
Tutto ebbe inizio con una norma europea del 2004, il Regolamento Europeo 852/04, che disciplina l’impresa alimentare domestica!
Diciamo la verità, ognuno di noi nasconde una piccola “Benedetta Parodi” oppure una Cesarina. Ma invece di avere un programma tv e di ospitare dei guest a casa volessi…produrre e vendere legalmente i tuoi piatti?
Ti presentiamo la IAD!
La tua cucina diventa sostanzialmente il tuo laboratorio artigianale dove realizzi i tuoi cavalli di battaglia, dolci e salati, da poter vendere direttamente ai clienti privati e alle aziende locali, come pasticcerie, panetterie o ristoranti. È importante che il cibo prodotto non venga consumato in casa e che venga esclusivamente commercializzato. L’attività prevede la produzione, la trasformazione o la distribuzione di alimenti per il consumo umano a livello locale.
L’impresa alimentare domestica nel nostro Paese è regolamentata e riconosciuta solo da una norma europea del 2004 e dai permessi dell’ASL.
La propria cucina diventa un laboratorio e come tutte le cucine di un ristorante devono rispettare le regole igienico sanitarie per garantire la corretta conservazione dei cibi e la pulizia dell’ambiente. Nell’attesa che il governo italiano promulghi un disegno di legge, alcune regioni hanno dato delle disposizioni in merito.
Come ha sostenuto la presidente dell’associazione IAD Italia Patrizia Polito, in un articolo pubblicato in La Repubblica, “Abbiamo aperto l’associazione perché mancava un punto di riferimento. A oggi abbiamo aperte circa 300 IAD, il 98% sono aperte da donne e si tratta di donne con figli in età scolare, che hanno magari perso il lavoro e stanno rilanciandosi sul mercato con un nuovo micro-business”.
La presidente vede la IAD come un trampolino di lancio per aprire un futuro ristorante, un laboratorio o comunque un’attività. Una regolamentazione ad hoc consentirebbe di ridurre l’economia sommersa e di sostenere moltissime produzioni artigianali locali dimenticate ma ad oggi poche Regioni come Abruzzo, Puglia e Piemonte hanno adottato delle linee guida per definire e regolamentare la IAD.
L’associazione

IAD Italia è l’associazione fondata nel 2017 da sei donne, le prime in Italia ad aver creduto in questa nuova forma d’impresa.
Sei appassionata di cucina? Hai talento e ti piace cucinare? Vuoi dare una svolta lavorativa alla tua vita?
E allora la IAD è la soluzione che fa per te!
IAD Italia fornisce un team di esperti ai futuri titolari in tutto l’iter procedurale, dall’apertura alla gestione, proponendo pacchetti di formazione e consulenza a 360°. L’obiettivo dell’associazione è promuovere le attività artigianali per la produzione e la vendita di alimenti nel pieno rispetto delle norme igienico sanitarie Haccp, oltre a offrire diversi servizi per la crescita dell’attività imprenditoriale.
Gli “ingredienti” della IAD
L’impresa è disciplinata a livello europeo ma, a livello nazionale, il nostro governo non ha ancora emesso una norma. Fortunatamente le regioni danno delle linee guida. Il sito dell’associazione rimane aggiornato su eventuali sviluppi normativi.
Le classiche domande che vengono poste sulla IAD sono:
Chi può aprire una IAD?
-Dipendente di un settore privato (ogni casistica viene valutata dall’INPS per decidere se è necessario il versamento di una quota).
-Dipendenti pubblici: non possono avviare una IAD perché non possono aprire la Partita Iva.
-Liberi professionisti: i possessori di Partita Iva possono aggiungere un nuovo codice ateco in riferimento alla IAD e integrare la documentazione per l’apertura.
Cosa serve?
-Planimetria: redatta da un geometra o un architetto, indicando i locali da adibire alla IAD.
-SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) comunicata allo sportello SUAP.
-Partita IVA e iscrizione alla Camera di Commercio.
-HACCP come OSA e preparazione del piano di autocontrollo di igiene e sicurezza alimentare (manuale HACCP).
Requisiti della cucina
-Abitabilità della casa.
-Destinazione d’uso: non è necessario cambiare la destinazione d’uso dei locali, purché vengano rispettate le norme igienico sanitarie regionali.
-Proprietà e affitto: si può essere proprietario o affittuario dell’immobile. Se sono necessarie delle modifiche alla struttura dell’immobile in affitto, il proprietario deve dare il consenso. L’indirizzo dell’attività deve coincidere con quello di residenza o domicilio abituale.
Cosa si può fare con la IAD?
-Utilizzare le proprie attrezzature domestiche, custodendo le certificazioni MOCA (Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti).
