
Titolo tesina: “Medioevo digitale: il 2110, la Grande Onda e le conseguenze storico-politiche”. Alunno: Martinelli Andrea. Anno scolastico: 2176/2177.
“Martinelli, se non la pianti ti caccio fuori”.
Storia all’ultima ora è sempre pesante. Soprattutto se sei uno studente di quinta liceo, è maggio, e la tua testa è più all’estate che all’esame che dovrai sostenere da qui a un mese e mezzo. Ne hai sentite di tutti i colori su quell’esame: che è facile, che è impossibile, che si copia, che copiare è impensabile; tutti i tuoi amici hanno il classico cugino che l’ha fatta in barba alla commissione, copiando direttamente dal libro. Alcuni sostengono addirittura di essere riusciti ad accaparrarsi la famigerata lettera verde, la busta che ogni anno a 3 giorni dalla prova viene recapitata scuola per scuola dal Ministero, e che contiene le tracce delle due prove scritte.
“Dovrebbe essere illegale ripassare tutto il programma al 24 di maggio”, protesta tra sé e sé Martinelli, mentre la prof fa una domanda alla classe che lui non ascolta. Qualcuno alza la mano, non qualcuno a caso, ma Chiara, che oltre a essere bella da mozzare il fiato porca miseria le sa sempre tutte: i suoi per Natale le hanno regalato l’enciclopedia in 24 volumi, come se lei non sapesse già abbastanza cose di suo. “Papa Francesco II”, risponde lei. Indovina? Risposta giusta. Che forte Chiara. È bella, è brava, e riesce pure a non fartelo pesare, non se la tira come le altre della classe, nonostante probabilmente ne avrebbe molto più diritto di loro. Ha avuto un mezzo flirt proprio con Martinelli in quarta, ma più di qualche lettera, un mazzo di fiori e un bacio rubato in riva al mare non c’è mai stato.
“Brava Chiara: era Papa Francesco II il pontefice dell’epoca. Si dice che il suo ruolo sia stato determinante ai fini del riassestamento del mondo dopo la Grande Onda, dando un apporto più laico e umano che cattolico e impostato, probabilmente favorito dal suo essere di formazione gesuita e dunque votato alla semplicità già da prima che il tutto accadesse”.
Capito di cosa si sta parlando, Martinelli decide di potersi distrarre di nuovo: sono gli argomenti della sua tesina, li sa a memoria e non ha bisogno di ripassarli ulteriormente; potrebbe farsi bello agli occhi della prof e rispondere alle sue domande, ma un misto di umiltà, pigrizia e menefreghismo fanno sì che non sarà oggi il suo giorno di gloria. La tesina gli è anche venuta particolarmente bene: ormai la bibliotecaria lo conosce, sa che dopo aver consegnato i documenti e firmato per l’ingresso andrà a parcheggiarsi davanti alla sezione storica, per vedere se ci sono tomi nuovi a tema “medioevo digitale”.
L’argomento lo ha sempre affascinato: il suo lavoro di approfondimento, infatti, indaga su molti degli aspetti che attengono al secolo di buio e alla conseguente ricostruzione del mondo dopo il disastro naturale conosciuto in astronomia come “la Grande Onda”. Suo nonno gli racconta sempre di quel 2110 e degli scienziati che venivano tacciati di complottismo: la tempesta solare più forte che il mondo abbia mai dovuto sopportare fu infatti sottovalutata del tutto, al punto che, nonostante fosse ampiamente prevista dagli strumenti dell’epoca, nulla venne fatto per prevenire l’enorme danno che ne conseguì. L’esposizione terrestre all’esagerato quantitativo di onde elettromagnetiche miracolosamente risparmiò la vita umana, che non venne minimamente messa in pericolo; al contrario, tutto quanto fosse digitale ed elettronico venne mandato in tilt irrimediabilmente, dalle bilance da cucina agli hard disk, dagli smartphone alle console di videogiochi.
Le conseguenze furono catastrofiche: per le aziende, i cui dispositivi sugli scaffali dei supermercati diventarono poco più che soprammobili e che dovettero riprogrammare i software da zero attendendo che uscissero pc con sistemi operativi riscritti a loro volta da zero; per le persone, che videro il loro patrimonio personale di foto, video e documenti andato in fumo; per l’umanità, che perse internet e tutto quanto su internet era contenuto, dai forum di confronto a Wikipedia. Il mondo, tutto ad un tratto, aveva perso la memoria.
