
Da qualche tempo a questa parte i VIP sono diventati sempre più paparazzi di loro stessi. I loro selfie pubblicati sui social hanno raggiunto le prime pagine dei tabloid, ma siamo sicuri ci raccontino la verità?
Pochi sanno che il termine paparazzo è stato coniato da Federico Fellini nel film “La dolce vita”; ancora meno ne conoscono l’etimologia: l’unione delle parole pappatacio e ragazzo. Così, i “ragazzi zanzara” sono i supereroi dei nostri giorni, più poveri di Iron Man, più fastidiosi dei pop-up, ma disposti a tutto pur di far emergere una verità che va oltre ai canoni del giornalismo, ruota intorno le vite dei personaggi famosi riempiendo le pagine della cronaca rosa, con i tabloid disposti a spendere fior fior di quattrini per pubblicare le loro foto “rubate”.
Ossessionati dalla loro stessa mission, in tutti questi anni sono diventati protagonisti di tragedie, come l’incidente di Lady D, e soggetti per i film comici di Boldi e De Sica. Il tutto ha contribuito a rendere il lavoro del paparazzo uno status quo.
Ma nulla è destinato a restare così com’è:
Già con l’avvento di internet, le testate rosa, come d’altronde tutta la stampa hanno dovuto adeguarsi alla novità, ma la più grande rivoluzione nel modo di fare gossip è avvenuta grazie ai nuovi media: prima di Facebook, Instagram e Snapchat, tutte le foto, news o indiscrezioni riguardanti la cronaca rosa provenivano da agenzie specializzate, mentre ora una grandissima parte del materiale è prodotto direttamente dai vip e postato sui social, da dove vengono prese ed utilizzate nei siti, nelle riviste e nei programmi televisivi.
Per averne prova basta vedere come il video dei festeggiamenti per il compleanno del calciatore dell’Atalanta Marco Borriello sia stato trasmesso da Italia Uno o da come sulle riviste vengano spiattellati nelle prime pagine i selfie della sempreverde Madonna o della prorompente Belén.
Si tratta di un nuovo modo di fare gossip, dove i diretti interessati sfruttano la loro celebrità per restare sulla bocca di tutti bypassando i paparazzi. Così facendo riescono a veicolare solo quello che vogliono noi sappiamo di loro, che non sempre coincide con la realtà. In altre parole la situazione si potrebbe paragonare a quella di un regime, dove la fonte controlla direttamente l’informazione.