
C’è sulla copertina dell’ultimo album di Taylor Swift, ma anche nel vecchio album di famiglia. In tanti non hanno mai scattato foto con una macchina istantanea, ma tutti riconoscono il celebre formato su cornice bianca delle vecchie Polaroid. Sembrava destinata a scomparire, invece la fotografia istantanea è ancora qui.
Polaroid: storia di un’icona
C’era una volta un’invenzione che divenne innovazione.
Come per tanti altri brand, anche la storia di Polaroid inizia così. Era il 1948 e un acclamato inventore e scienziato americano di nome Edwin Land diede vita alla prima macchina fotografica in grado di fornire immediatamente una stampa degli scatti, la Model 95 Land. Nacque così Polaroid, nei decenni successivi artefice della diffusione di queste iconiche macchine caratterizzate dalla capacità di fornire istantaneamente un risultato tangibile e da un design user-friendly, dovuto a funzioni spesso limitate allo scatto e alla regolazione di luminosità e da un’interfaccia intuitiva.
Il mondo della fotografia, fino a quel momento appannaggio di pochi appassionati, diventò in breve tempo appetibile e accessibile al grande pubblico. Complici di questa popolarità furono anche artisti di fama mondiale: negli anni ’70 Andy Warhol immortalò su queste pellicole personalità come John Lennon e Yoko Ono, Jerry Hall e Debbie Harry; più recentemente il celebre riquadro con bordo bianco ha ospitato ritratti di Kate Moss ad opera del fotografo Mario Testino.
È una favola da 3 miliardi di dollari di fatturato all’alba degli anni ’90, quella di Polaroid, ma come tutti i racconti destinata a giungere ad un punto di rottura. Con l’approdo al nuovo millennio il mancato investimento di Polaroid nel digitale in un mercato in repentina evoluzione rese la società vittima della trappola delle competenze; il drammatico calo delle vendite di macchine fotografiche e pellicole istantanee condusse alla decisione di interromperne la produzione nel 2007, a seguito della seconda bancarotta della società.
Se per molti questo evento segnò il decesso di uno strumento analogico tanto amato ma oramai obsoleto, non tutti si arresero alla sua scomparsa. Nel 2008 nacque infatti Impossible Project: ottenuti in leasing alcuni vecchi impianti per la produzione delle pellicole Polaroid nello stabilimento di Enschede, in Olanda, e con il supporto di alcuni ex-dipendenti della fabbrica, la società iniziò e tuttora continua a produrre pellicole compatibili con le vecchie macchine fotografiche. Anche Fujifilm, che fino a quel momento produceva la propria versione di pellicole, decise di sfruttare tale dipartita per colmarne il vuoto estendendo il proprio mercato al Nord America e distribuendo per qualche anno una linea compatibile con Polaroid Land per soddisfare l’ormai ridotta – ma non meno entusiasta – customer base di fedeli e nostalgici appassionati.
Quella per le pellicole compatibili con macchine Polaroid è una domanda ancora in vita proveniente non solo da fotografi di lunga data, ma esplicitata anche da un nuovo audience di giovani creativi interessati all’analogico e intenti a recuperarne il fascino – nella fotografia ma non solo, come dimostra la silenziosa persistenza del vinile nell’industria musicale.
La fotografia istantanea non si limita quindi a restare in vita, ma tende oggi a rinnovarsi e a fondersi con il digitale rivolgendosi a un target che comprende fotografi amatoriali e professionisti, coloro della generazione X che hanno seguito gli sviluppi di Polaroid nel tempo, giovani adulti e teenager della generazione Y che considerano vecchie e nuove fotocamere istantanee un prodotto alla moda da possedere e utilizzare ma anche experiencer e hipster attratti dal vintage.
