
Partiamo con un esperimento: quanti di voi conoscono la copertina di “Unknown Pleasures” dei Joy Division senza aver mai ascoltato il disco? Io scommetto moltissimi. L’immagine iconica di una copertina può entrare nell’immaginario collettivo ben prima di qualsiasi canzone, anche perché meno soggetta ai gusti personali. Le etichette discografiche hanno imparato subito questa lezione dando molta importanza alla veste grafica, anche in un’era in cui la fruizione musicale è soggetta a nuove leggi e meccanismi. Nasce da queste basi uno dei più fruttuosi sodalizi artistici: quello tra musicisti e illustratori.
Copertine che succedono tutti i giorni
Immaginate la classica giornata in cui vi ritrovate davanti al computer e dovete essere produttivi a tutti i costi. Non so voi, ma io comincio dalla compilation musicale. A volte chiedo aiuto a Noisli (un generatore di suoni rilassanti), ma quando ci vuole la spinta giusta apro Spotify, cerco tra le compilation pre-impostate e scelgo Indie Italia. Mentre cerco disperatamente ispirazione per un articolo, parte una canzone mai sentita. Non è però la canzone che attrae la mia attenzione latente, ma un quadratino giallo in basso a sinistra. E lo riconosco subito: è senza dubbio un “giallo Labadessa”.
La mia attenzione, ormai totalmente svincolata dal lavoro che avrei dovuto svolgere (sigh!), si concentra su quel quadratino giallo, quello della copertina d’album per intendersi. E riconfermo la mia intuizione: si tratta proprio di Mattia Labadessa, che scopro essere l’autore dell’artwork per il nuovo album dei Pinguini Tattici Nucleari. Quelli di “Me Want Marò Back” per intendersi, e sì, se non l’avete fatto dovreste proprio ascoltarla.
Da quell’epifania sono sorte molte riflessioni: il modo in cui l’immagine fosse riuscita ad attirare l’attenzione nonostante le dimensioni; quali altri casi di collaborazione tra artisti di diverse discipline ci fossero; la capacità del disegno di trasmettere lo stesso messaggio della musica, ecc.
Quello che è certo è che si tratta di un argomento estremamente vasto, sia a livello internazionale che nella storia della musica. Per inquadrare la questione è il caso di partire da una panoramica di questo felicissimo sodalizio, dalla sua nascita negli Stati Uniti degli anni ’40 agli illustratori italiani contemporanei degni di nota, per restringere il campo al mondo dell’indie rock.
La copertina di “Mezze Stagioni” degli Ex-Otago realizzata dall’illustratrice Olimpia Zagnoli
Perché la copertina può fare la differenza
A questo punto, sorge spontanea una riflessione sulla fruizione musicale ai giorni nostri.
Il fatto che lo spazio di una copertina d’album si sia ridotto a un quadratino nell’angolo di uno schermo fa capire quanto importante sia far sì che il fruitore possa riconoscere gli autori di un progetto al primo sguardo. In effetti è proprio quello che è successo a me. Quello che ho riconosciuto, a parte l’appartenenza a un genere musicale familiare, è stato proprio l’angolino dedicato alla copertina, che nel mio caso ha saputo fare la differenza. Nell’era di I-Tunes e Spotify, creare un artwork vuol dire sapere che il fruitore ne vedrà una versione in miniatura.
Il primo e più basilare ruolo di una copertina è quello di creare un prodotto artistico in grado di veicolare lo stesso messaggio del musicista, riuscendo a visualizzare l’atmosfera musicale di un disco. In questo le intenzioni tra illustratore e musicista devono combaciare.
Tuttavia, la funzione di “specchietto per le allodole” per spingere all’acquisto di un disco ha assunto un ruolo sempre più prominente date le nuove circostanze. Ecco che la copertina disegnata diventa così anche il marchio di fabbrica di un gruppo o di un musicista, riconoscibile tanto quanto il prodotto musicale. Si tratta più che mai di un’esperienza a tutto tondo.
