a non cadere nell’idea, vecchia ma non ancora del tutto accantonata, che l’abbigliamento sportivo sia di serie B (anche per il portafogli).

Naomi Campbell per Versace Gym
- I grandi ritorni: non tanto nostalgia, quanto il vintage che si rifà il trucco. Grandi marchi di abbigliamento sportivo che ritornano a vestire uomini e donne (e bambini) tutti i giorni. E poi eccoli di nuovo gli anni ’90 tra colori fluo, loghi macroscopici e capi oversize.
- Athleisure sostenibile: sempre più trasparenza viene richiesta alle aziende che entrano in questo settore e che non possono prescindere dai valori di wellness. Sostenibilità, green, impatto zero della produzione sull’ambiente naturale e umano, conscious: valori che ogni azienda che vuole entrare o rimanere nel ring del fitness fashion deve fare propri.
Sport sì o sport no?
In conclusione, perché tutta questa comodità è diventata improvvisamente necessaria?
Il punto è che la contaminazione tra abbigliamento sportivo e quello più classico è ormai in una fase più che avanzata. Lo sportswear continua a influenzare non solo capi di vestiario, ma soprattutto mode e stile, a livello di cultura globalizzata.
Ma cosa sarà lo stile poi? Ci risentiamo fra qualche decennio quando tutti questi capi saranno vintage e, probabilmente, ancora in auge.
Articolo a cura di Alessia Bortolotto.