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Lacoste, il coccodrillo francese denuncia dieci specie in via di estinzione

Lacoste, il brand parigino dell’alligatore, torna a far parlare di sé. Nata nel 1933 a Troyes, il marchio che rappresenta l’incontro tra lo sport e una regale eleganza continua a distinguersi nel mondo per il suo modo di fare comunicazione. Anche nel XXI secolo si parla di animali, ma questa volta il coccodrillo cede il posto a molte altre specie in via di estinzione con una campagna che lascia il segno. 

Prima dell’alligatore, c’era l’uomo.

Quasi un decennio prima della comparsa dell’animale che avrebbe segnato il suo arrivo nella storia della moda, il giocatore di tennis René Lacoste era già conosciuto per il suo impeccabile gioco, carismatico e dalla tecnica elegante.

Un uomo d’altri tempi, che negli anni Venti sapeva come far girare le teste in campo e fuori grazie a un atteggiamento raffinato e ricercato non solo nel comportamento, ma anche nell’abbigliamento. René Lacoste sarebbe diventato il fondatore del rinomato marchio e chi meglio di lui poteva esserlo? Il giovane giocatore stava già conquistando il panorama sportivo, diventando una leggenda del tennis, e avrebbe presto stravolto anche il guardaroba dell’uomo moderno.

L’Alligatore

Il primo riferimento al coccodrillo, che da lì a poco sarebbe diventato un marchio conosciuto a livello internazionale, è avvenuto nel 1923. Durante un viaggio per un match per la Coppa Davis di Boston un giornalista sportivo presente a un incontro tra Lacoste e il suo allenatore non sapeva che avrebbe dato il via a qualcosa di più grande del campionato di tennis.

Con una semplice scommessa, la storia è stata fatta: se Lacoste avesse vinto, l’allenatore Alan Muhr gli avrebbe regalato una valigia di coccodrillo che aveva colpito il campione francese.

Se vinci, te la compro

E così il giornalista del Boston Evening Transcript conia il termine di “Alligatore”. Un soprannome che il pubblico e gli ammiratori del giovane giocatore francese vedevano anche nel suo stile di gioco: forte e tenace, René Lacoste era il predatore del campionato.

Una descrizione, questa, che divenne presto il simbolo di Lacoste grazie al suo amico Robert George, che disegnò nel 1927 quello che sarebbe diventato il logo ricamato sul blazer di René.

1933: il Coccodrillo inizia a vestire lo sport

Dopo innumerevoli match e riconoscimenti “l’Alligatore” e André Gillier, il proprietario e Presidente della più grande compagnia francese di maglieria dell’epoca, danno vita al brand: nasce Lacoste, il brand che veste gli sportivi.

L’eleganza di René raggiunge quasi tutto il mondo sportivo. Iniziando la distribuzione tra tennisti e golfisti, il coccodrillo ben presto passa a diventare il marchio per qualsiasi uomo sportivo che voglia mantenere uno stile elegante-casual anche nel tempo libero.

Come il suo fondatore, elegante e assolutamente irremovibile nella buona condotta, il brand ha ben presto imparato a esporsi al mondo seguendo delle regole ferree. Il Coccodrillo non è solamente il simbolo di un momento storico nel mondo del tennis e della moda, ma si presenta già nei suoi materiali come un brand attento all’ambiente.

Nella sua ricerca di materie prime infatti Lacoste si impegna di procurarsi tutto ciò che va a favorire la protezione dello sviluppo sostenibile: il cotone non deve provenire da fonti a rischio o da uno sfruttamento umano.

Allo stesso tempo, il brand protegge strenuamente anche l’animale che fa da portavoce all’azienda: accanto alla lotta per lo sfruttamento dei bambini nel lavoro, Lacoste mostra interesse verso le specie d’estinzione tra cui coccodrilli, alligatori, caimani e gaviali (riferimenti all’impegno sociale e dello sviluppo di Lacoste, sul loro sito).

E adesso, il brand del Fair Play torna per enfatizzare l’importanza dell’attenzione per l’ambiente e per i suoi abitanti (umani e non). Da pochi giorni è partita una campagna di comunicazione a favore della protezione di alcuni animali di estinzione e, per farlo, Lacoste ha deciso di far “parlare” il suo stesso testimonial.

Gli animali, prima

Il Coccodrillo si fa avanti e dà spazio agli altri animali. Si sposta – letteralmente – per cedere il posto alle specie di estinzione. Ma non Lacoste va ben oltre al “semplice” esibizionismo della lotta per salvaguardarli: 10 animali a rischio hanno sostituito il famoso coccodrillo in un’edizione limitata delle storiche maglie bianche. Il numero di maglie disponibile? Per ogni collezione è stato reso disponibile un numero di maglie pari al numero di animali ancora in vita di ciascuna specie in via di estinzione.

La Vaquita 30
La Tartaruga Rugosa Birmana 40
Il Lepilemure Settentrionale 50
Il Rinoceronte di Giava 67
Il Gibbone di Cao Vit 150
Il Pappagallo Kakapo 157
Il Condor della California 231
Il Saola 250
La Tigre di Sumatra 350
L’Iguana di Anegada 450

Non molte.

Sembra assurdo pensare che siano sopravvissuti così pochi esemplari di ciascuna specie, eppure i numeri sono questi e la disponibilità delle maglie ha saputo indicare nel linguaggio della moda quanto sia facile che si arrivi a una vera e definitiva estinzione degli animali.

Tempo un giorno e qualche ora e tutte le maglie sono state vendute. La campagna di Lacoste è già sold out, ma la sua comunicazione continua e indirizza tutti gli appassionati o gli interessati che vagano suo sito a sostenere questa iniziativa indirizzandoli alla pagina di IUCN SOS Salviamo le nostre specie.

Contribuite al movimento, fate sentire la vostra voce assieme a Lacoste: #LACOSTESAVEOURSPECIES

Margian Laganà Ghadimi

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