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L’evoluzione della scrittura: la comunicazione nel tempo

Scrittura-comunicazione
La comunicazione esiste da sempre: non possiamo non comunicare e non potevano farlo neanche i nostri antenati. A tutti noi, ogni giorno, capita di comunicare in due modi diversi: con la scrittura e con la parola. Pur utilizzando modi e mezzi diversi, queste due modalità si sono evolute e migliorate insieme, seguendo i cambiamenti della nostra civiltà. Qual è la loro storia?

La cosa più affascinante che riguarda il mondo della comunicazione è come la scrittura e soprattutto il modo di scrivere si siano evoluti con la storia e con il tempo, seguendo i cambiamenti della cultura e della società.

Ma andiamo con ordine: come siamo arrivati a comunicare attraverso i servizi di messagistica istantanea, i social network, i messaggi vocali e le simpatiche emoticons? Come si comunicava una volta e come comunicavano i nostri antenati? Vediamo insieme come è cambiato il modo di comunicare a partire da lontano, dai primissimi segni rimasti migliaia di anni fa.

C’erano una volta i graffiti…

La scrittura ha accompagnato l’uomo in tutte le fasi della sua evoluzione. Tutto è iniziato 35 mila anni fa con i graffiti, segni chiamati anche pittogrammi. La loro particolarità? Erano comprensibili da tutti a prescindere dalla lingua parlata (un po’ come le emoticons che utilizziamo noi oggi invece!). Inizialmente la scrittura è nata come mero aiuto mnemonico: ad ogni disegno veniva associata una parola ben precisa. In questo modo non solo si comunicava, ma si stimolava anche il cervello a pensare, capire e successivamente esprimere un proprio pensiero.

L’evolversi della società e della civiltà ha trasformato anche il modo di comunicare. Fino a quel momento i graffiti erano stati scolpiti sulle rocce, ma con il passare del tempo questo modo di comunicare non era più adeguato al nuovo modo di vivere.

Sono stati quindi gli egiziani a mettere in pratica un nuovo modello di scrittura: i famosi geroglifici. Databili al 3000 a.C., i geroglifici erano la combinazione di elementi ideografici, sillabici e alfabetici attraverso i quali gli egiziani comunicavano tra loro: potevano essere incisi su qualsiasi tipo di oggetto, dalle statue ai monumenti, dalle tele ai muri dei templi.

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C’era una volta l’alfabeto greco e latino…

Con il passare del tempo, la popolazione è diventata sempre più colta e civilizzata. Nasce quindi l’alfabeto greco che poi si tramuta in alfabeto latino, il quale inizia ad essere utilizzato dai Romani attorno al V secolo a.C.

La vera evoluzione della scrittura si può osservare durante l’epoca rinascimentale: le persone più illustre iniziano ad utilizzare sempre più il linguaggio scritto sia per atti notarili sia per usi commerciali. Lo sviluppo letterario in Europa è così profondo da portare molte innovazioni nell’alfabeto latino, tale da generare un nuovo modello di codificazione grazie all’invenzione di nuovi strumenti.

C’erano una volta la carta e la penna…

Risale attorno al 1800 il primo uso della penna stilografica, in seguito a numerose richieste da parte di scrittori e disegnatori che volevano una penna che non macchiasse né i vestiti né le mani.

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Successivamente l’uso di questa nuovo strumento di scrittura inizia a risentire di qualche critica da parte di alcuni esponenti, tra cui László Bíró, un giornalista ungherese che era stanco di sprecare il suo tempo a riempire di inchiostro le penne stilografiche.

E così, a seguito di un’attenta analisi sull’uso dell’inchiostro utilizzato nella stampa dei giornali e dei quotidiani, nota che quest’ultimo si asciugava perfettamente e non lasciava alcun tipo di macchia o sbavatura. Assieme al fratello chimico György, László sviluppa una formula di inchiostro perfetto da utilizzare in una penna a sfera, la quale permetteva all’inchiostro di asciugarsi prima di depositarsi sul foglio di scrittura. Nel 1938 Birò deposita in Gran Bretagna il brevetto della sua invenzione: la penna a sfera, conosciuta oggi con il nome “BIC”.

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C’era una volta l’sms…

La carta è da sempre considerata il mezzo principale per la scrittura manuale, che era considerata più facile e veloce. Con il passare del tempo, però, l’invenzione di strumenti sempre più tecnologici, moderni e dotati di un livello elevato di design, hanno superato il semplice uso del foglio di carta.

Tutto è iniziato con l’introduzione nel mercato dei primi cellulari: wow! Che oggetto strano e fuori dagli schemi che i nostri genitori avevano tra le mani. Ci si poteva chiamare e persino scrivere: gli sms pian piano diventano sempre più di uso comune e familiare, e tra la società si instaura quindi un nuovo modo di comunicare. Il linguaggio mascherato dall’uso del telefonino presto sostituisce la chiacchierata o l’incontro al bar, al giornalaio o al panificio.

