
“Questa crisi è anche una meravigliosa opportunità per ridare valore all’autenticità”.
Giorgio Armani
Inizia quasi con questa frase il 2020 e con una pandemia mondiale che porta a riflettere sui diversi aspetti della nostra vita, su noi stessi e sul mondo, che proprio quando pensiamo di averlo capito in un attimo cambia.
Un anno difficile questo, complicato, fatto di una storia del tutto inaspettata che mai nessuno si sarebbe potuto immaginare, se non scritta dentro le pagine di un libro. Ebbene no. Il ciclo all’interno del quale quotidianamente eravamo immersi, sveglia, scuola, lavoro, viaggi, aperitivi, si rompe. Fermi in casa, dalla finestra abbiamo osservato per mesi ciò in cui prima vivevamo frenetici come trottole, interessati o non curanti di quello che ci circondava, occupando con forza il mondo attorno a noi.
Quindi l’adattamento alla situazione per poi far fronte al cambiamento. Vecchie abitudini lasciate e nuove prese. La vita dietro a uno schermo e il ripensamento di quello che eravamo, delle nostre azioni. Il pensiero cambia, vaga nel superfluo per arrivare a una consapevolezza di ciò che è o ci sembra necessario.
Voli per Milano passando per Dubai tre volte al mese, caccia settimanale a una maglietta che chissà non possa servire (tanto costa poco), sushi all you can eat, che per ingordigia se qualcosa va buttato non importa. Fretta, butta, spreca, consuma.
Stop. Pensa.
Nel 2019 uno dei principali obiettivi e dei “macrotrend” era la sostenibilità, sia per la singola persona che per le imprese e i governi. Il movimento, nato attorno all’attivista Greta Thunberg nel 2018, aveva nuovamente aperto gli occhi di molti, specie dei giovani, sui problemi ambientali che scienziati e le diverse evidenze della realtà dimostrano da anni, realizzando il primo Sciopero Globale per il clima il 15 marzo 2019. Euromonitor nel suo report annuale “Top 10 Global Consumer Trends 2019”, evidenziava il crescere di una consapevolezza d’acquisto da parte dei consumatori, interessati a cercare soluzioni per ridurre il proprio impatto sul Pianeta, liberandosi inoltre di una “cultura della plastica“, attraverso la scelta di prodotti fatti con materiali eco-friendly e riciclabili.
Il 2020 voleva essere l’anno principe, la svolta. Poi il lockdown.
File di persone in attesa per fare una spesa composta soprattutto da carne e prodotti confezionati come frutta e verdura, quest’ultimi con una crescita passata dal 37% pre-Covid al 42% secondo Nielsen. Il forte incremento degli acquisti di guanti in lattice, di detergenti come ammoniaca e candeggina, estremamente nocivi per l’ambiente e per l’uomo dato il loro alto grado di tossicità, e di mascherine chirurgiche, che se disperse nell’ambiente, oltre a inquinare, impiegherebbero circa 450 anni per decomporsi, sono stati, e sono, l’altra faccia della medaglia per l’ambiente.
L’impennata del food delivery e del e-commerce poi, non ha contribuito a fermare l’uso di imballaggi, che come evidenzia il Thailand Environment Institute, porta ogni ordine di food delivery a creare circa 5 prodotti di scarto tra confezioni, posate e fazzoletti, molti di questi fatti proprio di plastica e difficilmente riciclabili.
L’angoscia dell’inaspettato e la paura di un nemico invisibile, ha fatto sì che l’uomo mettesse in secondo piano l’impegno preso con il Pianeta. Viene da chiedersi se non sia quindi possibile per noi gestire solo un’emergenza alla volta. Forse in tutto questo, però, ci sono anche delle buone notizie.
Cambiamenti.
La necessità di rimettere in discussione il sistema, ripensando ad alcuni modelli della nostra società, dai consumi personali, alla produzione industriale, si è ripercosso positivamente su molti settori nonostante il clima di incertezza: dalla moda al cibo, al mondo casa, considerando tutta la filiera. L’occasione di un cambiamento, offerta dalla crisi dovuta al Covid-19, si è dimostrata infatti, un’ottima occasione per rompere gli attuali sistemi socio-economici attraverso uno slancio nuovo, trovando una ripartenza proprio nella sostenibilità.
Secondo un report di Capgemini, nonostante il consumo di maggiori prodotti imballati durante i mesi passati in casa, il Covid-19 ha aumentato la consapevolezza dei consumatori e l’impegno ad acquistare in modo sostenibile. Il 79% dei consumatori sta modificando le proprie preferenze di acquisto in base alla responsabilità sociale, all’inclusione e all’impatto ambientale e il 65% ha affermato che sarà più consapevole dell’impatto del proprio consumo complessivo nella “nuova normalità”.
I consumi cambiano verso un modello eco-sostenibile di vita. La digitalizzazione porta a una modifica delle scelte di acquisto, direzionandosi maggiormente verso acquisti e modalità di pagamento online, tradotto per il consumatore in un quadro composto da più opzioni di scelta più in linea con i propri valori.