-Vendita e consegna ai privati e alle aziende nel territorio italiano.
–Accesso vietato agli animali domestici nei locali dedicati alla IAD.
-Assumere dipendenti e/o collaborare con soci.
–Vietato il servizio di ristorazione.
–Vietata una vetrina di vendita all’interno o all’esterno della casa.
–Vietata la vendita di bevande.
–Vietata la vendita del sushi per la difficoltà di lavorazione e di stoccaggio.
Come e quali prodotti si possono vendere?
Prodotti preincartati: possono essere venduti sfusi o confezionati su richiesta dell’acquirente.
Prodotti preconfezionati: prodotti alimentari confezionati e sigillati in modo tale che il contenuto non possa essere alterato senza aprire o cambiare l’imballaggio.
Le etichettature sono necessarie e/o obbligatorie a secondo del prodotto cucinato.
Quali servizi offre la IAD?
La sezione “Osservatorio” è una sorta di blog dove si trovano le interviste dei soci e le FAQ.
Nel corso degli anni, l’associazione ha instaurato collaborazioni con esperti del settore alimentare domestico in tutta Italia per offrire formazione professionale e consulenze ai soci durante l’attività imprenditoriale. La IAD Italia mette a disposizione una lista di fornitori dove il socio-imprenditore può rifornirsi in grosse quantità con prezzi agevolati.
L’associazione promuove corsi e webinar di marketing e comunicazione, ad esempio su come implementare una corretta strategia di social media marketing. I Social Media rappresentano uno strumento sempre più utilizzato dalle aziende del settore agroalimentare e della ristorazione. Un’efficace gestione dei social consente di interpretare le richieste e le esigenze dei clienti e di cavalcare i nuovi trend. Prima dell’associazione, le nuove imprenditrici comunicavano attraverso un gruppo privato su Facebook, tuttora esistente, e oggi il profilo FB è stato associato al profilo Instagram. Non avendo leggi precise, le imprenditrici si supportano, fanno rete, condividono esperienze e conoscenze attraverso i canali digitali.
Quante IAD ci sono in italia?
Se negli altri paesi, come nei paesi anglosassoni, l’impresa alimentare domestica (Home Food) è un’azienda normalissima; nel nostro Paese, a settembre 2022, si registravano circa 300 IAD.
La pandemia e il remote working hanno dato una forte spinta all’Home Food. Nonostante l’Italia abbia una cultura culinaria e lo spirito imprenditoriale, prima del Covid la IAD non era tanto conosciuta. Forse tuttora, si pensa che l’attività possa togliere “visibilità” al settore Ho.re.ca.
La pandemia ha dato modo di riflettere a molte persone che hanno avuto il coraggio di lasciare il lavoro e seguire la passione per il cibo, arricchita con corsi e formazione. Nel novembre 2022, fece scalpore la notizia di una giovane ragazza pugliese che aveva avviato la propria pasticceria homemade presso la propria abitazione. Abitanti e aziende locali commissionavano prodotti dolciari alla giovane Ilaria e ritiravano il prodotto direttamente in negozio azzerando la carbon footprint del prodotto. Ilaria lanciò il suo laboratorio alimentare domestico a Santo Spirito, quartiere di Bari. Little Lab era specializzata in pasticceria pugliese ma preparava anche pietanze salate.
Perché “era”?
A inizio marzo Ilaria ha chiuso i battenti per le troppe spese e restrizioni ma, come è trapelato nei social, non si è abbattuta e prima o poi la sua passione troverà la giusta dimensione.
Le nostre IAD
E adesso “giriamo” il nostro Paese per scoprire le IAD!
Tortamiacasa
Jennifer Cuppone ha trasformato il suo sogno in realtà con Tortamiacasa. Come racconta nella sua pagina ufficiale, fin da piccola, Jennifer era presente nel ristorante dei suoi genitori e nel mondo del cibo. Per passione lavorava come grafica ma con il tempo era entrata nella monotonia del lavoro fino a quando nel lontano 2013 si accese una lampadina e…realizzò la sua prima torta di design per il figlio.
Qualche anno più tardi scoprì la IAD e nel 2016 decise di aprire il suo laboratorio domestico insieme ad altre sei socie.
Tortamiacasa è un’impresa alimentare domestica (IAD), ovvero un piccolo laboratorio casalingo regolarmente registrato e certificato. Jennifer è entrata nell’associazione anche come consulente e ribadisce il fatto che la IAD è una vera e propria attività imprenditoriale da non sottovalutare e da non confondere con gli hobby. Porta a grandi soddisfazioni ma bisogna rispettare regole ben definite: con il cibo non si può lavorare in “amicizia”, altrimenti si rischia di far star male le persone.