Il segreto di questo silenzioso persistere è nel valore intrinseco di un gesto e un oggetto “reale”. Se nel digitale sfiorare lo schermo di uno smartphone per catturare un istante è sufficiente a renderlo eterno, dall’altro lato la consapevolezza che in ogni momento e in ogni luogo quello scatto sarà consultabile, modificabile, replicabile e condivisibile ne disperde il significato, frammentato tra le centinaia di immagini depositate con noncuranza nella galleria di un cellulare. La fotografia su pellicola diventa allora quella dei momenti preziosi, da conservare e custodire tra gli oggetti più cari, da incorniciare ed esibire solo a pochi fortunati, da regalare privandosene in favore di una persona speciale. Nell’istante stesso in cui si preme un tasto quell’attimo si fa reale come le persone che lo hanno vissuto, ed evolve in ricordo carico del valore affettivo che sui social non si può condividere.
Fotografia e gratificazione istantanea nell’era digitale
Indagando la perseveranza intrinseca nel mantenere in vita un mezzo di vecchia data come la fotografia istantanea non si può certo ignorare uno dei fattori cruciali che ne alimenta il successo. Ora come non mai il tempismo nella soddisfazione dei bisogni dei consumatori è un elemento fondamentale che tende a sovrapporsi all’istantaneità. Se per un verso tale necessità viene ampiamente appagata dai device a disposizione di chiunque, ovunque e in qualsiasi momento, le fotocamere istantanee oggi offerte al grande pubblico continuano ad affiancare a questo pregio caratteristiche da non sottovalutare quali la tangibilità e la durabilità nel tempo di ricordi chimicamente impressi in forma indelebile e momenti catturati in pezzi unici e originali.
La fotografia istantanea non solo resta in vita grazie a tali punti di forza, ma in virtù di essi si reinventa e rinnova. Fujifilm con le linee Instax Wide e Instax Mini, Lomography con Lomo Instant: design e tecnologia continuano a fondersi per offrire il piacere di vedere un’immagine prendere vita di fronte ai propri occhi e tenerla tra le proprie mani.
Non è poi così sorprendente che ci sia ancora spazio per questi prodotti, se si considera che Instagram deve la sua iniziale popolarità anche e soprattutto alla possibilità di applicare a foto in formato digitale dei filtri vecchio-stile che diano l’aspetto di una vera e propria immagine vintage scattata con una Polaroid, richiamata esplicitamente anche dal “vecchio” logo dell’applicazione.
Il ritorno delle fotocamere istantanee
È proprio lo smartphone il più grande competitor indiretto per le aziende intente a lanciare nuove fotocamere istantanee nel mercato, costrette a una sempre più accesa concorrenza all’aumentare della qualità che gli scatti da dispositivi mobili sono in grado di offrire.
La stessa Polaroid negli ultimi anni ha prodotto nuove fotocamere istantanee, forti dell’appeal nostalgico e della riconoscibilità del brand. Nel 2014 Polaroid Socialmatic, dotata di sistema Android per editare e condividere le foto sui vari social network e in grado allo stesso tempo di stampare immagini grazie alla speciale carta Zink (“Zero Ink” – senza inchiostro), e nel 2015 Polaroid Snap, a differenza della precedente priva di alcun tipo di schermo e incentrata sulla funzione principale di stampa.
C’è mercato per la nostalgia: Impossible Project lo ha intuito salvando più di 200mila macchine fotografiche dall’inutilizzo, e il mese scorso ha finalmente lanciato la propria prima fotocamera istantanea, Impossible I-1. Ispirata alle Polaroid tradizionali, con un forte richiamo all’analogico per la gioia di nostalgici e puristi, ma dotata di caratteristiche proprie del digitale.
Stampa su pellicola in formato classico, design minimale e un flash automatico grazie agli otto LED disposti in circonferenza, ma soprattutto una companion app per iOS e WatchOS a cui connettersi tramite modulo Bluetooth e che consente di gestire comando remoto e timer, ma anche impostazioni di scatto quali apertura del diaframma e velocità di otturazione.
“Don’t undertake a project unless it is manifestly important and nearly impossible”
Questo il parere del fondatore di Polaroid Edwin Land, colto al volo come suggerimento da Impossible Project.
Se ai tempi di Instagram e Snapchat immagini e ricordi sono ormai sempre più effimeri e temporanei, la fotografia istantanea sembra non ancora destinata a cedere interamente il posto al digitale; tenere una foto appena sviluppata tra le mani è un piccolo lusso e un breve viaggio nel tempo cui il mercato non sembra pronto a rinunciare.