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Cover design: la storia dietro alle copertine Penguin Books

da 13 Novembre 2017Nessun commento

Se è vero che “non si giudica un libro dalla copertina”, è però altrettanto vero che questa svolge un ruolo fondamentale. Scegliere che libro leggere è un processo personale e complesso, che può dipendere da molti fattori. Può affascinarci il titolo, le prime parole che danno inizio alla narrazione, oppure possiamo amare l’autore e il suo modo di scrivere. Ma possiamo anche, molto più semplicemente, rimanere colpiti dalla copertina. La Penguin Books, storica casa editrice inglese, ce lo insegna molto bene.

Come (e dove) tutto ha avuto origine

Iniziamo dal principio, da quando un uomo poco più che trentenne ebbe una delle migliori intuizioni del Novecento. Più precisamente, torniamo a una stazione ferroviaria dove un treno in partenza per Londra ha un tale Allen Lane come passeggero.

L’allora direttore della Bodley Head, casa editrice ereditata dallo zio e fondatore John Lane, era di ritorno da un weekend passato in compagnia della cara amica Agatha Christie quando, all’improvviso, cercando qualcosa da leggere durante il viaggio, si imbatté in una bancarella stracolma di libri sporchi e rovinati, talvolta addirittura scollati. Come se ciò non bastasse, gli unici volumi venduti erano delle riedizioni economiche di opere vittoriane o delle riviste di scarsa qualità.

Indignato, Lane ebbe allora l’idea che avrebbe cambiato il mondo dell’editoria e la nostra vita per sempre: realizzare una serie di libri che facessero conoscere al grande pubblico la vera letteratura e i temi d’attualità. Non solo, questi volumi dovevano costare “come un pacchetto di sigarette”, così da poter essere acquistati da chiunque.

Ovviamente l’uomo pinguino, come venne soprannominato, non era il solo a esser giunto a questa consapevolezza. Per questo motivo osservò con curiosità ai precedenti tentativi di Victor Gollancz W.H. Smith (fondatore della WHS) e scelse di adottare come linea d’azione quella di J.M. Dent, suo vero predecessore nel campo dei libri tascabili e fondatore nel 1906 della Everyman’s Library, il cui obiettivo era quello di “pubblicare 500 pagine per uno scellino”.

Come fece Lane ad avere successo? Grazie a tre fattori: ampia scelta di generi e titoli, economicità e stile. Esatto, stile!

Un pinguino su ogni copertina

Lo stile grafico è sempre stato cruciale per il successo della Penguin Books. Il design semplice, accattivante e riconoscibile è sempre stato una priorità per Lane. Si racconta che, al momento della fondazione della casa editrice, egli fosse alla ricerca di un simbolo “dignified but flippant”, che potesse cioè unire solennità e leggerezza per rappresentare al meglio la filosofia del neonato brand. Il pinguino che in tanti conoscono e amano è nato durante una visita del designer Edward Young allo zoo di Londra. 

 

Immagine tratta da Book Cover Design: A Case Study of Penguin Books

Immagine tratta da Book Cover Design: A Case Study of Penguin Books

Un inno alla semplicità

Il design delle prime copertine era un inno alla semplicità, con la divisione a tre fasce orizzontali diventata nel tempo vero e proprio marchio di fabbrica della Penguin Books. La prima e ultima fascia, dello stesso colore, identificavano il genere del libro: l’arancione era utilizzato per i romanzi “generici”, il rosso ciliegia per i romanzi d’avventura, il blu scuro per le biografie, il giallo per le miscellanee e viola per i saggi.

Nel corso degli anni, diversi sono i nomi che contribuirono a rafforzare e a rinnovare l’identità dei Penguin. Primo fra tutti, nel 1947, fu il tipografo tedesco Jan Tschichold, che portò la semplicità agli estremi, introducendo due temi molto cari ai designer di oggi: i font sans-serif (il Gill Sans, per la precisione) e lo spazio bianco. Entrambi sinonimo di leggibilità ed eleganza.

