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Donare non è mai stato così facile: la start-up che porta la solidarietà nei supermercati

da 19 Febbraio 2021Nessun commento
Share Startup

53 centesimi per un’acqua minerale et voilà, una donazione viene effettuata a favore di paesi dove povertà e scarsità di risorse sono all’ordine del giorno. Questo viene definito “1+1 Prinzip”, secondo cui all’acquisto di un prodotto corrisponde la donazione di un prodotto uguale o dell’importo corrispondente.

È il principio alla base del modello di business etico e sostenibile messo in campo dalla start-up Share, attiva da marzo 2018 nel settore dei beni di largo consumo in Germania.

Sharing is Caring

I numeri pubblicati dalle Nazioni Unite parlano chiaro: 820 milioni di persone al mondo non hanno mangiato a sufficienza nel 2020, 811 milioni l’anno precedente. Così aumenta la cifra di chi soffre la fame per quattro anni consecutivi. Il cambiamento climatico è una delle maggiori cause dietro a questa triste realtà, e l’emergenza di Covid-19 non ha fatto altro che peggiorare la situazione. “Perché sul nostro pianeta ancora così tante persone devono soffrire di fame, sete e malattie infettive dovute alla scarsità d’igiene?” Questa è la domanda centrale secondo Sebastian Stricker, fondatore e CEO di Share.

Infatti la start-up berlinese si pone come obiettivo primario quello di rendere migliore la vita di milioni di persone che sono afflitte quotidianamente da questi problemi. Come?

“Share” letteralmente vuol dire “condividere, condivisione”, ed è proprio questo il principio alla base dell’iniziativa. Ogni consumatore, attraverso una semplice scelta di acquisto, ha il potere di condividere quello che compra con chi ne ha bisogno, perché a ogni acquisto corrisponde una donazione. “Vogliamo dare al consumatore la possibilità di donare senza dover usare uno smartphone o una carta di credito, ma semplicemente comprando determinati prodotti al supermercato”, spiega Sebastian.

La start-up ha iniziato il suo percorso con la commercializzazione di acqua imbottigliata, barrette di cereali e prodotti per l’igiene, ma dopo meno di due anni dal lancio sul mercato ha esteso il suo portafoglio a nuove categorie come pasta e cioccolata, ma anche al “non-food”, attraverso la vendita di vestiti e altri accessori.

Trasparenza e sostenibilità prima di tutto

Il punto cardine su cui fa leva Share è la trasparenza: su ogni prodotto è presente un QR code che permette di tracciare in tempo reale dove confluiscono gli aiuti, fornendo informazioni dettagliate sull’area geografica, tipo di progetto, pasti somministrati, infrastrutture costruite, persone aiutate e progressi in corso. Inoltre, vengono illustrate con chiarezza le cooperazioni con partner esterni che collaborano con Share nell’implementazione dei progetti, tra questi rientrano Save the children, World Food Programme, Caritas e altre organizzazioni tedesche.

share company qr code

Un altro aspetto prioritario per Share è la sostenibilità, messa in pratica attraverso diverse modalità. Infatti non solo i prodotti venduti contribuiscono all’aiuto del prossimo, ma provengono anche da una supply chain responsabile. Alcuni esempi sono l’acqua imbottigliata con plastica 100% riciclata, cioccolata fatta con cacao fair-trade, pasta di grano biologico, il non utilizzo di olio di palma e di test su animali.

È naturale pensare che per garantire le donazioni e la produzione sostenibile servano margini abbondanti, quindi un prezzo vendita al pubblico altamente superiore rispetto a prodotti alternativi. Effettivamente i prodotti Share si posizionano a un prezzo premium, ma non esorbitante. Per fare un esempio concreto, su una categoria come l’acqua imbottigliata il posizionamento è comparabile a Evian, marca premium controllata da Danone. “Abbiamo certamente un prezzo più alto rispetto alla media della categoria, ma del tutto accessibile per il consumatore, grazie a una supply chain agile, relazione cooperativa con i distributori e, soprattutto, spese di marketing largamente inferiori alla media del settore”, spiega il fondatore.

 

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Una strategia adottata per un impatto concreto

“Non abbiamo i soldi per pagarci la pubblicità in televisione”, continua Sebastian, mentre spiega la strategia marketing di Share. Le leve chiave applicate dalla start-up sono influencer, opinion leader, cooperazioni con partner media (ad esempio con l’emittente televisiva tedesca ProSieben), ma soprattutto, per utilizzare le parole del CEO: “l’incremento costante dei touchpoint”. Quest’ultimo fattore ha l’obiettivo di aumentare la penetrazione del mercato attraverso visibilità e trial. Come? La presenza sugli scaffali del principale retailer del paese (Rewe) garantisce una copertura significativa del mercato e una visibilità elevata.

Inoltre, la partnership con Deutsche Bahn, la rete ferroviaria Tedesca, dove Share è partner esclusivo per la vendita di acqua in bottiglia, permette a Share di raggiungere quotidianamente migliaia di nuovi consumatori. Sebastian confessa che “Senza la partnership con Rewe e altri
partner tra cui DM (drugstores), Deutsche Bahn e Eurowings, noi oggi non saremmo qui”.

Dopo soli due anni di lavoro la risposta del mercato sembra molto promettente. Share sta registrando una crescita media tra il 50% e il 100% a seconda della categoria, e le donazioni hanno già avuto un impatto concreto su più di un milione di persone. “Abbiamo intenzione d’incrementare la presenza in Germania e internazionalizzarci, ora siamo entrati in Austria ma l’ambizione è quella di diventare un player globale, per avere un impatto su larga scala”, continua Sebastian.

Share ha tutte le carte in regola per diventare un case study di successo nel settore dei beni di largo consumo. È opportuno per tutti gli operatori del campo prendere spunto e sviluppare strategie di Corporate Social Responsability che rispondano a obiettivi concreti e comunicati in modo trasparente al consumatore, che risulta sempre più sensibile a queste tematiche.

“Il nostro obiettivo è quello di creare la compagnia di beni di largo consumo del futuro, dimostrando che mettere al centro del modello di business la purpose di rendere il mondo un posto migliore è possibile”, conclude Sebastian.

Elia Rossi

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