Anche lo scrivere un sms subisce con il tempo una evoluzione: dalla tastiera classica del cellulare, in cui per scrivere ad esempio la parola “ciao” bisognava schiacciare tre volte il tasto 2, tre volte il tasto 4, una volta il tasto 1, tre volte il tasto 6, si passò all’uso del T9. Una grande vittoria per tutti i fanatici degli sms: il T9 rappresentava velocità, modernità, facilità nello scrivere anche un messaggio lungo.

E come dimenticare le fantastiche promozioni estive o natalizie, in cui con pochi euro al mese si potevano inviare più di cento sms al giorno: una vera e propria goduria per tutti i teenager (e non solo!).

Ci sono oggi WhatsApp, Messenger, Twitter…

Oggi, con l’avvento degli smartphone e di sistemi di internet e di WiFi sempre più all’avanguardia, il nostro modo di scrivere e comunicare è ulteriormente cambiato. Quanti di noi scrivono ancora una lettera o un semplice sms?

Nel 2009, a seguito della diffusione e dell’uso di massa degli smartphone, è stato creato WhatsApp, un’applicazione basata sulla messaggistica istantanea. Una vera rivoluzione per il mondo della comunicazione e della scrittura dei messaggi: più facile e più veloce da utilizzare, grazie anche alle nuove tastiere dei cellulari in cui ad ogni tasto corrisponde una singola lettera o numero o simbolo.

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Per non parlare di Messenger, altra piattaforma legata a Facebook, che permette di scrivere e contattare qualunque utente sia iscritto al social network. E ancora Twitter, che con soli 140 caratteri ci dà la possibilità di esprimere un nostro pensiero o uno stato d’animo o quello che ci va di dire senza avere peli sulla lingua. In tempo reale tutti gli utenti iscritti al social possono vedere quello che accade nel mondo anche se non sono fisicamente presenti in quel determinato luogo (il live-tweeting è diventato un must).

Basta un semplice click o invio e tutti sanno tutto. Non ci sono ostacoli o barriere: tutto è trasparente e non ci sono segreti.

Ci sono oggi i messaggi vocali e le emoticons…

Fino ad ora abbiamo parlato dell’evoluzione che il modo di comunicare ha subìto in contemporanea con il nostro modo di scrivere: ora è giunto il momento di fare un ulteriore passo in avanti e di parlare dei messaggi audio o vocali.

Siamo sempre più di corsa ed immersi in una società e in uno stile di vita frenetico, in cui anche scrivere un semplice messaggio ci sembra una perdita di tempo. Oppure riteniamo che il messaggio che vogliamo comunicare possa essere mal interpretato: allora che fare? Semplice! Mandiamo una nota vocale.

Questa rappresenta la giusta via di mezzo tra il messaggio e la chiamata, non abbiamo tempo di scrivere né tanto meno di chiamare e così optiamo per la soluzione più semplice e veloce: teniamo premuto il tasto audio e via…parliamo fino a quando non abbiamo terminato quello che dobbiamo dire a chi riceverà quel messaggio.

E che dire delle emoticons? Il loro uso è paragonabile alla volontà di esprimersi con un messaggio ma la differenza è il loro significato ben preciso: una faccina che manda un bacino è diversa da quella che manda un bacino con il cuoricino. Il classico smile è neutrale, mentre l’altro smile più dolce esprime un messaggio più sentimentale. Per non parlare delle varie linguacce o faccine imbronciate.

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Anche questi sono modi di comunicare, e in qualche modo sono anche questi dei “geroglifici” moderni per esprimere qualcosa e dare al messaggio una chiave di lettura più ironica, seria o affettiva, un po’ come facevano nell’antichità gli egiziani nelle loro pergamene o papiri.

Ci sarà domani…

Se WhatsApp rappresenta oggi il nostro principale strumento di comunicazione, che cosa ci sarà un domani? Alcuni cambiamenti sono già in corso: ad esempio un altro social network che giorno dopo giorno aumenta il suo bacino di utenti è Snapchat. Oggi conta 150 milioni di utenti attivi al giorno, con circa 9 mila snap al secondo. Questa piattaforma non solo viene utilizzata per comunicare, ma anche per farsi notare e far vedere ciò che si fa durante la propria giornata.

Il video in tempo reale potrebbe, in un futuro, sostituire completamente la scrittura e quindi rivoluzionare radicalmente il nostro modo di comunicare? Staremo a vedere. Certo però che il profumo della carta e l’effetto delle tipologie di inchiostro dei vari modelli di penna rimarranno sempre i migliori strumenti di comunicazione, gli unici a ricordarci il nostro passato e gli unici a non essere mai sostituiti o dimenticati nonostante lo scorrere del tempo.

E voi cosa ne pensate e quale mezzo di scrittura e di comunicazione preferite? Meglio un messaggio su WhatsApp, un tweet, un messaggio vocale o una video-chiamata?

Barbara Todeschini

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