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Social Food: il cibo tra presente e futuro

da 29 Novembre 2015Dicembre 6th, 2015Nessun commento

Partiamo dal presupposto che l’alimentazione fa parte delle pratiche fondamentali del sè, o meglio, della cura del sè, attraverso il continuo e costante nutrimento del corpo con tipologie di cibo che oltre a fornire un senso di piacere, sono considerate come mezzi per esprimere la propria identità e cultura verso sè stessi e verso gli altri. Nel corso dell’ultimo decennio la distinzione tra le preferenze alimentari ed i modi di cucinare sono diventati sempre più confusi: il cibo insomma fa parlare di sè, non solo nelle trasmissioni televisive, ma anche e soprattutto nel web. Che cosa rappresenta quindi questo revival della gastronomia? Una moda effimera o l’esigenza di recuperare certe tradizioni culinarie, intrecciandole con le moderne esigenze alimentari?

Partiamo dal presente. Il cibo è un tema fondamentale, che ha assunto un’importanza sempre più crescente diventando un formidabile segno di identità. Nell’epoca attuale caratterizzata dalla globalizzazione, il desiderio di valorizzare culture locali ha raggiunto il massimo livello di intensità.

Ogni luogo è caratterizzato dai suoi specifici e tipici prodotti, legati alle tradizioni produttive, culturali, sociali e alimentari del territorio. Il patrimonio gastronomico che contraddistingue il nostro paese è costituito dai luoghi che diventano riconoscibili in virtù di un particolare prodotto che è stato apprezzato, valorizzato e talvolta anche inventato.

È venuta quindi a crearsi una rete condivisa di sapere e sapori, pratiche e gusti: si è costruito un dialogo costante e continuativo nel tempo tra l’identità locale (propria di ogni luogo e territorio) e quella nazionale.

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Il cibo viene interpretato come un fattore-chiave della cultura e della socialità ed è in quest’ottica che viene definito anche come uno strumento conviviale e come simbolo di relazione: mangiare è un gesto individuale, ma viene svolto assieme ad altre persone, ed è un modo per rappresentare la società, i suoi valori ed i suoi stili. Il sedersi a tavola assieme, o più in generale, il consumare il cibo assieme, rappresenta un atto sociale di forte impatto e legame, poiché esprime un rito di scambio, di chiacchiera, di esperienza umana. Non si tratta più di bere una determinata bevanda o di mangiare un certo alimento, ma di un’amica o di un amico che richiede compagnia. Anche noi ragazzi, inconsciamente, “sfruttiamo” il cibo come strumento di unione e condivisione all’interno di un gruppo. Quante volte diciamo “Ci prendiamo un caffè assieme?”, “Spritz stasera?”, “Organizziamo una pizzata!”. Senza rendercene conto creiamo quindi una relazione tra l’atto di uscire con gli amici e il fatto di consumare con loro qualcosa, da un semplice piatto di pasta ad un classico bicchiere di vino.

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La dimensione relazionale non riguarda solamente i rapporti all’interno di una comunità, ma interessa anche il legame con il territorio, con il paesaggio, con il lavoro e quindi anche il contesto attorno assume una notevole importanza. Oggi per decidere in quale locale andare abbiamo l’imbarazzo della scelta. Si passa dal classico e tradizionale ristorante, a quello più chic e trendy, che segue le tendenze di consumo, proponendo piatti preparati da premiati e noti chef, studiati nel minimo dettaglio al fine di esaltarne l’aspetto estetico. E poi ancora, dal pub storico alla vinoteca che offre pregiati vini, perlopiù certificati, appartenenti ai livelli di qualità molto alti. E per concludere, dall’ever green fast food, che non passa mai di moda, specialmente tra i giovani che non vogliono spendere troppo e che vogliono mangiare un panino gustoso, in maniera veloce, ai locali legati più agli aspetti naturali ed al benessere della salute: rientrano in questa categorie i ristoranti vegani, vegetariani, a km zero, biologici e così via. Poiché la società moderna è di tipo multietnico, si sta sviluppando sempre più velocemente ed in modo radicale la cucina orientale: cinese, giapponese, thailandese, sono solo alcuni dei paesi esteri che si stanno insidiando nella nostra nazione portando la loro cultura culinaria e le loro tradizioni alimentari.

Il cibo, per avere successo, non deve solamente essere bello da vedere e buono da mangiare, ma necessita di un adeguato messaggio comunicativo e pubblicitario, che risulta vincente nel momento in cui riesce ad uscire dalla dimensione tecnica del mangiare e del bere, per coinvolgere l’emotività, gli affetti ed i sentimenti dei consumatori.

A seguito dei cambiamenti degli stili di vita e delle abitudini alimentari dell’uomo, occorre oggi fissare lo sguardo verso il futuro. L’evoluzione della visione del cibo porta ad affermare la seguente espressione (o provocazione?): “Food is the new fashion”. Il cibo quindi si caricherà di un elevato valore funzionale, inteso come mezzo per rappresentare sé stessi, la propria personalità, le proprie credenze e la propria cultura.

Le aziende dovranno quindi rivalutare e modificare il loro modo di stare sul mercato e dovranno cambiare i loro codici di comunicazione. Non forniranno più solo informazioni di tipo tecnico, ma utilizzeranno il cibo come strumento di storytelling, in particolare attraverso lo sfruttamento del più moderno e potente mezzo comunicativo: il web.

