
Esiste un luogo, sulla Rive Gauche di Parigi, dove il tempo sembra essersi fermato. Se ai tempi di Amazon e degli ebook il digitale sembra mettere in seria difficoltà le piccole librerie indipendenti, non è questo il caso della Shakespeare and Company, meta gettonata per turisti e intellettuali non ancora disposti a rinunciare al fascino della carta stampata. Una favola, quella del negozio parigino, che ha radici lontane e la rende unica al mondo.
Sylvia Beach e la prima Shakespeare and Company
1916: una giovane donna di nome Sylvia Beach giunge a Parigi col suo bagaglio ricolmo di sogni e aspirazioni per studiare letteratura francese. Qui un giorno mette piede per la prima volta nella suggestiva libreria e biblioteca La Maison des Amis des Livres, gestita dalla sua futura compagna di vita e lavoro Adrienne Monnier, di cui diventa subito fidata collaboratrice. All’interno della sala lettura di quel negozio, l’americana conosce molti degli autori e intellettuali che a distanza di pochi anni vedranno nella sua libreria un vero e proprio punto di riferimento e scambio culturale.
Nel 1919 Sylvia Beach dà infatti vita alla prima libreria americana della capitale francese, la Shakespeare and Company, negli anni successivi rifugio e ritrovo culturale di scrittori e artisti della Lost Generation quali Ernest Hemingway, F. Scott Fitzgerald ed Ezra Pound. La piccola realtà americana nel cuore di Parigi diventa culla di un patrimonio letterario intramontabile: è proprio a Sylvia Beach che James Joyce deve la rischiosa pubblicazione in prima edizione del controverso e censurato Ulisse, a lei che Hemingway deve l’uscita della prima opera Three Stories and Ten Poems.
Un piccolo paradiso letterario costretto a chiudere le proprie porte nel 1941, durante l’occupazione tedesca. Non fu però questa la fine definitiva di una favola che ancora oggi trasporta viaggiatori e turisti in una dimensione parallela fatta di sogni e pagine ricamate di parole.
La Shakespeare and Company di George Whitman
Al numero 37 di rue de la Bûcherie apre, a distanza di dieci anni da quella chiusura, la libreria Le Mistral, successivamente ribattezzata con l’approvazione di Sylvia Beach Shakespeare and Company, in occasione del quattrocentesimo anniversario di nascita del drammaturgo inglese e – ovviamente – in onore del precedente negozio parigino.
Il proprietario, George Whitman, è un ex-viaggiatore autodefinitosi “tumbleweed”, un rotolacampo sospinto di luogo in luogo dal vento e che ha trovato rifugio lungo il percorso grazie alla gentilezza di estranei disposti ad ospitarlo. La nuova Shakespeare and Company, infatti, non è semplicemente una libreria: nel corso degli anni l’eccentrico spirito libero Whitman ospita a sua volta nel negozio artisti, intellettuali e viaggiatori sperduti in cerca di un riparo. A quella che egli stesso definì “piccola utopia socialista” presero parte scrittori del calibro di Henry Miller e Samuel Beckett.
La libreria oggi
Per le piccole librerie indipendenti i tempi si fanno sempre più duri, ma ciò non può dirsi per la Shakespeare and Company. Forte del proprio nome e della propria storia, ma soprattutto di un’atmosfera in grado di catapultare gli avventori in un universo parallelo in cui ancora si respira l’aria di una cultura libera da ogni limitazione, oggi la libreria è un’attrazione senza tempo per amanti della lettura e curiosi di passaggio.
Un luogo turistico celebrato anche da Woody Allen nel film Midnight in Paris, ma che non ha rinunciato alla propria identità e al fine per il quale è stato inaugurato. Ancora oggi la libreria continua ad ospitare tumbleweeds, intellettuali in cerca di quiete e riparo: dall’apertura nel 1951 sono più di 30.000 gli avventori che hanno trascorso una notte tra quegli scaffali. In cambio viene chiesto agli ospiti di leggere un libro al giorno, prestare aiuto in negozio per un paio d’ore e scrivere una pagina di autobiografia da custodire all’interno degli archivi.
La Shakespeare and Company, ora gestita dalla figlia del defunto George Whitman, continua a perseguire la propria mission culturale e idealista seguendo il suggerimento che lo stesso proprietario ha impresso a suo tempo a grandi lettere sopra lo stipite dell’ingresso alla sala lettura:
“Be not inhospitable to strangers
lest they be angels in disguise”
Pile di libri sui ripiani, sopra i tavoli, accumulati nei sottoscala, ma non solo: oggi Shakespeare and Company ha dato vita ad un blog e aperto sul proprio sito un online store con tanto di sezione dedicata a libri rari e testi esclusivi autografati. Un esempio? Una prima edizione pubblicata in Francia del romanzo Watt di Samuel Beckett, di cui sono attualmente in circolazione solo 1.100 copie: un tesoro di carta in vendita a 1.500€. Non mancano poi gadget e gift box, ma soprattutto eventi culturali a cadenza settimanale, incontri con autori e letture per bambini.
Shakespeare and Coffee
Tappa oramai obbligatoria per i visitatori della capitale, lo scorso anno la libreria ha finalmente aperto accanto al negozio una propria caffetteria dall’aspetto luminoso e moderno, in parte in contrasto con l’atmosfera vissuta del negozio emblema della Beat Generation. Sogno nel cassetto della famiglia Whitman sin dagli anni ’60, oggi lo Shakespeare and Company Café è il luogo ideale per uno spuntino letterario a base di Shakespeare Shake o Flapjack Kerouac.
Shakespeare and Company è un angolo di Parigi che resiste al tempo e si rinnova senza rinunciare all’immagine che l’ha resa celebre dagli anni Venti sino ad oggi, e che ora rivive in chiunque valichi l’entrata di quel piccolo paradiso letterario.
È un brand, un racconto, un invito a riscoprire la lettura nella sua forma più tangibile, ma soprattutto amore senza tempo per l’arte e la cultura. Amore trasmesso da George Whitman alla figlia, cui ha donato anche un nome speciale: Sylvia Beach Whitman.