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Bevande Futuriste, quando il futuro ha il gusto della tradizione

Bevande Futuriste nasce qualche anno fa, nel 2012, da un’idea di Alessandro Angelon, conosciuto dai MARKETERs al MakeIT!17. Il nome dell’azienda è eloquente: l’obiettivo è entrare in un settore di mercato piuttosto competitivo e farsi strada grazie a una visione rivoluzionaria – ma non troppo – dei soft drink.

Quando ho saputo della partnership tra il MARKETERs Club e Bevande Futuriste per il MakeIT!17 mi sono subito domandato dove avevo già sentito o letto il nome di questa azienda. Immediatamente un flashback: Padova, Piazza dei Signori, una tiepida domenica di quest’ultimo autunno, seduto in un bar che adoro per la sua semplicissima raffinatezza e la sua patina vintage, con davanti una bottiglietta di chinotto dalla bellezza ricercata ma con l’aria un po’ “old school”. Ho fatto una cosa che non faccio praticamente mai, ovvero leggere l’etichetta. Ed ecco da dove veniva il mio ricordo di Bevande Futuriste.

Era un prodotto bello e terribilmente buono, uno di quelli che ti spingono a informarti su chi ti ha dissetato. Inutile dire che poi il ricordo si era dissolto e riemergeva solo quando ordinavo un altro chinotto, tendenzialmente meno buono, da qualche altra parte. Ma perché gli altri chinotti ordinati non reggevano il confronto?

Quando i valori dell’azienda migliorano il gusto del prodotto

Prima risposta, piuttosto scontata: erano effettivamente meno buoni, almeno per il mio palato.
Seconda risposta, più ragionata: la bellezza. Quella bellezza che ho poi scoperto essere proprio uno dei valori fondamentali dell’azienda. Non si parla di una bellezza che si limita al packaging, ma una bellezza che diventa anche filosofia creativa e messaggio di cui il prodotto stesso è veicolo: per Bevande Futuriste c’è una bellezza che non è solo visiva, ma che è anche ideale, romantica, quasi rituale. Quello che propone Bevande Futuriste è un modo nuovo di dissetarsi, che sia piacevole alla vista, ineccepibile dal punto di vista etico, tradizionale e creativo assieme… e soprattutto, che non sia un complemento di altri momenti, ma un momento per prendersi cura di sé e coccolarsi. In pratica, Bevande Futuriste non vuole solo produrre e vendere soft drinks ma punta al bere come esperienza sensoriale a tutto tondo.

Ama_tè, il tè per chi si ama

Per riuscire a creare un’esperienza e non una mera bevanda, dietro alle tre linee di prodotto dell’azienda trevigiana ci sono tre parole chiave: selezione, salute, attenzione.
Perché nel ventunesimo secolo una persona dovrebbe bere un banale tè freddo standardizzato – pesca o limone che sia – quando un tè “futurista” può essere anche un toccasana dal gusto ricercato? Ed ecco che si spiega la linea ama_tè, fatta di tè verde rigorosamente biologico, selezionato con la cura che una persona metterebbe nel prepararselo personalmente – come un atto d’amor proprio, su cui gioca anche il nome della linea. Ama_tè è un tè che va vissuto come una medicina oltre che come un soft drink ed esiste in 5 diverse varianti di aroma che si adattano a ogni situazione, gusto e dieta.

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Cortese, la botanica frizzante per veri intenditori

Domanda simile è quella che ci si potrebbe fare nel pensare ai prodotti della linea Cortese (nella quale c’è il chinotto di cui sopra). Anche la risposta è analoga: qualità, qualità e ancora qualità – sotto forma di materie prime bio e processi produttivi che non prevedono l’aggiunta di conservanti o coloranti. Tutta questa qualità si traduce in salute, oltre che in un piacere per le papille gustative: il richiamo alla sapienza botanica fa emergere il lato quasi “medicinale” che anche questo tipo di prodotto ha.

 

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DiFrutta, il succo che si ribella ai bassi standard qualitativi

Ultima ma non meno importante – anzi, è forse il prodotto più apertamente ribelle rispetto al suo mercato di riferimento –  è l’ampia linea dei succhi e delle spremute, che prende il nome DiFrutta. Essa presenta 13 diverse varietà, dalle più classiche (Pesca, Pera Williams, Albicocca) alle più esotiche (Ananas del Costa Rica, Pompelmo di Israele…), tutte conservate nella più totale freschezza grazie al sottovuoto e al tappo twist-off che tanto ricordano le conserve della nonna. Questa sensazione di savoir-faire, di tradizione artigianale, traspare poi nel gusto ricercato che tradisce l’attenzione nella selezione delle materie prime, perché l’obiettivo di questo prodotto – così come degli altri – è svettare per qualità oltre che per gusto.

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E per quanto riguarda il packaging?

Lo ammetto, la prima cosa che mi ha incuriosito di quel fatidico chinotto è stato l’aspetto particolarissimo e al contempo semplice che aveva: una bottiglia in vetro da 200 ml con linea classica, etichetta decorata da un elegante arabesco fiorito e la sola scritta “Chinotto Cortese” visibile alla prima occhiata, in un font che sembra venire dal mondo del Grande Gatsby. Insomma, il packaging perfetto per trasmettere l’idea di un prodotto premium, tradizionale e innovativo assieme, pensato per un consumatore sofisticato che ami l’alta qualità o per un barman che tenga a quell’impercettibile ingrediente segreto nei suoi cocktail.
Ovviamente cambiando il prodotto, cambia il packaging: per le linee DiFrutta e ama_tè, al cui centro si trova la naturalità del prodotto, la bottiglia è studiata per evitare gli sprechi fin dalla sua costruzione. Essa è composta per oltre il 20% di vetro riciclato ed è prodotta con tecniche moderne che riducono al minimo la quantità di vetro necessaria, per sottolineare tutto il rispetto per la salute e per l’ambiente che questo tipo di prodotto ha.
Insomma, con Bevande Futuriste non si ha solo un prodotto eccellente, ma anche un abito cucito su misura per comunicare tutta la filosofia che c’è dietro il proprio drink.

In sostanza, questo è quello che Bevande Futuriste vuole essere: un modo rivoluzionario – futurista, appunto – di bere, che sia di alta qualità, lontano dalle logiche della massificazione, del cattivo gusto, del sacrificio della salute del cliente al fine di abbassare il costo del proprio prodotto. Il futuro nella visione di questa azienda passa di nuovo e necessariamente per una tradizione artigianale di altissima qualità, per una sapienza botanica ed erboristica dimenticate, per un’attenzione al giusto oltre che al buono e al bello, per un atto del bere che non va fatto di fretta ma con tranquillità quasi rituale.

Thomas Siface

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