Il sito di Jennifer consente di crearsi la propria area riservata per poter acquistare i prodotti, di partecipare ai suoi corsi compilando un form in una landing e infine di iscriversi alla newsletter per restare sempre aggiornato sul mondo Tortamiacasa.
Imangy Food Lab
Anche Angela Berton, ragazza trevigiana, sta coronando il suo sogno con imangy_foodlab
La passione per la cucina iniziò da piccola quando, ormai stanca della solita torta alle noci di mamma, Angela fece qualche esperimento dall’aspetto non così malvagio.
Fin da piccola, stava in campagna tra galline, orto e vigneti gustandosi le buone e sane merende casalinghe. Dopo una laurea in economia e gestione della tecnologia e dell’innovazione alla Bocconi, trovò lavoro in una società di consulenze a Milano. Nel 2011 lavorava come project manager in un’azienda metalmeccanica a Treviso ma dopo tanti sacrifici non si sentiva realizzata dal punto di vista lavorativo fino a quando le si presentò una domanda: “Ma perché non apri un blog? Sei brava in cucina”.
Un sogno nascosto le ritornò in mente: aprire una pasticceria, fare corsi di cucina e raccontare l’amore per il mangiare bene. Per i due anni successivi, sacrificò il sonno tra blog, nuove ricette, lavoro e bambini. Iniziò a vendere torte su ordinazione e a luglio 2020, dopo l’iscrizione all’AIFB, seguiva diversi corsi di food photography (con Lisa Fregosi e Manuela Bonci in particolare) e di food blogging con Alba Caponetto.
Quando si rese conto di saper cucinare, fotografare e raccontare i suoi piatti e le sue ricette, ebbe il coraggio di licenziarsi. Nel suo sito potrete trovare ricette stagionali, dolci intriganti ma semplici da fare, trucchetti in cucina e consigli di meal prep, una pratica sempre più diffusa di preparazione dei pasti in anticipo in maniera organizzata e super efficace.
Nel luglio 2021, ha aperto la sua IAD e confeziona dolci, torte e tortine, gastronomia, pasti pronti; realizza servizio catering e da poco tiene corsi di meal prep. Cibo e corsi si possono prenotare compilando un semplice form su google document.
Oggi vive in armonia e finalmente, insieme a suo marito, ha un personal brand che gli permette di guadagnarsi da vivere con la passione per la cucina.
Matteo Campeotto
Da un semplice Rofco a una IAD di proprietà è un attimo!
Finita l’università, Matteo Campeotto lavorava nel mondo degli speciality coffee ma con la pandemia tutto cambiò: lo scarso lavoro e il maggior tempo libero fecero riemergere la sua passione per il pane fatto in casa.
Dopo aver trascorso il primo lockdown in Australia, tornò con la convinzione di voler fare il pane, un pane indie. Dopo aver mandato un’infinità di CV in giro per il nostro paese e per l’Europa, venne assunto dal “Buco”, una bakery di Copenaghen, con uno stage retribuito di 6 mesi. A Copenaghen, ebbe un’illuminazione: decise di ordinare un Rofco e se lo fece spedire in Italia. Il Rofco è l’unico forno (all’epoca) a poter essere usato in casa in quanto monta una presa tedesca e non una presa industriale.
Cosa mancava? Convertire la sua cucina in una IAD.
A febbraio 2022 nasce Mjol, il pane nordico. Il nome dell’azienda non è legato di per sé al pane nordico ma alla sua prima esperienza lavorativa in un forno di Copenaghen. Dopo circa 6 mesi dall’apertura della IAD, Matteo vendeva circa 30 kg di pane al giorno, per 5 giorni alla settimana e riforniva i locali di Treviso. Oggi, Matteo gestisce gli ordini tramite Instagram e Whatsapp.
Il pane di Mjol è un pane preparato con la farina del mulino Terre Vive, un mulino veneto che macina grano italiano, proveniente dal Veneto e dalle regioni confinanti. Il suo impasto base è un tipo 1 con una piccola percentuale di farro spelta e una piccola percentuale di segale. Oltre a questo impasto base, Matteo prepara del pane profumato e aromatizzato secondo l’estro e le spezie stagionali: miele e fieno greco, feta e zucchine, aglio nero. Per il futuro sogna di convertire la sua IAD in una bakery, nel panorama di Treviso.