 

Immagine tratta da Book Cover Design: a case study of penguin book covers

Immagine tratta da Book Cover Design: a case study of penguin book covers

 

Catturare con un’immagine l’essenza di un libro

Negli anni Sessanta, Germano Facetti, designer originario di Milano, ricoprì il ruolo di art director alla Penguin Books e donò una veste nuova alle copertine. Lo spazio bianco venne ridotto e la divisione a tre fasce orizzontali abbandonata, ma rimase l’alta educazione visiva che la casa editrice inglese voleva offrire ai suoi lettori. Facetti riversò nelle copertine la sua profonda conoscenza della storia dell’arte, accanto all’istinto infallibile su come una singola immagine potesse catturare l’essenza di un libro. Basti pensare alla cover realizzata per 1984 di George Orwell:

George Orwell-1984- Germano Facetti

O a quella per Murder in pastiche di Marion Mainwaring:

germano facetti penguin books

 

La Penguin Random House

Nel luglio 2013 la Penguin Books è diventata parte della “casa editrice più grande al mondo”, con un fatturato di quasi 3 miliardi di dollari, grazie ad un accordo tra il gruppo tedesco Bertelsmann e il britannico Pearson e alla conseguente fusione delle rispettive case editrici. 

Poco più avanti, precisamente nel 2016, la casa editrice ha deciso di tornare alla semplicità che caratterizzava le copertine delle prime edizioni e di lanciare una nuova versione dei Penguin Classics sotto la guida del direttore creativo Jim Stoddart.

La collana dei classici Penguin, infatti, vide per la prima volta la luce nel 1946, rendendo accessibili a tutti i grandi classici e contando circa 100 titoli. In occasione del 70esimo anniversario, si è mantenuto il formato 111×118 millimetri, mentre i titoli sono arrivati a più di 1.200. Le copertine monocromatiche e la divisione a tre fasce orizzontali richiamano invece il design originario dei tascabili.

Immagine tratta da Pocket Penguins – in search of the perfect Classic

Immagine tratta da Pocket Penguins – in search of the perfect Classic

 

Ma le attività e le iniziative portate avanti per rinnovare le storiche copertine non finiscono qui. Eccone due esempi: 

Colori iconici e nuove illustrazioni

Prima del 2016, il colore arancione, sinonimo di Penguin nel Regno Unito, non era mai stato utilizzato negli USA. Da qui l’idea di rilasciare una serie limitata di 12 classici americani con nuove copertine arricchite da un vivido arancione. Non solo. La Penguin ha assegnato al designer Paul Buckley il compito di “taking the iconic cover design and shaking it up while ensuring the brand was still recognisable, and without losing the integrity of the original designs that had stood the test of time”. Semplice, no?

Beh, questo è stato il risultato:

Orange-CollectionLe illustrazioni di Eric Nyquist si sovrappongono alle classiche copertine Penguin, così da aggiungere un tocco nuovo, che si combina armonicamente all’aspetto classico.

 

Essere o non essere, questo è il problema

Chi non conosce questa famosa frase che Shakespeare fa dire ad Amleto? La Penguin ha pubblicato le opere del “Bardo dell’Avon” fin dalle origini. Nel 1956 uscì la prima serie di Pelican Shakespeare: la Pelican books, marchio della Penguin Books dedicato alla saggistica, era stata infatti fondata con lo scopo di diffondere opere “educative” e non solo di intrattenimento.

In occasione del 400esimo anniversario dalla morte di Shakespeare è stata pubblicata una nuova versione delle opere con le copertine illustrate da Manuja Waldia. L’illustratore descrive il suo lavoro per “The Tempest” così:

 

The Tempest: from his island, the wizard Prospero raises a magical Tempest to rock his nemeses’ boat. The back cover shows Ariel tied to a tree by Prospero’s magic.

 

Immagine tratta da www.manujawaldia.com

Immagine tratta da www.manujawaldia.com

 

Ovviamente è impossibile includere in questo breve approfondimento tutti i designer e gli illustratori che hanno contribuito a rafforzare e rinnovare nel tempo l’identità visiva della Penguin Books. Così come è altrettanto impossibile racchiudere l’ampia varietà di copertine che hanno accompagnato la storia della Penguin Books prima e della Penguin Random House poi. Ho scelto di concentrarmi sui lavori più significativi e più rilevanti per il valore, il messaggio e la forza distintiva che li ha caratterizzati e che ha contribuito a rendere il piccolo pinguino una garanzia di stile e qualità.

 

Fonti:

Le copertine monocromatiche dei classici Penguin – Il Post

Allen Lane: l’uomo pinguino – Rivista Studio

Book cover design: a case study of Penguin Books – The writer’s academy of Penguin Random House

La casa editrice più grande al mondo – Il Post

Underneath the covers – The Guardian

 

 

Sara Sollevanti

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