
Quattro weekend, nell’ultimo anno, due dalla Romania e due in treno dall’Italia. Eppure, prima di scrivere questa terza tappa alla ricerca del city e place branding, non mi era ancora chiara la vera immagine di Budapest.
Poi, ho capito e, con questo titolo, chiarito: ci sono più facce della stessa città e, anche volendo riassumere, almeno due devono essere riconosciute. La prima, Buda, con le sue vedute è per sognare, la seconda, Pest, è da vivere, ora.
In tasca c’è ancora qualche fiorino per il biglietto: fai un salto in tram e andiamo a scoprirla.
Il primo arrivo è stato in un autunno da maniche corte di un anno fa, con una monovolume scassata noleggiata in Erasmus a Timisoara, poco più a sud, in Romania, e George Ezra in loop, ovviamente con la sua Budapest.
Sembra una situazione spensierata, ma lo era poco: il lunotto non andava e perciò né velocità né quantità di carburante ci era dato sapere.
È stato proprio questo primo approccio e arrivo in città che ci ha immersi nel suo cuore pulsante, Pest: a volte bisogna infatti prendere quello che si ha e renderlo un’avventura o, nel caso di questa città, la propria identità.
Il quartiere ebraico è il centro nevralgico, dove una rivalutazione ha riqualificato molti edifici. Si è evitata così una ristrutturazione che avrebbe potuto cancellare il passato, per prediligerne una che lo collezionasse: i ruin pub.
Sono dei centri, dei musei, delle istituzioni, dove tra birra, prodotti locali di agricoltura o artigianato, si colleziona e supporta la scena locale produttiva, creativa e non solo.
Da qui, potremmo passare all’Instant per raccontarti delle varie sale musicali quasi labirintiche dopo aver consegnato la giacca ad una cassiera un po’ brusca o al Ellátó Kert & Taqueria in cui entri attraversando una tendina che ricorda un macello, ma sono anche un po’ classico, e due parole sul Szimpla Kert le devo fare.
Antica fabbrica di stufe, ha perso la sua funzione produttiva, ma non la sua efficacia: scalda ancora oggi la città, con le persone.
Szimpla Kert: stop the moment and take it
Se i muri talvolta possono essere considerati come dei limiti, qui sono invece dei contenitori: segni, scritte, parole e fotografie. Contengono e supportano, questi muri sono portanti perché reggono la struttura, ma soprattutto perché, in un certo senso, tengono in piedi la comunità del Szimpla.
Questa community è formata dai suoi collaboratori e frequentatori della notte, certo, ma anche da un gruppo diurno che non ti aspetteresti.
Dimentichiamo per un attimo le birrette della sera e ritroviamoci la domenica mattina. Qui, dalle 9.00 inizia un brunch, il Sunday Farmer’s Breakfast!
Vasárnapi háztáji reggeli: la colazione della domenica a casa, loro
Szimpla lo dichiara nel suo stesso sito: per essere accogliente e attraente, bisogna aggiornarsi e servire sempre alta qualità, talvolta rinnovando il concetto stesso di un locale.
Ed ecco questa creazione, che trasforma il Szimpla in una piazza, dove al piano terra agricoltori e artigiani promuovono e diffondono i loro prodotti, che al primo piano, vengono invece cucinati dallo staff per trasformarli nelle pietanze del brunch.
Brunch da paura, ma è pur vero che il cibo magiaro un po’ pesantino lo è. Può aiutare allora una passeggiata sul lungo fiume e se il sole autunnale ti scalda sali in direzione Chain Bridge e poi Parlamento, a piedi, altrimenti, se il tempo non è clemente, i finestrini del tram n.2 ti regaleranno una vista e un ricordo piacevoli.
Il weekend sta finendo, ma se ti è rimasto ancora tempo, concediti un po’ di relax risalendo al District 13, parallelo all’isola Margherita, con ottimi esempi di architettura Bauhaus. La città è infatti divisa in 23 distretti, che dal District 1 nel centro di Buda si allargano a spirale.
Se invece stai cercando i bagni termali della Regina del Danubio, famosi sono i Gellert Thermal Bath a sud della città, ma trovandoci più a nord dopo la camminata, consiglierei di proseguire in direzione Piazza degli Eroi, dove i Szechenyi Bath sono nel parco lì dietro.
Il rapporto di Budapest con l’acqua è forte e l’attuale logo della città, che unifica capitale e turismo creando un unico brand, è infatti un cuore sinuoso dove l’azzurro predomina.
E dopo questa storia, il tuo cuore dov’è? Il mio, nel District 5.