Si riscoprono il Made in Italy e la spesa di prossimità, o in formato low cost, con un’attenzione al chilometro zero e alla filiera corta. Gli acquisti in abbigliamento calano, diventando però più consapevoli, e l’attenzione della industry si sposta sempre di più verso abiti second hand e collezioni senza stagionalità. Cresce il trasporto individuale, in auto, a piedi e in bici, o in monopattino, con un boom dell’acquisto dell’elettrico: la smart mobility si sviluppa sempre di più, portando a un ripensamento della mobilità urbana, con una riduzione dall’altro lato del trasporto pubblico e aereo.
Informarsi.
Nonostante la volontà di essere sostenibili, esiste un divario tra ciò che i consumatori pensano di sapere e ciò che effettivamente sanno della sostenibilità. La volontà al cambiamento spesso nasce dagli stimoli più disparati, e non c’è periodo storico migliore di questo per informarsi e acquisire conoscenze su stili di vita più sostenibili, che siano in linea con i nostri principi e con ciò che desideriamo per il nostro benessere e quello dell’ambiente.
Rivolgersi a organizzazioni governative e non governative (ONG) operanti a livello nazionale e mondiale, come l’EEA (European Environment Agency) e la CDS (United Nation Commission on Sostainable Development), o ad associazioni ambientaliste come la WWF, Greenpeace e Legambiente, è sicuramente un’ottima idea per informarsi sui problemi ambientali e sui progetti per la salvaguardia del Pianeta.
Nel “mondo dell’Internet” poi, sono diversi i blogger e gli influencer da cui prendere ispirazione. Attraverso i loro account diffondono messaggi di sensibilizzazione verso le tematiche ambientali, proponendo inoltre aziende e prodotti che aiutino a ridurre l’impatto ambientale di ognuno.
Tra i più noti in Italia per la tematica dell’inquinamento dei fiumi e degli oceani da plastica, Alex Bellini è l’uomo a cui affidarsi. Esploratore, speaker motivazionale e performance coach, dal 2019 ha avviato il progetto 10 Rivers 1 Ocean: a bordo di una una zattera, costruita con le sue mani, ha navigato i dieci fiumi più inquinati dalla plastica del Pianeta per sensibilizzare il maggior numero di persone su questo tema.
Rimanendo in Italia e parlando di food, in particolare di vegano e sostenibilità nella vita quotidiana, Carlotta, con il suo progetto Cucina Botanica è da alcuni anni un vero e proprio must per chi si voglia avvicinare a una alimentazione sana, etica nonché esteticamente accattivante. Attraverso il suo sito e i diversi video formativi, Carlotta comunica uno stile di vita sano e sostenibile in cui minimalismo, accettazione del proprio corpo, e l’uso di prodotti beauty etici e vegani invitano ad un approccio mindful e più consapevole. Fiocco poi, il samoiedo di casa è troppo bello per non innamorarsene.
Nata dal movimento Zero Waste, il cui obiettivo è promuovere una vita dove non si producano rifiuti e tutto ciò che si usa venga riutilizzato, Rete Zero Waste è la rete italiana di chi vive (quasi) senza rifiuti. Il progetto delle donne fondatrici di questa rete infatti è quello di divulgare a livello nazionale la possibilità di intraprendere una vita a zero spreco, creando una community forte e guidata dagli stessi valori. Temi come la moda sostenibile, la raccolta differenziata, gli acquisti sfusi, le mestruazioni zero-waste e il riuso sono vera fonte di ispirazione e un’ottima occasione per cambiare il nostro approccio a ciò che utilizziamo.
Continuando a parlare di zero-waste, il quale diventerà un fenomeno sempre maggiore nei prossimi anni, Lauren Singer è una delle influencer americane più conosciute sul tema. Con il progetto editoriale Trash Is For Tossers, dove documenta il suo percorso di vita completamente senza scarti (esclusi 8 anni di rifiuti contenuti in un barattolo di vetro da 500ml), Lauren suggerisce piccoli e grandi cambiamenti per ogni ambito della vita. Sempre suo è Package Free: un sito e-commerce completamente a prodotti zero waste.
Storie Sfuse è un altro profilo Instagram molto interessante, in cui trovare consigli utili per soluzioni semplici e pratiche al fine di rendere il proprio stile di vita più sostenibile. Attraverso stories su prodotti e metodi per ridurre lo spreco e l’uso di plastica, Storie Sfuse vuole invitare gli italiani a risvegliare una sensibilità verso la necessità di vivere in un modo diverso, promuovendo una quotidianità più sana e sostenibile.
Infine, per un punto di vista anglosassone, un riferimento può essere Venetia Falconer, una delle voci più affermate del dibattito inglese legato al consumo consapevole. Attraverso il suo canale Youtube e il profilo Instagram, Venetia dispensa consigli utili per una vita sostenibile a 360°, dall’alimentazione, allo yoga, fino all’abbigliamento, che la vede particolarmente impegnata nella lotta contro il sistema del fast fashion.
Scelte.