Ecco quindi che si inizia a parlare di “social food”: è interessante notare come il termine “social” può essere interpretato sia come valore che il cibo assume all’interno della società e quindi si parla di cibo sociale, sia come effetto virale che esso sta avendo nel mondo on-line. Vi sono diversi soggetti che alimentano la sua importanza e l’interesse che i consumatori esprimono a riguardo: le imprese stesse, attraverso l’uso dei social network, in particolare Instagram e Pinterest, valorizzano gli aspetti unici e tipici del food attuando campagne pubblicitarie ad hoc o creando dei contest facendo interagire gli individui; i foodblogger, i quali, grazie alle loro rubriche, forniscono consigli utili riguardo i prodotti alimentari, ricette particolari, suggerimenti sul tipo di acquisto da compiere; ed infine le piattaforme on-line ideate per favorire gli incontri a tavola tra persone sconosciute, volte a sviluppare il senso di convivialità e di spirito d’avventura, nonché quello di scambio di conoscenze, culture e condivisione del cibo.

Un esempio è “Gnammo”, la prima piattaforma italiana dedicata al social eating. Essa offre a tutti gli appassionati di cucina la possibilità di organizzare pranzi, cene, aperitivi, colazioni a casa propria o in qualsiasi altro ambiente. Non sono richiesti requisiti per iscriversi e diventare membro della community, basta solo avere una grande passione per il food.

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Un’altra piattaforma internazionale ideata per promuovere il social food e il food sharing è “New Gusto”. Il suo payoff descrive già da sè qual è il suo obiettivo: “discover the world by eating. Throw wonderful parties. Share your cooking with new friends”. Essa è un’applicazione il cui fine è cambiare e rivoluzionare il modo di mangiare e vendere il cibo. Gli utenti iscritti nella community hanno la possibilità di postare le foto dei loro piatti, sia quelli che hanno cucinato sia quelli tradizionali che caratterizzano il paese d’origine, e condividerli con altre persone appartenenti alla comunità, organizzando pranzi, aperitivi o cene. I membri hanno inoltre la possibilità di creare una “wish list” in modo da poter seguire direttamente gli “chef” preferiti e creare una lista dei piatti più buoni che hanno mangiato o che vorrebbero assaggiare.

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Un’altra applicazione simile a quelle appena descritte è “LetsLunch”. Essa è una vera e propria assistente personale poichè è in grado di organizzare dei veri e propri appuntamenti tra persone usando il cibo come mezzo d’incontro. Gli utenti hanno a disposizione un calendario nel quale segnare i loro giorni utili per poter incontrare i loro amici o i loro colleghi di lavoro. L’applicazione mette quindi in relazione i membri della community incrociando le varie disponibilità, fornisce informazioni sul luogo d’incontro ed organizza in modo definitivo l’appuntamento.

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Disponiamo quindi di un’infinità di modi per interagire e condividere le nostre esperienze di consumo, avendo anche la possibilità, specialmente grazie al web, di commentare in modo positivo o negativo se un certo locale o un determinato cibo mangiato ci è piaciuto o meno. Il nostro giudizio è in grado di influenzare fortemente i comportamenti di chi ci sta attorno, che seguiranno i nostri consigli e a loro volta esprimeranno il loro pensiero. Ciò che forse manca in questo sistema alimentare è la comunicazione dell’educazione alimentare. Non basta solo e non basta più curare gli aspetti legati alla presentazione del piatto in tavola, alla presentazione del prodotto (packaging), all’arredo del locale. Pensate: quanti consumatori sono davvero consapevoli di ciò che mangiano? Quanti sanno la storia del cibo che acquistano? La risposta è semplice. Troppe poche persone hanno un’educazione alimentare adeguata ed approfondita. Non si deve quindi solo parlare di awareness del brand di prodotto, occorre iniziare a pensare anche ad aumentare la consapevolezza del consumatore. Il cibo, la sua storia, la sua composizione sono aspetti che devono iniziare ad essere trattati sia a livello scolastico, fin da bambini, sia a livello d’impresa, promuovendo un nuovo tipo di comunicazione che sia in grado di informare ed educare il consumatore a 360 gradi. Le aziende alimentari potrebbero aprire un blog all’interno del proprio sito internet, dedicato esclusivamente alla divulgazione di un messaggio che enfatizzi il guardare cosa si consuma e il mangiare ciò che ci serve in maniera migliore. I foodblogger e gli esperti di nutrizione dovrebbero collaborare, fornendo rispettivamente ricette genuine e consigli alimentari per ciascuna tipologia di consumatori.

Un esempio rivoluzionario in linea con questo pensiero è l’applicazione “Eat Nat Vyp”, attraverso la quale è possibile verificare i valori nutrizionali dei piatti presenti nei menù di un ristorante. Il cliente che ordina presso un locale convenzionato può sapere in tempo reale il valore nutrizionale dei piatti e delle bevande offerte. In questo modo le persone possono decidere e scegliere qual è la soluzione migliore a seconda del proprio fabbisogno giornaliero. Inoltre, i clienti che necessitano di mangiare determinate tipologie di alimenti (ad esempio senza glutine o a ridotto contenuto di grassi o zuccheri), possono usufruire di alcuni consigli alimentari e di proposte di menù ad hoc.

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Sarebbe opportuno che i ristoranti entrassero a fare parte di questa community al fine di promuovere uno stile di vita sano e piatti genuini e di qualità in grado di soddisfare qualsiasi tipo di esigenza.

Il cibo è quindi un’esperienza che per gli individui assume un valore sociale e culturale, in particolare nel nostro paese, caratterizzato da una profonda cultura culinaria.

Il cibo è la nostra vita poiché, come afferma il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, “Noi siamo ciò che mangiamo”.

Barbara Todeschini

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