La nascita della copertina album: da packaging a forma d’arte
La copertina, all’inizio della sua storia, era intesa meramente come packaging. A fare la rivoluzione fu Alex Steinweiss, il primo Direttore Artistico della Columbia Records, a soli 23 anni. Nel 1940 Steinweiss, che aveva reso suo il principio della Gesamtkunstwerk (letteralmente “sintesi delle arti”), diede vita alla album cover art: una nuova espressione artistica destinata a diventare sempre più parte della cultura popolare.
La strategia di vendita dell’industria discografica rese l’illustrazione un mezzo artistico per attirare l’attenzione, coinvolgere e soprattutto trasmettere emozioni condivise. Lo stesso Steinweiss iniziò a disegnare le copertine dei dischi di musica classica, prima venduti in anonime confezioni di carta marrone. Da qui il passaggio ad altri generi, in primis il jazz, fu quasi immediato. Come ha affermato Francesca Pignataro nell’ultimo numero di Illustratore Italiano, “la copertina disegnata […] rappresentò […] una strategia di vendita che indubbiamente fece da propulsore per l’industria discografica del tempo”.
Quando un’illustrazione vale più di mille fotografie: sodalizi artistici e nuove forme di espressione
Fu allora che i musicisti stessi cominciarono a intravedere la possibilità di esprimere la propria musica attraverso le immagini in un concept artistico e sensoriale a tutto tondo. Ancora oggi le implicazioni di questa intuizione sono moltissime. Basti pensare a un genere, quale il metal, che ha quasi del tutto affidato la propria espressione artistica visiva all’illustrazione, quasi un canone stilistico.
Inevitabilmente intenti e visioni comuni hanno dato vita a sodalizi duraturi, giusto per fare un paio di esempi: i Moderat con il collettivo Pfadfinderei e i Radiohead e Stanley Donwood.
Si arriva anche ai nostri italianissimi Tanino Liberatore e The Bloody Beetroots oppure Roberto Vecchioni che ha collaborato più volte con Andrea Pazienza.
La cover dell’album “II” dei Moderat a opera del collettivo Pfadfinderei
Ci sono anche musicisti che illustrano le proprie copertine: Francesca Pignataro nomina l’album “Wall & Bridges” di John Lennon, fino ai più recenti Grimes e Wayne Coyne dei The Flaming Lips.
Per l’Italia abbiamo Davide Toffolo, musicista dei Tre Allegri Ragazzi Morti e disegnatore che ha creato l’intero concept visivo per la sua band.
Infine, l’evoluzione del rapporto tra disegno e musica può arrivare anche a band immaginarie che esistono solo dietro il concept stesso. In un questo caso l’esempio più eclatante è quello del fumettista Jamie Hewlett che con Damon Albarn dei Blur ha ideato i Gorillaz.
Insomma l’illustrazione e la musica hanno dimostrato e dimostrano che il loro è un sodalizio solido e fertile ancora oggi: le due discipline sono cresciute assieme nel tempo e gli artisti insieme a loro.
Anche l’evoluzione dei mezzi e delle tecniche di espressione artistica testimonia il costante e mutuo contributo tra artisti: video musicali, graphic novel, performance di disegno live rappresentano tutta una serie di progetti di natura ibrida a riprova che questa felice unione non ha ancora esaurito la sua vena d’oro. Nel caso delle performance di disegno live soprattutto, il palco di un concerto diventa anche il palcoscenico ideale per l’interazione tra arte visiva e musica: non è più solo comunione di intenti, ma una fusione. E così che anche il disegno diventa atto performativo e perfino spettacolo.
