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Stories of Fashion

La moda corteggia il Genderless

da 8 Marzo 2022Marzo 14th, 2022Nessun commento

Lo spirito del Gender Neutral abbatte il binarismo di genere e attira l’attenzione della fashion industry.

Passando in esame le linee e le proposte degli ultimi anni, appare sempre più frequente la tendenza da parte dei grandi brand a commercializzare capi neutrali, non riconducibili alla classica dicotomia uomo-donna.

Addirittura ci siamo trovati di fronte a intere collezioni gender neutral che testimoniano un cambio di direzione netto e ben preciso.

Nel settore della moda rappresenta una vera rivoluzione rispetto ai canoni tradizionali, perché si oltrepassa il concetto abbigliamento maschile e femminile per dare alla luce uno nuovo potente scopo: riconoscere e difendere la non identità di genere.

Rivendicazione della dolcezza per l’uomo e della forza per la donna

– Giorgio Armani

Armani pioniere del Genderless

Chi poteva scoccare la freccia in questa storia d’amore se non il re della moda in persona?

Giorgio Armani, il pioniere che a fine anni settanta ha costruito l’eredità di un cambiamento che vede la luce soltanto negli ultimi anni. Parliamo di giacche destrutturate che hanno dettato i principi del mondo del fashion, resistendo ai tempi frenetici del settore e che hanno permesso alle persone di vedere oltre, attraverso gli occhi del famoso stilista.

La rivoluzione in un indumento classico e tradizionale a cui sono state tolte la struttura, l’imbottitura e la controfodera, cambiando inoltre le proporzioni e riposizionando i bottoni per privarlo di quella rigidità che lo caratterizzava.

Il risultato è una giacca destrutturata uomo/donna, un indumento indossabile da tutti. La dichiarazione d’intenti del voler avvicinare ed eliminare i due generi tenuti distanti e distinti troppo a lungo.

giorgio armani giacca genderless

Foto di Peter Lindbergh, 1993

In tempi più recenti il merito va riconosciuto a Marc Jacobs, che nel 2020 ha lanciato la linea “Heaven by Marc Jacobs”, un runway sulla polisessualità e sulla non identità di genere.

Grazie al concetto del tutto è indossabile da tutti il brand riesce a conquistare approvazione e consensi, in primis da chi si batte quotidianamente per la libertà di espressione.

No Gender: una nuova prospettiva per il 2022

Il gender neutral è una rivelazione nella fashion industry che si afferma sovrano nel 2022, simbolo di un cambiamento emergente che possiamo definire sommariamente come un riconoscersi nel non-riconoscimento in una categoria.

Non si parla più di capi da donna o da uomo, bensì di un “nessun genere” che abbraccia una prospettiva del tutto nuova: aldilà degli stereotipi e delle categorie, la moda incontra l’inclusività e la neutralità.

Molti brand si sono schierati dalla parte del genderless: dalla parte di chi non vuole più nascondersi, di chi condanna le etichette e le categorie in nome dell’amor proprio.

Da Gucci che presenta l’Mx Project, la collezione che rompe i confini dell’identità di genere, a brand come Converse, Nike, Jordan, Adidas e Vans che propongono l’abbigliamento sportivo gender neutral per eccellenza.

Molti nomi – sia del luxury che del fast fashion – hanno accolto una richiesta che non poteva più esser ignorata, rendendo intere collezioni prive di distinzioni e indossabili da tutti.

Com’è composto un armadio Fashion Genderless?

L’armadio di chi rifiuta il binarismo di genere sarebbe sicuramente composto da camice, tailleur, blazer e cappotti oversize. Si sbizzarrisce con gonne, abiti e top, eliminando la categorizzazione in menswear e womanswear.

E se vogliamo dirla tutta, ci si potrebbe trovare qualsiasi cosa, senza limiti allo stile e/o alla fantasia.

harry styles vogue genderless

Vogue Magazine, Dicembre 2020

Harry Styles di nome e di fatto

Se volessimo dare un nome e un volto al protagonista di questa storia, una persona che con le sue azioni ha “aumento il cuore del Fashion di due taglie”, dobbiamo far riferimento a Harry Styles.

La popstar britannica, noto ex membro degli One Direction, affianca alla sua carriera musicale un attivo impegno sociale che ha contribuito a renderlo un’icona per le nuove generazioni. C’è chi l’ha amato fin da subito e chi l’ha apprezzato col tempo, ma la sua delicatezza nel combattere la mascolinità tossica è stata come l’inno alla gioia per chi si riconosceva da tempo nella fluidità di genere.

Lo stesso cantante in un’intervista rilasciata a Vogue nel dicembre 2020 afferma che «solo dopo essere andato oltre la distinzione tra abiti da donna e abiti da uomo entri nell’arena dove puoi giocare (…) tutte le volte che poni delle barriere nella tua vita, stai limitando te stesso».

Styles ha deciso di non fermarsi qui, e nel 2022 abbatte ancora una volta il binarismo di genere con il lancio della sua linea di prodotti di bellezza Pleasing, i cui modelli stessi sono dimostrazione di inclusività e portavoci del gender neutral.

La moda non riguarda solo gli abiti, ma ogni genere di cambiamento

– Karl Lagerfeld

Il futuro della Fashion Industry

Self-confidence è la parola d’ordine della nuova era della moda, e gender fluid le fa da compagno in questa rivoluzione che interessa sempre di più i brand di qualsiasi posizionamento nel mercato del fashion.

Non è solo una questione di abiti. Ciò che abbiamo addosso in questo momento grida al mondo qualcosa su di noi, sulla nostra identità.

Le persone desiderano rispecchiarsi e ritrovarsi nei vestiti che indossano, i quali non rappresentano più una società prigioniera dei propri sistemi, ma diventano simbolo della sua versione migliore: una società consapevole che abbraccia un fenomeno sociale.

È un passo avanti molto importante verso l’accettazione del prossimo e verso l’inclusività di ciò che i canoni tradizionali definiscono “diverso”.

Il mondo della moda decide di far propria l’essenza del gender fluid di non sentirsi rappresentati da nessuna categoria, dalla volontà di non esser etichettato secondo degli schemi consolidati. E il futuro dell’industria del fashion sembra andare verso questa direzione: rispecchiarsi nella volontà di rimanere neutrali, ma con stile.

 

Articolo di Giulia Butera

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