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Ricardo Semler: la follia che funziona

Ci può essere una vera democrazia all’interno di una realtà aziendale di grandi dimensioni?

Sì. Ne è la prova un’azienda protagonista di una delle trasformazioni più straordinarie nell’ambito dell’organizzazione aziendale, che ha aumentato le proprie entrate da 4 milioni di dollari nel 1982 a 212 milioni di dollari nel 2003 e oggi viene presa a modello d’ispirazione da varie imprese nel mondo.

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Si tratta della Semco Partners, azienda il cui modello di business consiste nello stringere partnership commerciali (attraverso contratti di joint venture) con aziende globali che desiderano entrare nel mercato brasiliano.

A queste la Semco fornisce competenze manageriali, accesso diretto al mercato, una profonda conoscenza del consumatore brasiliano e del territorio nonché un’esperienza sessantennale nella conduzione e lancio di attività imprenditoriali in Brasile che l’hanno portata a collaborare con innumerevoli multinazionali.

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A guidare il successo della Semco attraverso l’adozione di un modello organizzativo estremamente innovativo è l’amministratore delegato e proprietario di maggioranza Ricardo Semler.

Nato a San Paolo nel 1959, dopo la sua successione al padre Antonio (fondatore della Semco) l’azienda ha superato il periodo di crisi dovuta all’iperinflazione del 1990. Oggi può vantarsi di essere conosciuta globalmente per la sua forma radicale di democrazia industriale. E proprio da questa prospettiva progressista l’impresa è stata completamente stravolta: da struttura piramidale a un’organizzazione circolare composta da un piccolo livello centrale dove si integrano i movimenti della compagnia, un secondo formato dai responsabili dei dipartimenti e un ultimo enorme livello più esterno di dipendenti associati e di coordinatori.

Ognuno può offrire i propri suggerimenti. Si formano centinaia di ristretti sottogruppi dove non viene imposto un capo, ma si permette all’indole dei partecipanti di formarne uno. Tutti i leader, tra cui lo stesso Semler, vengono sottoposti due volte all’anno a valutazioni che devono superare il 70% dei voti favorevoli, pena la rimozione dall’incarico.

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Lo stile della Semco si concentra sull’importanza della vita e sulla valorizzazione del benessere di tutti i lavoratori i quali, senza distinzioni, hanno il diritto di contribuire attivamente alle decisioni aziendali, ovvero a ciò che il CEO definisce management partecipativo.

L’obiettivo dell’intera organizzazione è di occuparsi delle persone senza tenerle sotto controllo, tutti sono liberi di gestirsi autonomamente. Lavorano dove vogliono e l’orario lo scelgono loro, senza regole e senza costrizioni: una democrazia industriale.  Possono svolgere il proprio lavoro in una qualsiasi sede associata che possa facilitare loro l’attività, così da essere più vicini ai clienti e non doversi allontanare troppo da casa. Per rendere il tutto più utopico essi decidono pure quante ore lavorative svolgere e chi vogliono come diretti superiori.

Per comprendere meglio la rivoluzione psicologica ed aziendale avviata da Semler, l’uomo della democrazia industriale ha raccolto i suoi pensieri ed il ragionamento, che lo hanno condotto a questa follia funzionale, e li ha trascritti in un’autobiografia intitolata “Senza gerarchie al lavoro”.

A spingerli a lavorare efficientemente è lo stipendio, definito da loro stessi. Tale incredibile libertà è concessa perché essi partecipano alla condivisione dei profitti dell’unità in cui lavorano: se chiedono troppo di stipendio, anche i loro colleghi vorranno troppo e i dividendi si ridurranno.

Indipendentemente da come decidono di lavorare ciò che si osserva è il risultato finale del lavoro indirizzato dal senso di responsabilità dei singoli dipendenti.

La partecipazione dà alle persone il controllo sul loro lavoro, la condivisione del profitto li motiva a fare meglio, l’informazione comunica loro cosa funziona e cosa no

C’è da chiedersi se questa organizzazione “trasgressiva” possa funzionare anche in Italia.

Margian Laganà Ghadimi

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