L’associazione sarda apre le porte alla IAD
Le IAD sarde sono state supportate dall’associazione Sa Mata, l’albero delle idee di Veronica Matta, e dal microcredito del Banco di Sardegna che fornisce liquidità entro 60 giorni per mettere a norma la cucina di casa. Come racconta l’antropologa Veronica Matta, il progetto “Fatu in domo”, all’interno dell’associazione Sa Mata, sostiene i prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), come ad esempio la panada, e le nuove realtà produttive che contribuiscono alla richiesta del marchio Igp per i prodotti alimentari. Dal 2018, “Fatu in Domo” difende la cultura mediterranea e le eccellenze alimentari dell’Isola attraverso microimprese domestiche specializzate nelle produzioni alimentari locali. Il progetto con il marchio “Fatu in domo” fa emergere il sommerso, riduce lo spopolamento e la perdita di tradizioni e costumi della regione e crea una base produttiva identificata e regolamentata con disciplinari che ne garantiscono la qualità.
Vediamo alcuni esempi!
Cum Pà
Nell’estate 2022 è nata Cum Pà, la IAD dedicata al pane sardo.
Dopo aver accumulato esperienze internazionali, Enrico Cirilli è tornato in patria per condividere con la comunità sarda quanto imparato sull’arte della panificazione e ha deciso di proporre il pane a lievito madre e la consegna a domicilio. Ha aperto un micro forno domestico all’interno della sua casa a Badesi, in provincia di Sassari. Il laboratorio domestico si ispira al concetto di condivisione di cui il pane è portatore. Oggi realizza un pane essenziale e salutare e vuole proporre un’alternativa a chi non può mangiare il pane tipico sardo perché allergico al lievito di birra. Il suo pane è fatto con lievito madre e farine bio semi integrali macinate a pietra, di grande formato e di gusti diversi. Enrico impasta a mano, in contenitori di ceramica artigianale sarda prodotti da Walter Usai, chiamati scivedda; la farina è di grano tenero del Mulino Agostini di Montefiore dell’Aso, vicino Ascoli Piceno.
Quella di Cirilli è una visione ambiziosa, proporre un prodotto moderno e innovativo in una terra dalla forte tradizione. La sua produzione non si rivolge solo agli amanti del fatto in casa, ma anche alla ricerca di un prodotto salutare pensato per chi ha intolleranze al glutine o per i diabetici. Enrico vorrebbe un piccolo mulino dove poter macinare la farina fresca e arrivare a coinvolgere gli agricoltori locali per coltivare il grano tenero. Il laboratorio funziona a pieno regime d’estate, mentre in inverno Enrico sostiene corsi in presenza e online, in italiano e inglese, perché vuole appassionare le persone a questo mestiere.
Tiziana Collu
Tiziana Collu ha realizzato più di un sogno: si è messa in proprio e ha seguito la sua passione per dar vita a lorighittas, pirichittus, pardule, amaretti, bianchini ma soprattutto alla sua panada, nella versione mignon. Nasce così la sua microimpresa tra le mura domestiche per sfornare pasta e dolci fatti in casa, sotto il marchio “Fatu in domo”.
Conclusioni
Con prodotti locali, di stagione, di qualità e prodotti sfusi le IAD preparano piatti sicuri e sani, trasmettendo valori come il buon cibo, il ciclo e la stagionalità dei prodotti. Inoltre le IAD incentivano nuova imprenditoria locale e aumentano il Pil e i posti di lavoro. Molti prodotti tipici esistono e fanno parte della tradizione culinaria ma non vengono prodotti perché magari sono lavorazioni che si facevano tradizionalmente in casa oppure tanti micro produttori si ritrovano in una “zona d’ombra” e sono costretti a lavorare in nero, senza dichiarare nulla perché ci sono prodotti tutelati e registrati ma poche produzioni nella pratica. Le IAD possono sostenere le tradizioni e l’identità del proprio territorio.
Riprendendo le parole di Veronica Matta “Quello che mangiamo ci racconta quello che eravamo, quello che siamo e quello che saremo. Tradizione significa riconoscersi nella propria storia”
Senza dimenticare il passato si passa al presente e al futuro attraverso i Social Media.
I Social Media sono uno strumento indispensabile per interpretare le richieste e le esigenze dei clienti e per seguire i trend. Si genera un circolo virtuoso tra l’imprenditrice/tore e il cliente, caratterizzato dallo scambio continuo di informazioni e feedback, in grado di rinnovare continuamente l’offerta del cibo. Il consumatore è sempre più attento alla sostenibilità alimentare e quindi cerca un prodotto tracciato e che abbia “viaggiato” poco. Nella sostenibilità alimentare “Fare economia” non significa comprare prodotti economici al supermercato, di scarsa qualità e dalla provenienza misteriosa; “fare economia” significa prediligere materie prime locali e di qualità e che consentano, in questo caso alle IAD, di preparare pasti di qualità da condividere con amici e parenti e di limitare gli sprechi di cibo rispettando l’ambiente, il nostro Pianeta e la salute di tutti.