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Le scarpe perfette? Shoes of Prey

da 16 Novembre 2015Novembre 23rd, 2015Nessun commento

Tech, fashion e mass customization sono gli ingredienti. Qual è il risultato?

Se vi parlo di mass customization non vi sto dicendo nulla di nuovo, anche NIKEiD, quel tool che permette al consumatore finale di modificare delle features di alcune calzature della multinazionale americana a nostro piacimento, scegliendone il colore e aggiungendo un’eventuale scritta, ormai è storia vecchia, ma se vi dicessi che potete creare la vostra scarpa da zero? No, non serve essere un fashion designer, è sufficiente andare sul sito di Shoes of Prey. Scarpe stringate, sandali, zeppe, ballerine e stivaletti, ce n’è per tutti i gusti e le occasioni, basta scegliere uno stile e iniziare a creare. Perché di creazioni sto parlando, non si tratta di una semplice personalizzazione, ma di una customization portata all’estremo. Durante il processo creativo, che avviene grazie a un software estremamente user friendly contenuto all’interno del sito di Shoes of Prey, è infatti possibile scegliere praticamente tutto per dare vita alla propria scarpa ideale: materiali, colori, texture, altezza del tacco e accessori. Mi dispiace per i maschietti, ma il target è esclusivamente femminile.

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Ma chi c’è dietro Shoes of Prey? Li ho conosciuti per caso mentre ero in overseas a Sydney e mi sono subito innamorata. Il brand, nato nel 2009, è frutto della mente di tre australiani: Jodie Fox e due ex googler (come potevo non innamorarmi?), Michael Fox e Mike Knapp. L’idea è partita da un problema comune a noi ragazze, cioè l’impossibilità di trovare la scarpa perfetta: i materiali, il colore, il tacco, la taglia, c’è sempre qualcosa che non è come l’avevamo immaginato. Shoes of Prey vuole rispondere proprio a questo bisogno. Come? Lasciando all’utente il compito, e il divertimento, di personalizzare quasi completamente il design della propria scarpa. Inutile dirvi che mi sono divertita non poco con il software, ci ho perso un sacco di tempo, creando tantissimi modelli di scarpe, alcuni plausibili, altri assurdi. Tutto bellissimo, fino a quando non si arriva al fatidico “add to cart” e qui il mio animo da fashion designer improvvisata lascia spazio a quello di studentessa squattrinata e non mi resta che piangere, penso che è stato bello finché è durato e chiudo la pagina. Shoes of Prey si colloca, infatti, nel segmento del lusso accessibile. Posizione assolutamente meritata e giustificata dalla qualità dei materiali, dai tempi di produzione e consegna e dalla cura dei dettagli. Nulla infatti è lasciato al caso, le clienti del brand australiano si vedono infatti recapitare a casa le proprie scarpe personalizzate entro un mese dall’ordine e anche l’unboxing è una vera e propria esperienza: insieme al prodotto c’è infatti sempre una lettera personalizzata e una foto delle scarpe da loro disegnate. Se la fase di creazione e acquisto si concretizzano in un’esperienza unica che stimola gli UGC e anima quindi il buzz intorno al brand, che ha alla base del 75% delle vendite proprio il word of mouth, anche la fase del post acquisto non è da meno. Comprare scarpe online, si sa, è sempre rischioso: “e se non mi vanno bene?”, nessun problema, è possibile infatti rendere il proprio paio di Shoes of Prey entro un anno (sì, 365 giorni) dall’acquisto.

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L’e-commerce però da solo non sempre basta e il punto vendita fisico può rilevarsi quasi essenziale, attualmente quindi il brand è presente con un concept store a Sydney e, recentemente, dopo il trasferimento della propria sede a Los Angeles, ha aperto sei punti vendita negli States. Inutile specificare che l’esperienza di acquisto nel negozio fisico non ha niente di convenzionale, i clienti vengono infatti dotati di iPad e, con il supporto e i consigli dell’addetto alla vendita, che mostra loro campioni di tessuto e texture e li aiuta a trovare la misura perfetta, creano le loro calzature.

Che dire di Shoes of Prey? Per me sono assolutamente promossi! Prima o poi potrò permettermi anch’io un paio di scarpe personalizzate, nel frattempo continuo a giocare qui.

 

Marta Pizzolato

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