A metà del primo decennio del 2000, i supporti fisici di qualunque tipo iniziarono a diventare obsoleti: il digitale sostituì qualsiasi cosa, dalla carta stampata dei giornali e dei libri alla carta chimica dei rullini fotografici e delle pellicole delle videocamere. Le foto delle vacanze, da un centinaio al massimo (e di solito erano molte meno, visti i prezzi dei rullini) iniziarono a diventare migliaia, alcune meno curate di altre, nella libertà di poter scegliere lo scatto migliore ed eliminare quelli approssimativi. Se già allora si iniziò a perdere l’usanza di stampare le foto, la “social network saga” (come vengono conosciuti sui libri di storia gli anni dal 2010 al 2050) fece il resto: le immagini venivano caricate sui social network, inizialmente in capienti album senza cernite o quasi, poi solo le migliori, infine qualche scatto particolarmente artistico, da condividere su Instagram (social fotografico dell’epoca) per rimpinguare la propria collezione narcisista di foto con filtri tecnicamente discutibili. Come se non bastasse, iniziò a essere di tendenza la creazione di contenuti temporanei, della durata di una giornata, che poi si autodistruggevano, non lasciando già allora traccia alcuna dei ricordi delle persone ma diventando un’ostentazione effimera del proprio vissuto, che se non fruita “live” (o quasi) veniva persa senza mai più essere recuperabile. Col senno di poi, un ironico e amaro presagio di quello che sarebbe stato di lì a poco.
Questa indigestione di supporti magnetici a discapito di quelli tradizionali decretò, appunto, il “medioevo digitale” che si venne a creare: escludendo la carta stampata dell’epoca, non si hanno testimonianze di nessun tipo di quegli anni, se non orali. Non ci sono foto o video che mostrino abitudini dell’epoca, non conosciamo la musica che veniva ascoltata, se non qualche brano che ha superato la crisi grazie all’incisione su dischi in vinile.
Ciò che ci perviene da quei tempi sono libri e giornali che descrivono, ad esempio, i vari social network: che tuttavia, anche una volta ristabilito l’ordine e rimessi in funzione i computer, nessuno mai ricreò. L’umanità, dopo un’iniziale fase di panico e disordini che causò anche ribaltamenti politici in molti Paesi, ritrovò se stessa e si riscoprì per quello che era in origine, tornando ad apprezzare l’analogico e non volendo più cedere alla dipendenza da digitale che si era venuta a creare. Tipografi e fotografi tornarono a lavorare nelle camere oscure, per soddisfare le richieste di persone le cui vacanze non furono più un insieme informe di scatti mai più sfogliati; mail e chat personali vennero rimpiazzate da telefonate e lettere, e le persone tornarono a vivere vite normali e piene, seguendo i propri ritmi e non più dei freddi algoritmi. Il mondo non rinunciò del tutto al digitale e alle sue indubbie comodità, ma si guardò bene dall’affidare tutto al cloud come fu fatto in passato: vennero emanate delle leggi contro la dipendenza dal digitale, atti e documenti ufficiali tornarono su carta e non su schermo, per questioni di sicurezza e di certezza della consegna, anche se un po’ a scapito di immediatezza e comodità. La quotidianità venne quasi completamente riorganizzata, per fare in modo che il mondo non conoscesse più un’epoca buia come quella a cavallo del primo secolo del 2000.
“Martinelli, sto parlando con te!”
Sorpreso nel suo dormiveglia elucubrativo e nel suo personalissimo ripasso storico, Martinelli alza la testa, e guarda la professoressa con aria interrogativa. Non ha idea di cosa gli abbia appena detto o chiesto, e dato che ormai la misura è colma, viene invitato ad andarsi a schiarire le idee con un po’ d’acqua fresca, per poi tornare ed essere più partecipe.
Con passo lento, esce dall’aula, e raggiungendo il bagno pensa a quello che farà appena arrivato a casa. Pranzo veloce, due o tre esercizi per il compito di matematica dell’indomani, poi allenamento e infine cena dal nonno, come ogni giovedì. Come ogni giovedì, il nonno inizierà a raccontare di quando era stato in California, e di tutte le ragazze che aveva avuto lì, durante il suo anno di scambio interculturale nell’Orange County. E come ogni giovedì, Martinelli e i suoi cugini si chiederanno quanto di vero ci sia nelle parole del nonno e quanto di inventato, dal momento che foto e testimonianze dell’avventura non ce ne sono più.
Chissà se il nonno c’è davvero mai stato poi, in California.