Illustratori di oggi da tenere d’occhio e d’orecchio: i magnifici 5
In questo excursus sul mondo della musica illustrata sarebbe stato anche bello, ma impossibile, elencare la totalità delle collaborazioni dalla nascita della cover album art fino ai giorni nostri. Ho deciso, però, di darvene un’idea riunendo qui di seguito un assaggio di questo mondo. Mi limiterò in questo elenco solo ai progetti più interessanti, e recenti, tra illustratori italiani e musicisti e cantautori italiani di rock indipendente.
Quindi non solo cover album e, soprattutto, non una classifica.
Olimpia è illustratrice e artista tra le più interessanti, molto apprezzata anche in America e Giappone. Legata al mondo dell’editoria e della moda, è creatrice di copertine per riviste italiane e internazionali, quali La Repubblica e il New York Times.
Di recente è stata nuovamente premiata dalla prestigiosa Society of Illustrators of New York.
Per quello che concerne la nostra speciale mini-enciclopedia, le sue attività con musicisti italiani, più o meno conosciuti, sono molte (tra cui la copertina di “Mezze Stagioni” degli Ex-Otago a inizio articolo).
Partiamo dalla collaborazione con i Green Like July, band italiana di rock indipendente, per cui ha curato la copertina e un paio di video.
Prendiamo per esempio “Borrowed time” in cui Olimpia crea un’inedita versione in carne ossa dei personaggi delle sue illustrazioni.
“Moving to the City” è un altro video ideato e diretto da Olimpia sempre per i Green Like July. In questo caso sono le illustrazioni sfuggono alla pagina e diventano animazione.
Ultimo caso, questa volta in collaborazione con Bugo nel video di “Non ho tempo”, vede il cantautore muoversi sullo sfondo delle immagini illustrate di Olimpia.
Davide Toffolo è il classico esempio di musicista-illustratore, quindi una creatura a due teste che si esprime attraverso entrambi le arti. Davide Toffolo è stato fortemente influenzato da Andrea Pazienza, importante fumettista che abbiamo già avuto modo di nominare.
Toffolo ha ideato il concept artistico della sua band, i Tre Allegri Ragazzi Morti (per l’etichetta La Tempesta Dischi), per cui ha curato gli artwork e le maschere/teschio simbolo della band.
Un aspetto molto interessante di Toffolo è che collabora con moltissimi altri musicisti, da solo o con i TARM, sia come musicista che come disegnatore.
Proprio quest’anno ha deciso di collaborare con quello straordinario chitarrista che è Adriano Viterbini e i suoi Los Indimenticables, suonando ai loro concerti, ma soprattutto facendo performance di disegno live, “[…] Musica e disegni in un solo spettacolo”.
Ecco un assaggio dalla sua pagina Facebook:
Sio, ovvero Simone Albrigi, fumettista e youtuber, è particolarmente attivo con il suo progetto irriverente e demenziale di nome Scottecs.
Grazie al successo della sua pagina, sono nate collaborazioni e video musicali dove le sue pazze creature seguono letteralmente (anche troppo) il testo delle canzoni.
Gli esperimenti degni di nota sono quelli con Lo Stato Sociale (sotto l’etichetta Garrincha Dischi di Bologna) di cui ha curato il video de “L’Italia peggiore”, mentre per Elio e Le Storie Tese ha realizzato il video di “Luigi il pugilista” e “Il primo giorno di scuola”.
Lo Stato Sociale e Sio hanno anche dato vita alla b-side del 45 giri de “La musica non è una cosa seria”. Si intitola “L’invenzione dei piedi” ed è Sio che “canta” nel suo riconoscibilissimo stile nonsense mentre il gruppo bolognese si dedica alla base musicale e ai cori. Si tratta in questo caso di un processo inverso rispetto a quelli descritti in precedenza, in cui è il disegnatore che diventa “musicista”.
Illustratore e fumettista, Alessandro Baronciani ha realizzato numerose cover album per artisti quali Baustelle, Perturbazione, Bugo e Tre Allegri Ragazzi Morti.
