
È servito un deserto per poter realizzare un’innovazione di successo: la storia della scarpa che respira.
Ormai è risaputo che le idee creative affiorino alla mente umana nei momenti più insoliti: proprio quando non ce lo si aspetta la creatività ci pervade portando con sé le risposte che stavamo cercando.
Al giorno d’oggi sembra che la creatività sia la risposta a tutto, ma siamo veramente sicuri sia l’unica caratteristica necessaria per avere successo? Scopriamolo insieme!
È il lontano 1992, il Sig. Polegato si trova nell’arido stato americano del Nevada e ha appena terminato gli innumerevoli incontri di lavoro per conto dell’azienda vinicola di famiglia e può, finalmente, dedicarsi al tempo libero. Entra nella sua camera d’albergo, indossa le sue vecchie e consumate sneakers di gomma ed esce per una passeggiata nel deserto. È estate e sebbene il sole stia lentamente raggiungendo l’orizzonte il caldo non accenna a diminuire e Polegato fatica a sopportare il disagio che le sue vecchie scarpe gli stanno arrecando, così afferra il suo coltellino tascabile e buca le suole per poter alleviare la sensazione di scomodità e continuare la sua esplorazione.
È proprio da qui che nasce la sua idea della “scarpa che respira”.
Polegato tornato in patria decide di ripensare a quel momento, lo ha impresso nella memoria, ritiene possa essere un’innovativa idea di business mai realizzata prima. Così si mette concretamente all’opera.
Ma non è un’impresa semplice: egli non ha la minima idea di ciò che voglia dire ideare e realizzare delle scarpe, il settore calzaturiero è un campo a lui completamente sconosciuto, così inizia a documentarsi e a collaborare con le università.
Dopo svariati tentativi e prototipi la scarpa prende forma, realizzando una calzatura in grado sia di traspirare, sia di bloccare l’ingresso dell’acqua.
Nei giorni piovosi non c’è cosa peggiore che arrivare a casa e ritrovarsi con le calze bagnate. Polegato dunque non perde tempo e brevetta la sua invenzione, preoccupato che qualcuno possa anticiparlo e copiare le sue illuminanti scoperte. Poi, indossando il suo abito più elegante, si appresta a bussare alla porta delle più grandi aziende calzaturiere italiane, è intrepido e non sta nella pelle, è pronto a raccontare la sua creazione convinto di sbalordirle.
Ma è andata veramente così? Diciamo di no, vede chiudersi tutte le porte in faccia.
Nessuno è interessato alla sua idea, eppure per lui è qualcosa di eccezionale, così non si arrende, lui ci crede per davvero.
Chiede un prestito alla banca e comincia con la produzione nella cittadina di Montebelluna, in un primo momento dedicandosi unicamente alle scarpe per bambini, e finalmente inizia ad intravedere la luce alla fine del tunnel. Le mamme ne sono così soddisfatte che inizia a realizzare scarpe da donna, e in seguito, anche da uomo.
Il suo successo non accenna ad arrestarsi e così nel 2002 entra nel settore dell’abbigliamento, e nel 2008 nel mercato sportivo andando a competere con i più famosi player nel mercato (Nike e Adidas), ma non si ferma qui, decide di acquisire Diadora, allora in condizioni di difficoltà, sarà una mossa strategica per procacciare competenze specializzate in un mercato a lui poco conosciuto? Può darsi.
Negli anni Geox ha vissuto momenti di prosperità, alternati ad altri meno fiorenti, e oggi è una multinazionale presente nella maggior parte dei paesi in tutto il mondo, attraverso circa 10.000 negozi multibrand e più di 900 negozi monomarca. Inoltre, ha più di 30 brevetti registrati e offre lavoro a più di 2000 persone.
Ma quali sono stati i fattori di successo dell’azienda?
In primis la comunicazione, non c’è marketer che non abbia mai pronunciato questo mantra:
“la differenziazione è la chiave del successo.”
Le sue strategie di comunicazione, nonostante andassero contro gli ideali degli inserzionisti, hanno da sempre una caratteristica ben precisa: la tecnologia del prodotto deve essere il messaggio centrale delle campagne. Questo gli permette di realizzare un unico messaggio idoneo ad un target molto più ampio, cosa che non accadrebbe se si focalizzasse solo sullo stile delle calzature.

Pubblicità di Geox: 1992 – 2003 – 2012
In secondo luogo, l’innovazione continua che include ogni aspetto aziendale, dalla tecnologia di prodotto al focus sui consumatori, con i negozi di proprietà, infatti, Polegato e il suo team vogliono osservare da vicino i clienti, intercettando il loro bisogno più latente e cercando di innalzare il livello di esperienza attraverso strategie omnicanale. Polegato non si ferma davanti agli ostacoli, anzi li affronta, vuole restare al passo con i tempi, innovando oltre l’immaginazione dei suoi clienti e presentandosi a loro in modo genuino, senza nulla da nascondere.
Essere creativi non basta, se alla creatività non si aggiunge concretezza e razionalità, elementi fondamentali per trasformare idee innovative in nuove opportunità di business da proporre al mercato.