Scegliere informàti oggi è fondamentale: determina ciò che siamo e mette in luce i valori a cui ci ispiriamo nella nostra quotidianità. Scegliere la sostenibilità e il rispetto per il Pianeta in cui viviamo dovrebbe essere interesse di tutti, anche se non è facile e se non è (ancora) diventata un’abitudine. Sono proprio le nostre scelte di consumo, infatti, che si riflettono sullo stato di salute della Terra e sulle condizioni di vita dell’uomo.
Sfruttare questa nuova ripartenza per iniziare a cambiare le abitudini d’acquisto e il proprio stile di vita può essere un primo passo per poter arrivare a fare nostro un vivere diverso, più sostenibile, migliore.
Molte aziende negli ultimi anni hanno saputo cambiare e mettere al centro delle proprie strategie aziendali il rispetto per l’ambiente, riconvertendo in parte o totalmente i propri cicli produttivi e i servizi offerti. Ogni settore sta subendo una trasformazione verso una direzione in cui il cittadino privato si trova a essere l’ago della bilancia, determinando il successo o meno del cambiamento stesso. Ma quale miglior momento di quello che stiamo vivendo per sostenere questo cambio di rotta!
Il settore alimentare italiano, ad esempio, è uno dei comparti che maggiormente si sta adeguando alla sostenibilità, con scelte determinanti per quanto riguarda la raccolta, la produzione e la distribuzione.
Tra i diversi esempi l’azienda Misura. Con una trasformazione post lockdown del packaging di alcuni prodotti, reso 100% compostabile e biodegradabile e l’uso in altri di bioplastica e carta certificata FSC®, Misura si propone come una delle aziende che oltre a parlare di cambiamento agisce, rinnovandosi, in risposta a una forte necessità e richiesta del mercato.
A questa chiamata ha risposto anche Nonno Nanni, con la creazione della confezione da 100 gr del nazionale stracchino, anch’essa resa compostabile e biodegradabile.
Spostandosi alla distribuzione, Eataly, l’azienda di Oscar Farinetti, pioniere della promozione del Made in Italy buono e di alta qualità nel mondo, ha scelto ancora alcuni anni fa una logica di business Rifiuti Zero, eliminando completamente i rifiuti non riciclabili relativi alle merci di contenimento e di lavorazione. A Dicembre 2020 (forse prima, forse dopo come scritto nel sito ufficiale) aprirà Green Pea, il primo Green Retail Park al mondo dedicato al tema della sostenibilità. Tutti i prodotti avranno in comune una sola cosa: saranno eco-friendly e completamente sostenibili. Non si acquisterà solo food, infatti, ma mobili, beauty, abbigliamento e tanto altro. Uno spazio innovativo, sia in termini di progettazione dell’edificio, il quale autoprodurrà energia, ma soprattutto a livello di concept, dato che ogni acquisto diverrà parte integrante del cambiamento.
Un altro esempio di buona distribuzione è la catena NaturaSì. L’azienda dei prodotti alimentari bio, ha deciso di diventare da tempo Plastic Free, collaborando con Legambiente per liberare l’acqua dalla plastica attraverso l’installazione all’interno dei negozi di distributori d’acqua filtrata e rivitalizzata. Non solo: con l’obiettivo di arrivare a un pack costituito da materiale riciclabile che coniughi l’estetica del prodotto con la sostenibilità dell’imballaggio, NaturaSì si spende anche per diversi altri progetti. La tutela della biodiversità, la protezione delle sementi per garantire il futuro dell’agricoltura biologica e biodinamica, la riduzione dello spreco alimentare nonché la valorizzazione dei prodotti del territorio e l’istruzione nelle scuole a un’agricoltura sostenibile, fanno di questa catena un case history da seguire.
In tema di abbigliamento, l’industria della moda è la seconda più inquinante dopo quella petrolifera e non a caso negli ultimi anni il tema della sustainability spinge fortemente verso un cambiamento di rotta. In Italia la prima azienda del fashion a ottenere la certificazione B Corp è stata Save the Duck, brand italiano di piumini 100% animal free. Oltre a rispettare gli animali questa azienda fonda il suo business sull’impiego di materie prime e riciclate provenienti da fonti qualificate con l’obiettivo di fornire sempre di più un’ampia gamma di prodotti sostenibili, basati su un approccio circolare al ciclo di vita, per risparmiare e proteggere le risorse naturali. Un vero esempio virtuoso!
Consapevolezza.
Rispetto ad altri paesi europei come la Danimarca o la Norvegia, dal punto di vista dell’educazione alla sostenibilità l’Italia è senza dubbio in ritardo, sia in termini di consapevolezza del singolo individuo che di impegno governativo a livello nazionale. Per questa ragione diviene sempre più importante che il cambiamento parta da noi: un’alimentazione più sana, una moda più etica, un’aria più pulita e un mondo in cui vivere nel rispetto l’uno dell’altro senza che la plastica sia l’unica cosa che rimanga del nostro passaggio in questa vita, è una questione di consapevolezza di ciò che siamo, e di quello che possiamo fare nel nostro piccolo, per cominciare. Questa crisi è un’ottima occasione di cambiamento e la direzione della sostenibilità non è mai stata così tanto a portata di mano: coglierla ci farà stare bene.