Il progetto forse più interessante che si inserisce nella nostra lista è quello che lo lega a Colapesce con cui ha firmato nel 2015 la graphic novel intitolata “La distanza”. Si tratta di una storia scritta a quattro mani con Colapesce, giovane cantautore italiano, mentre Baronciani si è occupato della realizzazione grafica del fumetto edito dalla Bao Publishing. Questa volta il disegno è padrone della scena, ma è interessante l’esperimento nato da due sensibilità artistiche che trovano una differente forma di espressione.
I due collaborano da tempo influenzandosi l’un l’altro, basti pensare che ben prima di iniziare questo sodalizio artistico, lontani dal conoscersi personalmente e dalle collaborazioni a venire, una canzone contenuta nell’album di debutto di Colapesce, “Un meraviglioso declino” era stata dedicata a un libro realizzato da Baronciani, “Quando tutto diventò blu”.
Per finire, già nel 2013 i due avevano avuto modo di collaborare insieme in una performance simile a quella di Toffolo con Viterbini, ovvero la proiezione di designi live durante concerto.
Citiamo per ultimo il buon Martoz, chiamato in causa anche da Francesca Pignataro nel suo articolo pubblicato da Illustratore Italiano.
Martoz è uno dei più promettenti illustratori under 30 in Italia. Nel 2017 per la stampa del vinile del disco di esordio di Giorgio Poi “Fa niente” è intervenuto proprio Martoz a curarne l’artwork reinterpretando graficamente la fotografia della copertina d’album.
Anche i due singoli inediti inseriti nell’edizione speciale in vinile, “Semmai” e “Il tuo vestito bianco”, sono stati realizzati da Martorelli che ha continuato la sua opera di reinterpretazione delle grafiche originali dell’edizione in cd.
* Menzione d’onore
In ultima una menzione speciale per due di quelle etichette discografiche senza le quali queste collaborazioni non sarebbero state possibili. La Garrincha Dischi di Bologna è una di queste. Tra gli artisti del suo palmarès ci sono illustratrici del calibro di Sarah Mazzetti e Giulia Sagramola che si prestano a realizzare copertine disegnate per Lo Stato Sociale, Io e la Tigre, L’Orso e molti altri progetti, più o meno conosciuti. Altra casa discografica da menzionare è La Tempesta Dischi di Pordenone, fondata (udite udite!) da Enrico Molteni, bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Anche in questo caso una casa discografica prende sotto la sua ala musicisti e illustratori: alcuni nomi del panorama musicale sono i TARM, Ex-Otago, Sick Tamburo, Le Luci della Centrale Elettrica, mentre tra i disegnatori abbiamo Davide Toffolo, Michele Bernardi, Olimpia Zagnoli.
Si tratta di veri e propri collettivi di autori impegnati su più mezzi artistici, quasi delle famiglie, all’interno delle stesse etichette.
Le prove che disegno e musica si incontrano e si uniscono, influenzandosi, spalleggiandosi l’un l’altra fino a una terza, potente via di espressione ci sono. Questo porta a ragionare sulle categorie di disegno, illustrazione e fumetto che appaiono molto labili, in quanto la capacità di definire arti per loro natura ibride e dedite alla sperimentazione, risulta essere quanto mai forzata. Per non parlare di quando il connubio coinvolge un’altra arte, estesa e cangiante, come la musica.
È certo che si tratta di una realtà quanto mai attuale, internazionale e nazionale, in grado adattarsi ai nuovi mezzi di fruizione fino a condizionarli. Questo ci fa pensare che l’evoluzione di questo felicissimo connubio non sia destinato a finire e che anzi il meglio debba ancora venire.
Quindi, occhi e orecchie bene aperte.
Per saperne di più:
Pignataro F. (2017), I dischi disegnati. Illustratore Italiano, 7+8, pp. 62-71
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25 copertine di dischi disegnate da grandi fumettisti italiani
Oppure: www.lospaziobianco.it